Blog di Paolo Hutter,
24/5/11
I No Tav resistono al primo tentativo di iniziare il
cantiere per il tunnel cosiddetto geognostico e di servizio de La Maddalena.
Mentre scrivo questo primo commento risulta che non ci sono feriti e che l’autostrada,
quando le forze dell’ordine hanno deciso di riaprirla, è tornata rapidamente
percorribile. Questi due elementi ridimensionano la quantità e pericolosità
delle pietre lanciate verso l’autostrada, rispetto al comunicato della
Questura.
Ma
il problema che sta di nuovo irrompendo nell’informazione nazionale torna ad
essere quello della Tav Torino-Lione, ovvero della seconda
linea ferroviaria che le Ferrovie e il Governo vogliono costruire, dopo la
pausa imposta dal movimento di massa nel 2005. Nel frattempo, per gli addetti
ai lavori sono cambiati molti dettagli, ma nella sostanza, nell’economia e nel
senso del progetto non è cambiato nulla. Si tratta sempre di una opera
faraonica e gigantesca, che prevede per la prima volta in Italia la
realizzazione di un secondo megatunnel ferroviario accanto a quello esistente e
funzionante. Un’opera che costa più del Ponte sullo Stretto
per necessità di traffico molto minori ma che è sostenuta da una lobby di
interessi locali più rispettabile – o meno sput…ata – di quelle di Messina e
Reggio…
Il
motivo fondamentale per cui la Confindustria torinese , il Pd governante
Torino e Provincia, il Pdl maggioritario nella giunta regionale Cota sostengono
ancora a spada tratta la Tav Torino-Lione è molto semplice, anche se poco se ne
è scritto al di fuori del circuito No Tav. Si tratta di una potenziale
iniezione pluridecennale di denaro pubblico per i costruttori
di opere del genere, e la maggior parte di questi soldi dovrebbe andare a
finire a imprese locali. Più di tutte le altre, questa linea servirebbe solo a
chi la costruisce. Non ci sono altri motivi veri,il traffico delle merci è in
calo in generale e in particolare lo è alla frontiera alpina con la Francia. Da
Torino a Lione nessuno ha bisogno di andare più veloce di come ci va ora, le
priorità nel trasporto pubblico locale e nazionale sono ben altre e l’aria
padana non è inquinata dai camion che attraversano il Frejus più di quanto lo
sia dai furgoncini dei mercati rionali di un paio di cittadine.
In
analogia col nucleare, anche a voler prescindere da tutte le questioni
ambientali e paesaggistiche o ambientali e di sicurezza, non c’è nessuna
economicità e nessun rischio d’impresa. Solo denaro pubblico a imprese
private, che potrebbe esser utilizzato per molti altri più utili scopi. In
particolare il tunnel per il quale si vogliono ora aprire i cantieri è l’unico
pezzo per il quale c’è un finanziamento europeo, ma è un tunnel che servirebbe
a qualcosa solo come galleria di sicurezza e di servizio tra decine di
anni, quando venisse realizzato il mega tunnel cosiddetto di base. E’
lo stesso appalto che era già stato assegnato nel 2005 a Venaus al consorzio
delle cooperative “rosse” Cmc. Mentre uscivano le notizie del nuovo tentativo
di aprire i cantieri, usciva la nuova relazione della Corte dei Conti. Per
rispettare i nuovi vincoli europei sul debito occorrerà un intervento “del 3%
all’anno, pari, oggi, a circa 46 miliardi nel caso
dell’Italia” dice la Corte dei Conti. Si tratta di “un aggiustamento
di dimensioni paragonabili a quello realizzato nella prima parte degli anni
Novanta per l’ingresso nella moneta unica”.
Quante scuole e quanti ospedali dovremmo chiudere per
rispettare i capricci della lobby piemontese della Tav Torino-Lione?
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