Mafia, smantellata la cosca Magnis. Arresti anche ad Avigliana e Rivoli

Offerte di protezione in cambio del pizzo e videopoker truccati

 

di Carlotta Rocci da Luna Nuova del 17/12/10 – pag. 9

 

Avigliana - Non si è piegato al ricat­to della 'ndrangheta, il titolare dell'Havana, la discoteca di S.Ambrogio, finito con tanti altri esercenti di locali pubblici nel mirino della cosca Magnis che offriva protezione in cambio del pagamento del pizzo. Gli avevano chiesto 400 euro al mese, ma lui si è rifiutato di pagare. Il clan di origine palermitana, trapiantato in Piemonte cercava di controllare gestori di esercizi pubblici e imprenditori edili.

 

Dal 2007, per esempio, i titolari della Edilpala di Alpignano si erano visti ri­chiedere dall'organizzazione criminale 30mila euro per «Non avere problemi e poter lavorare tranquilli». Al centro dell'attività criminale della famiglia, intorno a cui ruotano anche altri personaggi della malavita nostrana, non solo le estorsioni ma anche il racket dei videopoker. Questo era infatti, l'altro metodo per ottenere protezione: istallare una delle macchinette illegali fornite dall'organizzazione criminale che poi ne riscuoteva regolarmente i proventi.

 

A fornire i videopoker truccati un im­prenditore rivolese, Michele Rubino, 51 anni, titolare della R&M games, uno dei collaboratori del clan esterno alla fami­glia, insieme ad Alfio Siracusa, 36 anni di Avigliana, detto Ciccio. Era uno dei gregari della famiglia, e si occupava della riscossione del pizzo. Per chi si rifiutava di pagare infatti, nella maggior parte dei casi arrivavano botte e minacce. Così la 'ndran­gheta ha allungato in questi anni i suoi tentacoli sulla provincia di Torino seguendo la storia di una famiglia, i Magnis, che per lungo tempo hanno avuto il controllo di buona parte della regione.

 

E' la storia di un'intera famiglia di origine palermitana e legata ai clan dei Lo Piccolo, un'organizzazione criminale a conduzione familiare che aveva coinvolto anche altre persone. Dodici in tutto gli arresti che hanno messo fine all'inchiesta della compagnia dei carabinieri di Chivasso, iniziata il 18 marzo del 2009: dieci sono i membri della cosca Magnis, due i loro avversari. Tutto era partito da un attentato. Una bomba a mano esplosa a Settimo Torinese sotto la Fiat Stilo di Soccorsa R. la fidanzata di Alessandro Magnis. Insieme a quello di Alessandro nelle 228 pagine di ordinanza firmate dal Gip Sandra Recchione c'è il nome dei suoi quattro fratelli: Ottavio, 39 anni, Roberto di 40, Salvatore e Francesco, rispettivamente di 55 e 51.

 

Sono loro la cosca dei Magnis che dal '94 ad oggi ha firmato tante pagine nere nella cronaca Torinese. Uno strapotere che era andato deteriorandosi negli anni, di pari passo con i rapporti con i calabresi ed altre famiglie mafiose. Questo scenario di coppola e lupara è emerso dalle intercettazioni telefoniche ambientali condotte dal comando provinciale dei carabinieri, ma c'è molto altro dietro alla routine delle estorsioni.

 

C'è una storia di faide e clan opposti come quella dei Magnis, affiliata ai Lo Piccolo, e quella che invece faceva riferimento alla cosca Pelle-Gambazza di San Luca. Loro sono Ignazio Turiaco e Gaetano Greco, quest'ultimo arrestato nel corso dell'operazione, insieme a Ruberto Antonio, detto Tony, entrambi ritenuti responsabili di estorsione ai danni di un imprenditore di Settimo. Greco, giocatore di videopoker, aveva contratto con Alessandro Magnis un debito di 1700 euro ma quando quest'ultimo era andato a riscuotere era stato aggredito dagli uomini di Greco che lo avevano spedito all'ospedale. Uno sgarbo che i Magnis non avevano perdonato dal momento che sempre lui era sospettato di essere il mandante e l'autore dell'agguato al fratello di Alessandro, Francesco Magnis nell'ottobre del 2009, quando l'uomo si salvò da una raffica di proiettili perché indossava il casco da moto. Solo l'intervento degli investigatori ha sventato il duplice omicidio organizzato dai Magnis per vendetta.

 

L'uccisione di Gaetano Greco era prevista per il 23 settembre 2009. Quella sera Alessandro Magnis fu fermato in un posto di blocco a Settimo e fu trovato con una pistola calibro 38 pronta a sparare. Dopo l'attentato a Francesco, i Magnis piani­ficano l'omicidio di Ignazio Turiaco, che pensavano fos­se coinvolto nell'agguato verso il fratello e nell'atten­tato intimidatorio di marzo. Dovettero fermarsi quando i carabinieri scoprirono il deposito di armi a Settimo, arrestando Roberto Magnis, che ne era il custode.

 

Ora Greco è accusato del tentato omicidio di France­sco Magnis, accusato a sua volta del tentato omicidio di Ruggero Danese, 56 anni, legato alle cosche calabresi, avvenuto con tre colpi di arma da fuoco sparati il 31 marzo di quest'anno davanti alla sua abitazione nel quartiere Mirafiori a Torino.

 

Gli altri membri della famiglia e i loro collaboratori devono rispondere di associazione di tipo mafioso insie­me ad una miriade di accuse specifiche legate a singoli episodi.