n° 11: NOTIZIE NO-TAV TORINO (17 Luglio 2005)
(apri questo documento in formato pdf)
TAV
Torino-Lione: NON SIAMO ALLA RESA DEI CONTI!
I sondaggi preliminari hanno senza
dubbio un valore simbolico: sono il primo momento di confronto diretto, sul
territorio, tra promotori ed oppositori del TAV; il concreto avvio della
costruzione della linea richiederebbe però ancora alcuni anni, durante i quali
il confronto avrà certo modo di continuare, in assenza di danni irreversibili[1],
facendo pesare le contrapposte motivazioni e determinazioni.
I cittadini e gli amministratori
della valle di Susa sanno bene di dover traguardare caparbiamente la loro
resistenza a questi tempi lunghi; dovrebbero averne coscienza anche quei
politici ed imprenditori che invece covano una malcelata voglia di regolare i
conti subito, di ricacciare in casa “manu militari” la popolazione che protesta
ed intralcia il business.
Attraverso interviste e
dichiarazioni lorsignori fanno di tutto per creare nell’opinione pubblica un
clima da “ultima spiaggia” in cui sembra che la parola debba necessariamente
passare alle azioni muscolari sul territorio: forse sperano che la tensione
faccia scattare anche sul versante opposto l’illusoria trappola di una prova di
forza capace di risolvere presto e per sempre il problema di una valle che non
ci sta.
Fortunatamente, invece, nel campo
dell’opposizione al TAV la fermezza dei Sindaci e dei Comitati popolari è
accompagnata da iniziative finalizzate a tenere vivo il piano della
discussione: si tenta di riaprire sui giornali un dibattito serio e documentato
sull’utilità dell’opera; si punta ad ampliare il confronto anche con il
coinvolgimento dei Parlamentari europei.
IL PUNTO DELLA SITUAZIONE[2]
I presìdi nei 3 siti destinati ai
sondaggi (Borgone, Bruzolo, Venaus) sono attivi ormai da quasi un mese; di sera
e nei fine settimana diventano sede di momenti conviviali, di concerti o
presentazione di libri, di preghiere inter-religiose, di riunioni organizzative
rivelando di continuo la natura trasversale ed autenticamente popolare della
partecipazione (anche il tradizionale campeggio estivo NO-TAV quest’anno si
tiene a Venaus dal 19 al 24 Luglio).
Perdurando il silenzio del Governo
sulla richiesta di moratoria, ai primi di Luglio la presidente regionale Bresso
sollecita la Commissione Inter-Governativa per la Torino-Lione ad assumere
l’iniziativa. Probabilmente in virtù del buon rapporto col presidente della
CIG, Rainer Masera, creatosi quando lei era Presidente della Provincia di
Torino e lui della Banca S.Paolo, Bresso ottiene la convocazione a Roma di una
delegazione degli amministratori valsusini con l’obiettivo di trovare una
mediazione tra le parti in grado di risolvere lo stallo formale determinato
dalla mancata risposta di Lunardi.
L’incontro nella capitale ha luogo
il giorno 11 e coinvolge anche un funzionario del Ministero delle
infrastrutture, il Prefetto di Torino, la Regione e la Provincia con presidenti
ed assessori ai trasporti. Agli amministratori locali la CIG
chiede di lasciar partire i sondaggi il 22 Luglio (per rispettare i tempi
concordati con la UE), concedendo un breve rinvio solo per Venaus: a questa
condizione viene data la disponibilità a convocare il richiesto tavolo di
confronto tra le parti, ad inserire 2 rappresentanti dei sindaci nella stessa
CIG per monitorare l'esito dei sondaggi e proporne eventualmente altri a tutela
della popolazione, a convocare "gli Stati Generali
sull'attraversamento delle Alpi" (convegno richiesto dai sindaci in
Consiglio regionale il 21 Giugno). E’ immediatamente evidente, come
d’altra parte il presidente provinciale Saitta si incarica di esplicitare, “che
si tratta di ipotesi tutte comprese all’interno della scelta imprescindibile
che il TAV si debba fare”; proprio in ragione di questa pregiudiziale, il
giorno dopo, la Conferenza dei Sindaci di valle risponde agli interlocutori con
un documento[3] che dice in
pratica: “Apprezziamo l’impegno di ricercare proposte risolutive;
siamo pronti a sederci al tavolo di confronto, ma
solo se non partono i carotaggi; senza
moratoria continueremo i nostri presidi”.
La fermezza dei Sindaci viene
presentata come ostinazione irragionevole dai media e condannata come
irresponsabile da politici ed imprenditori: tutti predicono problemi di ordine
pubblico, lasciando intendere che il riavvio dei sondaggi “del primo lotto” (e
dunque estesi forse anche a Chianocco) diventerà un momento cruciale di scontro
sul territorio della valle.
E’ chiaro che in ogni caso
l’unità, la natura popolare, pacifica e non-violenta dell’opposizione al TAV in
Val Susa saranno in campo per scongiurare l’avverarsi di questi “sinistri
presagi”
I POLITICI HANNO FRETTA ED EVOCANO
RIPETUTAMENTE UN CLIMA DI VIOLENZA
Al documento della Conferenza
Mercedes Bresso reagisce affermando (intervista a La Stampa, 13/7/05): “Quello che potevo fare l'ho fatto, la mia possibilità di
intervento e mediazione si è esaurita ieri, credo anche con buoni risultati. Le
aperture del governo sono state consistenti, i sindaci hanno scelto di non
concedere nulla. La scelta di andare al muro contro muro è grave. Ora non ci
resta che vedere quel che il governo e la Cig vorranno fare”. E ancora: “Che
faranno adesso i sindaci? Certo possono stare in prima fila con le fasce
tricolori. Fino a quando? Quella in atto sembra essere una sfida nei confronti
del governo che è sotto osservazione da parte dell’Unione. Io non so che cosa
farà l’esecutivo per far partire i sondaggi. Mi auguro che venga scelta una
strada che non preveda un intervento violento. Posso solo augurarmi che venga
scelta la strada del contenimento e che le eventuali decisioni di intervenire
vengano prese con intelligenza e flessibilità”.
La
Presidente si guadagna l’apprezzamento del capogruppo di Forza Italia, Enzo
Ghigo: “Speriamo che sia finito l’atteggiamento ondivago di Bresso.
Condividiamo la decisione di procedere coi sondaggi. Mi auguro che non
succedano problemi di ordine pubblico. Noi abbiamo trattato con i sindaci, ma
era evidente il loro intento dilatorio”.
In
parallelo continua la speciale missione pro-TAV dei DS. Il consigliere
regionale (e segretario provinciale torinese del partito) Rocco Larizza
preventivamente dichiarava (Repubblica, 7/7/05): “Il
partito ha espresso una posizione chiara da più di un anno: quell´opera è
strategica. Ci sono le comprensibili preoccupazioni di chi vive in Val di Susa.
Il dialogo è necessario, partendo da un punto preciso: si deve discutere
soltanto su ‘come´ realizzare l´opera. Questo intervento non può più essere
messo in discussione. Basta tergiversare, si deve stringere. Chi in Val di Susa
ha voglia di discutere si distingua da chi dice soltanto no. Il governo, le
istituzioni locali devono individuare un percorso per concordare le garanzie da
offrire per limitare l´impatto ambientale dell´opera. In questo modo si fa
fronte ad un altro timore. Che si possano infiltrare nel movimento elementi
poco attenti alla legalità”
In questi giorni in cui
regolarmente si occupano della Torino-Lione, i media non lesinano certo il loro
sbrigativo contributo ad alimentare un clima di tensione: nel TG3 Piemonte
Gianfranco Bianco parla di “presìdi dei no-global”; Repubblica titola “Nella
valle che conosce solo il no”; nella didascalia di una foto su La Stampa si
legge “Partecipanti ad una recente manifestazione contro il TAV; presto
potrebbero tornare in assetto di guerra”
GLI IMPRENDITORI SANNO ESSERE
PERFINO PIU’ DRASTICI
Alberto
Tazzetti, presidente dell’Unione Industriale di Torino, e Luigi Rossi di
Montelera, presidente di Confindustria Piemonte (su La Stampa del 14/7/05)
tuonano: “La decisione dei sindaci della Valle di Susa e dei rappresentanti
delle Comunità montane di rifiutare le proposte avanzate dal governo è un fatto
molto grave: si tratta di un gesto poco responsabile che alimenta le tensioni
esistenti. Una posizione che comporta un grave pregiudizio
dell’interesse collettivo. Il governo non deve temere d’intervenire con
fermezza, senza lasciarsi condizionare in alcun modo”
Su questo
tono i due avevano già indirizzato al Prefetto di Torino ed al Ministro
dell’interno un appello[4] ad intervenire, apparso sui giornali (La Stampa 11/7/05) in
uno spazio acquistato dall’Unione Industriale torinese.
DAL VERSANTE OPPOSTO SI CERCA UN
DIALOGO VERO
A dispetto del clima artefatto
prosegue il tentativo di chi, non accettando l’idea di una soluzione affidata
alla legge del più forte, vorrebbe che si potesse invece instaurare tra
favorevoli e contrari un confronto dialettico onesto, analitico e documentato
sulle ragioni economiche e trasportistiche dell’infrastruttura ipotizzata. Il
canale di dialogo che al momento risulta utilizzabile a tale scopo, e
parzialmente funzionante, passa attraverso le lettere dell’una e dell’altra
parte ai quotidiani dotati di una redazione torinese.
In questo ambito un testo di
invito alla discussione particolarmente significativo[5]
è inviato (Repubblica, 10/7/05) da Roberto della Seta, presidente nazionale di
Legambiente che conclude: “Il movimento della Val di Susa, così forte,
radicato e trasversale, rappresenta una grande opportunità da cogliere, a cui
non si può rispondere con il ‘principio di precauzione’: da questa valle emerge
forte la necessità di un ripensamento delle vere priorità del sistema-Paese per
quanto riguarda le infrastrutture e la logistica ferroviaria, rispetto alle
quali la TAV oggi appare sempre più chiaramente come una risposta semplificatrice,
intempestiva e inadeguata. Ben venga dunque la moratoria sui cantieri, come
momento in cui convocare, a bocce ferme, gli ‘Stati Generali’ dei valichi e
ragionare sull’attraversamento delle Alpi in termini davvero strategici e
transfrontalieri”.
I promotori del TAV, però,
continuano a rispondere utilizzando quasi esclusivamente gli slogan del
marketing promozionale, senza entrare realmente nei contenuti delle
contestazioni mosse sul terreno economico-finanziario e della domanda di
trasporto. Questo fatto indispone tutti i valsusini (e non) che hanno dedicato
tempo e fatica a studiare seriamente il problema ed ingenera uno stato d’animo
che è ben espresso nella lettera[6]
di Giovanni Vighetti (Luna Nuova, 15/7/05): “Signor Montelera (pres.
Confindustria Piemonte -ndr-), uno sforzo: entriamo nel merito della
questione o entrarci dimostra che quest’opera non è necessaria? … Perché Signor
Montelera non parla di questi dati? Straparla solo di populismo (nostro). A
questo livello, così volgare, potremmo liquidarvi con il termine di affarismo
(vostro). Ma ostinati cerchiamo il confronto. … Non siamo e non saremo un
problema di ordine pubblico. … Il tono della lettera è duro, eppure sono
un mite; ma Lei deve capire che non può permettersi di straparlare e, soprattutto,
provocare la nostra Comunità”.
Insiste a voler suscitare un
dibattito analitico anche il gruppo di docenti universitari ed esponenti della
cultura che si riconosce nel Laboratorio torinese per la Democrazia: ad
una prima lettera a La Stampa fa ora seguito una replica all’assessore
regionale ai trasporti (Repubblica 17/7/05)[7]
firmata da Roberto Burlando, Enrico Camanni, Claudio Cancelli, Luca Mercalli,
Marco Revelli, Giuseppe Sergi e Angelo Tartaglia. Nel testo si pongono precise
domande su questioni dirimenti: “Un limite che ci pare persista nelle citate
prese di posizione sta nel proporre affermazioni molto nette senza portare dati
a riprova. Una di queste affermazioni ricorrente riguarda l’isolamento di
Torino e del Piemonte. Esistono dati che mostrino che le difficoltà economiche
passate e recenti della nostra regione siano dovute alla, o aggravate dalla,
difficoltà a far affluire e defluire persone e merci? Noi non ne conosciamo, ma
se qualcuno volesse fornirli ci piacerebbe analizzarli con quello spirito
critico che è il sale della ricerca”. E ancora: “Per spostare le merci
su ferrovia occorre che ciò avvenga all’origine del viaggio e per ottenerlo
l’Europa (e ovviamente i singoli paesi) deve intervenire penalizzando
economicamente il trasporto merci di lunga percorrenza su strada. C’è traccia
di una simile politica europea? … Ha la Regione le competenze e l’intenzione di
vietare il transito dei TIR attraverso i valichi? A carico di chi si porrebbero
i costi aggiuntivi?”
Oltre al dialogo epistolare
attraverso i quotidiani, l’ostinata ricerca del confronto registra anche
un’iniziativa politica dei Consiglieri regionali di PRC, PdCI e Verdi: la
convocazione del tavolo trasporti e dei Parlamentari europei dell’Unione[8]
così motivata: “la situazione che si è venuta a determinare rischia di
rompere definitivamente il canale di dialogo esistente tra istituzioni di vario
livello e popolazioni locali. Noi pensiamo che tale dialogo vada invece
tenacemente salvaguardato, in modo da dare la possibilità a tutti gli attori di
continuare un confronto approfondito nel merito delle criticità relative al
progetto TAV – TAC”
Si tratta di un tentativo quanto
mai opportuno di allargare la schiera degli interlocutori, che potrebbe
risultare particolarmente utile proprio nel momento in cui troppi vorrebbero
chiudere i valsusini in un angolo.
[1] Farebbe
eccezione il “cunicolo esplorativo” di Venaus sia perché surrettiziamente
trasformato in vera opera accessoria, sia per l’impatto di cantiere e materiali
di risulta (galleria di 7-10 Km dal diametro di 6 m.)
[2] Per
resoconti più estesi sui diversi avvenimenti vedere www.notavtorino.org/riepilogo-pagine-to-lione.htm
[3] Il
documento ufficiale in www.notavtorino.org/documenti/doc-risp-sindaci-cig-13-7-05.htm
[5] L’intera
lettera in www.notavtorino.org/documenti/pres-legamb-repubb-10-7-05.htm
[6] Testo
integrale in www.notavtorino.org/documenti/risposta-a-montelera.htm