Travolti dall’Alta Voracità A cura di Claudio Cancelli, Giuseppe Sergi, Massimo Zucchetti Odradek edizioni - Roma, 2006 pp. 240 prezzo: 16.00 € |
In questo libro non si motiva
l’opposizione al progetto Tav in Val di Susa con argomentazioni “ecologiche”.
Sono presenti anche queste, naturalmente, ma sono soltanto un corollario secondario,
un “di più” in fondo quasi marginale. Qui si ricostruiscono
con dovizia di dettagli sia l’architetttura finanziaria del modello Tav
che la sua assurdità industriale.
Economisti, ingegneri, docenti di impiantistica, analisti degli appalti pubblici,
fanno a gara nel vivisezionare un progetto che affonda le sue ragioni unicamente
nell’insaziabile sete di “guadagno senza rischio” di una serie
circoscritta di aziende con agganci storici nelle alte sfere della politica
e dei ministeri. Fino all’incredibile esempio del ministro delle infrastrutture
Pietro Lunardi, che con la mano pubblica firma i contratti proposti dalla sua
mano privata (la Rocksoil e collegate) e poi, a voce, chiama la forza pubblica
per sgomberare i picchetti che bloccano l’avvio dei lavori.
Ne viene fuori un disvelamento
pieno del “modello Tav” come spreco faraonico di denaro pubblico
per i decenni a venire, per opere che mai potranno avere una proporzionale “profittabilità”
economica e neanche una vera “utilità pubblica”. A cominciare
dalla più grande delle menzogne: nel “modello Tav”, legalizzato
dalla “legge obiettivo”, non concorre un solo euro di investimenti
privati. Tutti i vantaggi sono assicurati ai “general contractors”,
mentre tutti i rischi – la copertura dei costi crescenti e dell’indebitamento
con le banche – è a carico del debito pubblico.
Un modello che ha avuto critici di altissimo livello quasi immediatamente scomparsi
dalla scena pubblica, come l’ex ministro Franco Reviglio (che lo definì
“un motore da fuoriserie montato su una utilitaria”) e il manager
di Stato Mario Schimberni (che usò una metafora analoga: “se uno
ha una cinquecento che non funziona, non può pensare di risolvere il
problema comprandosi una Ferrari”). Un modello avviato dall’ex ministro
craxiano Claudio Signorile, perfezionato da Paolo Cirino Pomicino, portato a
legalità forzosa da Silvio Berlusconi. Ma che non è mai stato
messo in discussione dal centrosinistra, con la lodevole eccezione dell’ex
ministro Claudio Burlando.
Ne viene fuori un quadro in cui l’opposizione dei cittadini della Valsusa non ha nulla del localismo egoistico tipico della “sindrome Nimby” (not in my backyard), ma pone al contrario il problema di come interrompere una spirale di spesa crescente che peserà sulle future amministrazioni dello stato, ma soprattutto sulle generazioni a venire. Un’opposizione, perciò, di altissimo valore civile, che si muove nell’interesse generale del paese, oltre che in quello della comunità territoriale.
Questa è dunque un’opera indispensabile per chiunque voglia capire quali nuove strade percorra la “tangentopoli” del terzo millennio, ma anche la natura profondamente e radicalmente politica – nel senso più alto del termine – di ogni opposizione a questa follia.
Indice
PREMESSA
Saluto di Alex Zanotelli
POSTFAZIONE EDITORIALE
DALLA QUARTA DI COPERTINA
Bene fanno i cittadini
della Val di Susa a difendere il loro “giardino”, per il bene e
la salute di tutti, perché la loro azione non ha nulla di localistico.
Anzi, come si può vedere da queste pagine, cogliendo il «limite
interno» di questa “grande opera” – un investimento
faraonico per un ritorno economico impossibile – permettono a tutto il
paese di ragionare sul carattere «privatistico» di una decisione
folle che impegna la spesa del denaro pubblico.
Bene hanno fatto gli autori di questo libro a denunciare il mostro, dopo averlo
sezionato da valenti periti settori. Confermando il ruolo che vanno assumendo
sempre più spesso gli intellettuali scientifici: quello di chi dice cose
scomode semplicemente esponendo i fatti, perché ciò distrugge
il velo ideologico che maschera robusti e voracissimi, quanto inconfessabili,
interessi economici.
Bene fa, ovviamente, Odradek a pubblicare questo libro. Mettendo ancora una
volta a disposizione di chi si batte per un mondo meno ottuso ed egoistico gli
strumenti informativi per sostenere gli «ideali» (o, più
debolmente ancora, i «desideri») con una robusta iniezione di argomenti
scientificamente fondati.
Male fa, altrettanto ovviamente, l’Unione a non cogliere il dato che sale
dalla protesta popolare e dal mondo scientifico. Rendendo così evidente
che all’interno della coalizione intenzionata a sfrattare Berlusconi sono
insediati, e in posizioni di forza, poteri e interessi contigui a quelli del
governo attuale. Non è una sorpresa, ma è una constatazione che
getta una luce sinistra sul conflitto sociale – e la sua gestione –
nei prossimi anni.