Ai comitati No Tav della Val Susa
Agli amministratori (Sindaci e Presidenti delle Comunità Montane
della Val Susa)
Cari amici,
il Gruppo Abele si affianca, in queste difficili giornate, alle richieste dei
comitati No Tav della Val Susa e degli amministratori: la politica deve
ascoltare le tante voci che hanno motivato la mobilitazione in atto da anni
nella Valle.
Alcuni mesi fa, su Narcomafie (il mensile edito dal Gruppo
Abele) titolavamo “Certi treni è meglio perderli...”. Credo che oggi più che mai
sia importante ribadire questa posizione. Una posizione che, anche per la
politica con la "P" maiuscola, può rappresentare un’occasione per
ripartire.
Per dire questo ci siamo documentati, abbiamo letto le diverse posizioni,
abbiamo ascoltato le tante ”voci” di esperti e non, e alcuni di noi hanno
partecipato alle riunioni e alle manifestazioni promosse nella Valle.
La gente della Val Susa, i Sindaci e i Presidenti delle Comunità
Montane che sono scesi in campo da anni per opporsi al progetto dell’Alta Velocità
l’hanno sempre fatto in modo civile, argomentando l’opposizione al progetto e
proponendo (aiutati e sostenuti da tecnici del settore) altre soluzioni meno
dispendiose e meno dannose per l’ambiente e per la popolazione.
Accanto a voi sono scesi in campo molti esperti (geologici, esperti di
trasporti, economisti, medici). Avete documentato la dannosità dell’opera sul
piano ambientale e i pericoli per la salute degli abitanti. Avete contestato la
destinazione di ingenti risorse per un’opera nuova, invasiva e non risolutiva
dei problemi dei trasporti a scapito del rimodernamento e della funzionalità
della linea ferroviaria esistente.
Per l’opera in questione si ipotizzano 15-20 miliardi di euro,
senza ritorno economico (pagano i cittadini). Denaro che potrebbe essere
utilizzato per interventi molto più importanti e capillari, come le energie
rinnovabili, la sanità, la ricerca scientifica ecc.
E, soprattutto, per ammodernare la linea ferroviaria a doppio
binario, che valica le Alpi dal tunnel del Frejus e che già attraversa la Val
Susa. Una linea sotto utilizzata (37% della capacità) che grazie ad interventi
concreti e fattibili può trasportare buona parte dei TIR che oggi passano
sull’autostrada e sulle strade statali. Perché ciò non avviene già oggi, senza
aspettare un nuovo traforo nelle Alpi? Le simulazioni dei tecnici dicono che il
TAV potrebbe spostare solo l’1% del traffico attuale su gomma… Inoltre le merci
– il vero problema della Valle, a detta di tutti – non hanno bisogno di
viaggiare ad alta velocità: un’ora in meno da Parigi a Torino cosa cambia
rispetto ad oggi quando i container restano poi fermi per giorni nei magazzini
di smistamento?
Domande che restano ancora senza risposte convincenti. Eppure,
alla luce di queste considerazioni il rapporto tra costi economici e ambientali
e benefici ipotetici è fortemente sfavorevole alla Tav. E dovrebbe essere
nell’interesse di chi propone l’opera dimostrare il contrario, argomentando le
ragioni che inducono a scegliere la strada del nuovo traforo e confrontandole
con le altre opzioni in campo.
Fino ad oggi è accaduto esattamente il contrario: il progetto è andato avanti,
senza valutare seriamente le ragioni portate da chi a questa opera si oppone.
Grandi opere: per chi? Investimento sul futuro: di chi? Al
pensiero di altre “grandi opere” non c’è che da inquietarsi: a detta degli
esperti il tunnel sotto la Manica è stato un fallimento colossale - a spese dei
contribuenti - e rispetto a “ grandi opere” di casa nostra, come il “Ponte
sullo Stretto”, è evidente oramai che gli interessi in gioco non sono quelli
della popolazione interessata e nemmeno della nazione…
Il progetto dell’Alta Velocità in Val Susa, come altri,
meriterebbe perlomeno di essere sospeso per rivalutare tutto, con più
attenzione di quanto non sia stato fatto finora: dall’effettiva utilità
dell’opera, ai suoi impatti sull’ambiente e sulla salute degli abitanti della
valle. Un confronto serio e serrato, sul merito delle questioni. Nessuno ha
intenzione di tagliare fuori l’Italia dal sistema della mobilità europea, a
maggior ragione da quella su ferro. E nessuno è così superficiale da voler
perdere finanziamenti per assecondare campanilismi privi di ragione. Bisogna
allora parlarsi, discutere, valutare, ri-valutare. Per farlo serenamente
riconosciamoci, reciprocamente, serietà di intenti e stabiliamo percorsi
trasparenti, di analisi, di confronto e di decisione. Con una indispensabile
premessa: l’immediata sospensione dei lavori.
Di certo, se non ci si ferma, si perde una grande battaglia di
civiltà. Le migliaia di persone che hanno manifestato pacificamente il loro
dissenso, sventolando bandiere bianche NO TAV, accanto a bandiere della pace e
cartelli che dicono “non siamo terroristi” hanno diritto di essere rispettate e
ascoltate. Hanno bisogno, come tutti noi, di una politica che sappia promuovere
davvero la partecipazione dei cittadini, disponibile a riconoscere i propri
errori e a correggerli per tempo.
Mi auguro, per tutti, che questa capacità di riflettere, di ragionare, di
confrontarsi perché si possa prendere la decisione migliore, prevalga sugli
interessi di chi vorrebbe forzare i tempi, per imporre le proprie scelte. La
strada che hanno indicato da sempre le associazioni, i comitati, le
amministrazioni locali della Val Susa è un’altra: è quella del dialogo, del
portare avanti ragionamenti seri e documentati.
Continuate, continuiamo a farlo con la modalità esemplare che ha
contraddistinto la mobilitazione popolare di questi anni: pacifica, argomentata
e capace di elaborare proposte alternative.
Luigi Ciotti
Torino, 9 novembre 2005