Dopo
lunedì 31 ottobre nessuno può più dire “non sapevo”. Il Potere al servizio delle
Grandi opere, che di grande hanno solo i finanziamenti ed i guadagni per le
multinazionali e gli speculatori, ha mandato in campo oltre 1200 uomini: polizia,
carabinieri e guardie di finanza. Tutti per favorire l’inizio della grande rapina
ai danni della Valle di Susa che si chiama TAV.
Ma quello che deve essere chiaro a tutti noi è che in gioco non è solo il futuro di quella valle,
ma quello del sistema trasportistico italiano, perché lì si vogliono investire
quasi 40.000 miliardi delle vecchie lire. Con la prospettiva, se l’opera andasse
in porto regolarmente, di cominciare ad avere rientri economici (tutti da dimostrare)
dalla gestione solo fra 16 anni, tanto è il tempo per costruirla. Tutto ciò
per creare un doppione dell’attuale linea Torino-Lione che è ben lontana dall’essere
saturata, e in barba alle reali esigenze
di trasporto di uomini e merci.
I fautori dell’opera continuano a dipingere gli oppositori
come gente interessata solo a difendere qualche bosco, come fastidiosi montanari
campanilisti che ostacolano la modernizzazione del sistema ferroviario nazionale
e internazionale. Lunardi, Bresso, Chiamparino, Pininfarina & C. nelle interviste
parlano di boschi e amianto (aspetti da non sottovalutare, anzi!) perché hanno
paura a entrare nel merito delle vere questioni che, se discusse razionalmente,
dimostrerebbero quanto – in aggiunta alle devastazioni all’ambiente – sia assurda
la realizzazione di quest’opera: quella economica e quella trasportistica.
Questo sostengono coloro che nella Valle fronteggiano le forze dell’ordine costituito
e i tecnici dell’Ltf. Alla forza pubblica stanno opponendo la forza della ragione.
Se il progetto Tav va avanti, per i prossimi quindici anni
sarà sempre più il trasporto su gomma a goderne per l’inefficienza in cui verrà
lasciato il trasporto ferroviario, con grave danno per tutti coloro che vorrebbero
usare il treno come mezzo efficace ed efficiente potendo giungere a destinazione
e per chi auspica il trasferimento del trasporto delle merci da gomma a rotaia.
Per questo la Tav Torino-Lione deve divenire un problema di
tutti, quanto quello del Ponte sullo Stretto di Messina. Siamo di fronte ad
un furto di Beni comuni, come quello del suolo, delle falde acquifere, dell’aria,
così come di Beni economici e servizi di cui la nostra gente ha sempre più bisogno,
in un sistema sempre più povero e mercificato.
Ora deve nascere l’iniziativa più ampia contro le mega opere
dello sperpero e della distruzione ambientale, che colleghi l’Italia a partire
dai due simboli estremi più eclatanti: il Ponte sullo Stretto e la Tav Torino-Lione.
Il ministro Lunardi vorrebbe far iniziare al più presto il
traforo di sei chilometri a Venaus. Il nostro impegno deve essere quello di
impedire che ciò avvenga, in modo non violento, ma con determinazione, allargando
la consapevolezza di quanto è in gioco e contribuendo a realizzare una vasta
solidarietà verso la popolazione valsusina.
Riteniamo che per le sue caratteristiche, questo sia un compito
prioritario per le Associazioni Ambientaliste; per questo proponiamo di aderire
unitariamente allo sciopero generale in Valsusa, indetto dalle rappresentanze
sindacali per il 16 novembre, e di organizzare a breve una manifestazione-convegno
a carattere nazionale da tenere nella Valle come Associazioni ambientaliste
locali e nazionali per individuare le alternative possibili.
2
novembre 2005
Forum Ambientalista Piemonte
Legambiente Piemonte
Pro Natura Piemonte
Raffaella Bolini - Presidenza ARCI Nazionale
Maurizio Gubiotti -
Coordinatore nazionale Segreteria Legambiente
Ciro Pesacane - Coordinatore Nazionale Forum Ambientalista
Gigi Sullo - Carta