vai alla home page

Bookmark and Share

 

Cene e soggiorni in hotel con scorta e famiglia,
l’ex pm Padalino sospeso 18 mesi e trasferito all’Aquila

L’assoluzione nel processo penale non salva l’ex magistrato che indagava sui No Tav. Per il Csm «ha usato la sua qualità di magistrato per ottenere vantaggi personali»

 

di Giuseppe Legato e Monica Serra da La Stampa del 03-07-2024 - edizione di Torino

 

Ha usato la sua qualità di magistrato, al di fuori dell’esercizio delle funzioni, per ottenere vantaggi per sé». Grave era l’accusa sollevata nei confronti dell’ex pm di Torino Andrea Padalino dalla Procura Generale di Cassazione nell’ambito di un articolato procedimento disciplinare, pesante – un macigno – la pronuncia di ieri della sezione disciplinare del Csm (presidente Fabio Pinelli) che lo ha sanzionato con la sospensione per un anno e mezzo dalle funzioni e lo ha trasferito a 518 chilometri di distanza dalla sua attuale sede di lavoro come giudice civile. Da Vercelli, dove era approdato per via di un primo trasferimento e una prima condanna alla “censura” (sempre del Csm), Padalino è stato destinato a L’Aquila (mantenendo le stesse funzioni giudicanti non penali).

 

Perché l’ex pm è stato sanzionato

Per la cronaca Padalino, che fu indagato e processato dalla procura di Milano per corruzione in atti giudiziari, è stato assolto in via definitiva. Ma il profilo disciplinare muove da tutt’altre basi e su diversi presupposti. Ed è sembrato evidentemente insuperabile ai suoi colleghi del Csm leggere che Padalino, il 23 e 24 maggio 2015, ha «usufruito gratuitamente del soggiorno alberghiero presso l’hotel San Rocco di Orta San Giulio (sulle rive del lago omonimo) per un costo di 2293 euro per il pernottamento». Non solo suo: ma «di membri della famiglia e dell’intera scorta». Con pranzi e cene, sempre gratis (per Padalino), pari a un altro migliaio di euro circa.

 

L’interessamento per il finanziere processato

Chi avrebbe fatto queste regalie «direttamente o indirettamente» all’ex pm Padalino sono Fabio Pettinicchio, ex brigadiere della Guardia di Finanza indagato e condannato in via definitiva a 4 anni e 9 mesi di reclusione «per reati inerenti la prostituzione» e il suo avvocato dell’epoca Pier Franco Bertolino (deceduto nelle more). Il procedimento era iscritto alla procura della Repubblica di Novara, ufficio rientrante nel distretto di appartenenza dello stesso Padalino. Che con Pettinicchio (inizialmente sospeso dal servizio e successivamente rimosso con perdita del grado nel 2021) «ha intrattenuto duraturi e reiterati rapporti di frequentazione».

 

La guerra intestina in procura

Padalino (difeso dal legale Massimo Dinoia) può impugnare la pronuncia alle Sezioni Unite della Cassazione. Ma il periodo non felice per l’ex magistrato dei processi contro l’ala violenta dei No Tav non finisce qui. Perché da alcune settimane la sua denuncia presentata alla procura di Brescia contro alcuni colleghi torinesi e milanesi ha registrato una collettiva richiesta di archiviazione di qualsiasi accusa. Padalino, aveva sostenuto, che a indagare su di lui non sarebbero stati i pm milanesi ma quelli di Torino, che non sarebbero stati legittimati a farlo e che, per i suoi co-indagati, hanno sollevato questione di incompetenza territoriale solo in sede di udienza preliminare, davanti al gup, mandando poi gli atti a Milano.

La procura di Brescia ha inizialmente iscritto 8 magistrati (ed ex) formulando ipotesi d’accusa di abuso d’ufficio per l’ex procuratrice Anna Maria Loreto e per i sostituti Gianfranco Colace, Livia Locci, Francesco Pelosi e Paolo Toso, oltreché abuso e indebito rifiuto di atti d’ufficio per l’ex capo dei pm Armando Spataro e per gli Aggiunti di Milano Laura Pedio ed Eugenio Fusco. Ma dopo istruttoria ha escluso qualsiasi responsabilità o illecito dei citati pm ribadendo la correttezza formale e sostanziale di tutti gli atti prodotti e trasmessi a Milano su Padalino. Quest’ultimo ha proposto opposizione alla richiesta di archiviazione. A breve sarà fissata udienza davanti al gup.