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“Dateci l’acqua, non il ponte sullo Stretto”

Il corteo ieri tra Calabria e Sicilia - A migliaia di nuovo in strada per dire no alla mega infrastruttura:
“Una risposta pure al decreto Sicurezza, che vuole zittire col carcere chi contesta”

 

di Lucio Musolino da Il Fatto Quotidiano del 11-08-2024

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2024/08/11/dateci-lacqua-non-iil-ponte-sullo-stretto/7654828/

 

Vogliono costruire un’opera che costerà più di 14 miliardi, ma i cittadini non hanno nemmeno l’acqua. Cinquemila persone contro il ponte sullo Stretto. Il fronte del “No” è vivo e il 10 agosto, sfidando il caldo, si è contato a piazza Cairoli, a Messina. Bandiere, striscioni e megafoni sono sempre di più, aumentano a ogni corteo. In tantissimi hanno sfilato fino a piazza Lo Sardo. Il “No al ponte” è un “No al governo”.

 

“Benvenuti a Messina, periferia della periferia, ai confini dell’impero che qualcuno chiama Italia ma che, a queste latitudini, sembra più Africa. Strade dissestate, aeroporto a più di 80 chilometri e raggiungibile solo in macchina, binari unici che costringono i treni a dare la precedenza e quelli che funzionano vanno a gasolio. E poi c’è l’acqua. Anzi non c’è. I più fortunati ce l’hanno razionata per poche ore al giorno. In alcuni quartieri nemmeno quella e, mentre fuori ci sono 40 gradi, una banale doccia è un lusso legato alla disponibilità delle varie autobotti che fanno la spola da Ganzirri a Tremestieri.

 

La Regione Sicilia è già in stato d’emergenza idrica. La Calabria l’ha chiesto l’altro ieri. E intanto il governo parla di Ponte sullo Stretto. Lo vuole Salvini e tutti zitti: non importa se in un anno siano stati già spesi 100 milioni che potevano essere impiegati per altro. Il tutto senza mettere nemmeno un mattone. Mancando il progetto esecutivo, d’altronde non è un’opera realizzabile. Piuttosto, come spiega l’attivista Domiziana Giorgianni, “un dispositivo politico-finanziario che serve a mangiare più soldi possibili che finiscono nelle tasche di poche persone”. Il conto di questa mangiatoia lo pagheranno siciliani e calabresi ai quali il governo ha già strappato parte dei fondi regionali di coesione. I cittadini non solo resteranno senz’acqua, con i treni a gasolio e con le strade dissestate, ma si ritroveranno anche due città sventrate dai cantieri.

 

Era il 2002 quando Renato Accorinti, l’ex sindaco di Messina, è salito sul pilone di Torre Faro per manifestare contro il ponte. Per lui la protesta è una ragione di vita e dopo 22 anni è ancora qui: “È uno sperpero di denaro pubblico mostruoso. È offensivo: sarà peggio della Salerno-Reggio Calabria, perché ogni variante sono miliardi, una mammella infinita di denaro dove un ruolo importante lo svolgeranno i subappalti e le mafie. Quando si parla di ponte non è solo un’infrastruttura, ma è una visione del Sud”. Ovviamente non la sua. Quella di Matteo Salvini. “Il ministro merita compassione. È imbarazzante – aggiunge Accorinti – e non sa nemmeno dov’è la democrazia. Politicamente è una persona scarsa, opportunista, violenta e razzista. È un degrado che ci sia lui in politica”.

 

“No al ponte delle menzogne”. Lo striscione degli attivisti calabresi è chiaro così come il loro messaggio: “Se anche fosse tecnicamente realizzabile noi diremmo comunque no ad un’opera inutile che devasterebbe un territorio unico al mondo”. “Il ponte se lo faccia Salvini sulla testa”, dice Aurelio Monte, sindacalista dell’Usb, partito dalla Calabria per manifestare il suo dissenso. Dal carro alla testa del corteo una voce urla: “Non ci può essere nessun dio che ci liberi da questa malarazza. Non siamo la colonia di nessuno, il nostro futuro lo decidiamo noi”.

 

Quando sente parlare di “no ideologico”, l’ex sindaco Accorinti si sente offeso: “Ma che cazzo di parola è? Noi parliamo di cose concrete: vogliono realizzare il ponte in una zona sismica, sopra la faglia più pericolosa del Mediterraneo”. Sotto il sole d’agosto c’è pure Peppe Marra, storico nopontista reggino: “Vogliamo l’acqua dal rubinetto e non il ponte sullo Stretto. Abbiamo l’acqua contingentata e ci viene tagliata la notte, mentre il governo vuole procedere a colpi di decreti con i quali vogliono impedire qualsiasi forma di opposizione”.

 

La manifestazione di ieri è la risposta alla politica che invoca anni di carcere per chi protesta contro la realizzazione di grandi opere. Accorinti non usa metafore: “È una cosa vergognosa. Con l’autorità vorrebbero reprimere le idee. Vorrebbero fermare l’opposizione col pugno di ferro. Questo è il fascismo. Siamo in Europa, non in Burundi, in un Paese dell’Est o in Corea del Nord. Qui c’è una Costituzione meravigliosa e loro pezzo per pezzo la vogliono smantellare. Che vogliono fermare il vento con le mani?”. La pensa allo stesso modo Gino Sturniolo dei “No ponte” di Messina: “Stanno preparando uno scenario in cui anche forme di lotta che erano annoverate alle misure di disobbedienza civile verranno caricate di numerosi anni di carcere”.

 

Migliaia di persone in piazza per dire cosa? “Innanzitutto, chiediamo la chiusura della Stretto di Messina Spa, la società che dovrà realizzare il ponte. La saga infinita dell’opera non finirà se prima non si chiude la concessionaria. E poi ci battiamo per la questione dell’acqua, della crisi idrica: Messina è una città in cui in alcuni quartieri in queste settimane si ha l’acqua un giorno sì e l’altro no. In questo contesto investire 14 miliardi per il ponte è un insulto”. Per non parlare del decreto Infrastrutture. Secondo Sturniolo, approvare i progetti per fasi e non per intero “è estremamente pericoloso. È come se stessero preparando con cura una incompiuta. Sarà un disastro, ma li fermeremo”.

 

Per l’attivista messinese Domiziana Giorgianni, la questione fondamentale è quella dell’acqua: “Servirebbero 700 milioni di euro per sistemare le infrastrutture idriche ma al momento, in teoria, hanno destinato soltanto 70 milioni, briciole rispetto a quello che si sta spendendo per il ponte sullo Stretto. Ci vogliono intimidire con il decreto Sicurezza per fermare la lotta “No ponte”. Noi non faremo un passo indietro e nonostante tutti oggi abbiamo portato in piazza migliaia e migliaia di persone. Questa è la risposta a Salvini che, quando viene in questo territorio, si chiude nelle navi e non è capace di parlare agli abitanti”.