Passerella a Torino. Regalo di governo ai Comuni del TavCompensazioni per la Valsusa. Fronte del No. Frattura tra i sindaci: solo 12 amministratori hanno accettato il denaro
di Gianni Barbacetto da Il Fatto Quotidiano del 05-03-2024
Matteo Salvini approfitta anche del Tav Torino-Lione per fare campagna elettorale, in vista della – per lui rischiosa – tornata europea. Ieri a Torino, al Palazzo della Regione, il ministro delle Infrastrutture ha sottoscritto il protocollo d’intesa per le “compensazioni” ai Comuni della Valsusa che ospitano i lavori per la Torino-Lione. Sono 50 milioni di euro – ultima rata di un totale di 96,6 milioni – stanziati per convincere i Comuni della Valle a non opporsi alla realizzazione dell’opera, facendo piovere risorse come “compensazioni” al territorio che sarà sventrato e inquinato per anni, per realizzare la nuova linea ferroviaria e il supertunnel sotto le Alpi. Ieri nella sala “Trasparenza” della Regione, con Salvini erano presenti il viceministro Edoardo Rixi, il presidente del Piemonte Alberto Cirio, il sindaco di Torino Stefano Lo Russo, il presidente dell’Osservatorio Tav Calogero Mauceri.
Lo scorso 18 dicembre, Salvini era arrivato in Valsusa annunciando il suo impegno per trovare ulteriori “disponibilità” per la Valle. In realtà, il totale dei finanziamenti non è aumentato. È stato soltanto finalmente raggiunto l’accordo per la distribuzione dei fondi, già stanziati, tra i sindaci della Valle, dopo qualche conflitto per la spartizione.
Sono dodici i Comuni che hanno accettato di monetizzare il loro sì ai cantieri del Tav. Chiomonte riceverà circa 27 milioni, Susa 18, Salbertrand 15, Bussoleno poco meno di 11, Giaglione 8,4. Cifre minori arriveranno a Gravere, Torazza, Buttigliera Alta, Cesana, Chianocco, Meana. Un milione anche a Mattie, la cui sindaca, Marina Pittau, si è all’ultimo momento schierata con i colleghi Sì-Tav. Fermi invece sulle loro posizioni contrarie all’opera i sindaci di Venaus, San Didero, Caprie, Mompantero, che non hanno accettato alcuna “compensazione”. “La nostra salute e la vivibilità del nostro territorio non può essere barattata spartendosi il bottino delle ‘compensazioni’”, ha dichiarato Francesca Frediani, consigliere regionale di Unione Popolare Piemonte. “Non accetteremo mai questo ricatto e non smetteremo di opporci a questa follia. Siamo convinti che l’opposizione al Tav sia una lotta ancora viva e più che mai attuale”. Frediani ha ricordato “il grande traffico di camion che da mesi ormai infestano la valle, i dati che rivelano la presenza di inquinanti Pfas nella nostra acqua potabile, l’abbattimento di migliaia di alberi in un’area montana sempre più fragile, la militarizzazione di sempre più ampie porzioni del territorio, lo sperpero di milioni di risorse, in un momento in cui la sanità si mostra in tutta la sua debolezza e molti cittadini non riescono più a curarsi”.
La promessa (non mantenuta) di Salvini, che si era impegnato a far arrivare altri finanziamenti aggiuntivi in Valsusa, era stata fatta durante quella che il ministro aveva descritto come una “giornata storica”: il 18 dicembre aveva inaugurato il cantiere del tunnel di base, dopo oltre trent’anni di progetti e di opposizione popolare. Da quel giorno, sono passati tre mesi, ma del tunnel non è ancora stato scavato neppure un centimetro. Anzi, non sono neppure arrivate le macchine per scavare. Sono sette le frese che dovranno bucare la terra nel ventre della montagna per realizzare le due gallerie di 57,5 chilometri ciascuna. Due lavoreranno in Italia, cinque in Francia. Nessuna è ancora arrivata in Valle. Le prime cinque sono nello stabilimento Herrenknecht in Germania. Intanto il cantiere inaugurato a dicembre da Salvini sta cominciando a realizzare le rampe dello svincolo autostradale. I lavori per il tunnel non cominceranno prima del 2025. Con molte incertezze per i finanziamenti: l’Unione europea contribuirà al 50 per cento della spesa, ma esige che il progetto sia realizzato tutto, comprese le opere d’accesso al tunnel; e la Francia ha in più occasioni dato segnali di ritenere quelle opere superflue, potendo mantenere la linea già esistente.
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