“Per questo favore portami 50 voti”: Gallo, il ras ex Psi dei dem di TorinoPromesse elettorali. “Clientele” Lui a capo della concessionaria autostradale
di Vincenzo Bisbiglia e Marco Grasso da Il Fatto Quotidiano del 06-04-2024
Se c’era bisogno di “condizionare una pratica urbanistica”, lui chiamava un suo fedelissimo, il vicedirettore generale del Comune di Torino. Per un’assunzione o un trasferimento nella sanità, si attivava con dirigenti o sindacalisti. Per gli amici, c’erano tessere autostradali gratis o la coda saltate per un’operazione: “Questo ti costa 50 voti di preferenza”.
A 85 anni il telefono di Salvatore Gallo – un tempo ras del Psi craxiano diventato “signore delle tessere” del Pd torinese” – era ancora caldissimo. Chi chiedeva di spostare un cassonetto e chi di ridiscutere una fermata dei mezzi pubblici, chi la concessione per un tabacchino o chi l’accreditamento di un centro di fisioterapia. Lui, se poteva, ricambiava. “Non per spirito di fratellanza o per nobili intenti – scrive il giudice per le indagini preliminari Luca Fidelio – bensì per guadagnare crediti da spendere in occasione delle competizioni elettorali”. Una strategia che, secondo gli inquirenti, dava i suoi frutti. Alle elezioni comunali del 2021 Gallo riesce a piazzare ben tre candidati in consiglio comunale e altrettanti nei Municipi: “Quel cazzo di Gallo – dice uno degli indagati – li ha nominati tutti!”.
Questo spaccato della politica sotto la Mole emerge da una maxi-inchiesta dei carabinieri del Ros, coordinata dalla Procura di Torino, un fascicolo antimafia che ha colpito le infiltrazioni della ’ndrangheta nei cantieri autostradali della Torino-Bardonecchia e nelle opere collegate all’Alta velocità. Gallo non è indagato per reati di mafia: è accusato di promesse elettorali (reato anticamera del voto di scambio) e peculato (per cene saldate dalla concessionaria autostradale che gestisce la A32 e il traforo del Frejus). Ma il suo nome finisce nelle indagini perché gli accertamenti scoperchiano i rapporti tra i clan e società controllate da Sitaf, la concessionaria autostradale di cui Gallo era stato dirigente e che continuava a rappresentare il suo vero serbatoio elettorale: “Nonostante la risalenza dei suoi incarichi – scrive ancora il giudice – continuava a esercitare una notevole influenza in Sitalfa (società controllata da Sitaf, ndr) (…) influenza spesa per incidere sul rapporto coi dipendenti, avvantaggiando qualcuno e danneggiando altri, sempre nella logica clientelare e di do ut des che caratterizza tutta l’attività di Gallo, dispensatore dei più svariati “favori”, spesso vere e proprie utilità, possibili grazie alla vasta rete di relazioni intessuta negli anni”.
Fra le nove misure cautelari disposte dal tribunale di Torino c’è l’ex ad di Sitalfa, Roberto Fantini, per i magistrati “trait d’union fra il contesto imprenditoriale” e gli ’ndranghetisti, in particolare i boss del clan Pasqua, famiglia che gestisce il locale di Brandizzo e che faceva incetta di subappalti per la società. Dall’inchiesta emerge addirittura l’ombra di un sistema di fatturazione parallela, con il sospetto di creazione di fondi neri. Fantini, coi voti del Pd, era stato nominato dalla giunta Cirio membro di Orecol, organismo regionale chiamato a vigilare su legalità e appalti. Il rapporto tra Fantini e Gallo era molto stretto e, si legge nelle carte, cementato dal “reciproco scambio di informazioni e favori, finalizzato a ottenere vantaggi personali”. Dopo la tornata elettorale del 2021, Fantini rivendicava infatti di avere avuto un ruolo di primo piano nell’indirizzo dei pacchetti di voti: “Adesso chiamo Gallo e gli dico, minchia, come al solito devi ringraziare la famiglia Fantini”.
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