Il suk partitico dei commissari: c'è pure il Tavdi Carlo Di Foggia da Il Fatto Quotidiano del 02-06-2021
Sui commissari “sblocca cantieri”, governo e Parlamento iniziano a prenderci parecchio gusto. A soli due mesi dall’ultima infornata – 29 commissari per 57 opere (valore 83 miliardi) – il ministro delle Infrastrutture e mobilità sostenibili”, Enrico Giovannini, sta per licenziare la nuova lista. Sarà approvata per decreto della Presidenza del Consiglio (Dpcm) in settimana. Doveva essere l’ultima e, secondo Giovannini, anche “più contenuta”: al momento la bozza conta 42 opere, per un totale di 12 miliardi. A scorrerla, l’impressione è che stiano saltando tutti i criteri per far spazio al più classico “tutti dentro”. I commissari sono del “modello Genova” (poteri in deroga a tutto, gare comprese) previsti dallo “sblocca cantieri” di Danilo Toninelli dell’aprile 2019, confermato da quello del governo Conte-2 e ora permessi anche per i progetti del Piano nazionale di ripresa (Pnrr), se non dovessero bastare le “semplificazioni” sblocca tutto appena approvate per decreto. L’11 marzo, Giovannini aveva solo firmato un testo preparato dalla ex ministra Paola De Micheli. Nella lista comparivano grandi opere come l’alta velocità Brescia-Padova, la Palermo-Catania o la Metro C di Roma, ma anche caserme e dighe.
La nuova lista è curiosa. Il grosso è formato da opere medio-piccole, per le quali non è chiaro il motivo del commissariamento e peraltro non del tutto finanziate. Funziona così: Giovannini ha chiesto alle Camere di dargli delle priorità, le commissioni parlamentari competenti si sono messe all’opera, anche ascoltando le esigenze dei mitici “territori”. L’elenco contiene di tutto. C’è il grosso delle opere accessorie per le Olimpiadi Milano-Cortina 2026 – care alla Lega – per quasi 1 miliardo di euro e già finanziate (dalla bretella ferroviaria di Bressanone ai collegamenti per gli aeroporti di Venezia e Bergamo, al “lotto II ss 42 – variante Est di Edolo”, in provincia di Brescia). C’è poi, giusto per fare un esempio, l’adeguamento a quattro corsie della statale “telesina” Caianiello-Benevento (468 milioni) caro ai 5Stelle, i più parsimoniosi nelle pretese. Il Pd (e quasi l’intero arco parlamentare) ha invece acclamato il commissariamento della tratta italiana al tunnel transfrontaliero del Tav Torino-Lione. E qui si toccano vette surreali. La tratta è quella Bussoleno-Avigliana-Orbassano. Costo stimato in 1,9 miliardi, di cui finanziati solo 160 milioni. Mancano all’appello 1,7 miliardi e mica solo quelli. Non c’è un progetto (il preliminare del 2011 di Rfi, mai approvato, è stato accantonato). L’ipotesi iniziale valeva oltre 4 miliardi ma fu bocciata dal Cipe. Nel 2015, l’allora ministro Graziano Delrio si inventò il progetto low cost: prevede di usare la linea esistente tra Bussoleno e Avigliana e poi, tra questa e Torino San Paolo, passando per Orbassano, di costruire un nuovo tratto. Tutto perfettamente inutile dal momento che parte e ritorna sulla linea esistente senza nulla di nuovo in termini di capacità aggiuntiva. Ma poco importa. Adesso arriva il commissario “modello Genova” che, senza soldi, potrà commissariare non l’opera, ma il progetto per intercettare i fondi del nuovo regolamento Ue che apre al finanziamento delle tratte nazionali (la Francia, però, la sua non vuol farla prima del 2030). La politica locale è già in festa e fioccheranno le consulenze.
Sembra uno scherzo. In teoria, dalla lista andavano escluse le opere non finanziate, e invece all’appello mancano 7,2 miliardi dei 12 totali di costo previsto (le strutture commissariali, peraltro, sono pagate a valere sui fondi delle opere). Non un bel segnale in vista del Pnrr, che deve spendere i 200 miliardi dei fondi Ue, tanto più che alcune delle opere sono già inserite nel Piano. Insomma, la lista potrà crescere, senza che nessuno si degni di spiegare perché va commissariato il “raddoppio della Cesano-Bracciano” o la “variante della statale 27 del San Bernardo” in Val d’Aosta e non le opere di tutta Italia. Ma forse si arriverà anche a quello. |