Maxiprocesso ai No Tav, 32 condanne ma pene dimezzate dopo 12 ore di camera di consiglioLa decisione sugli scontri alla Maddalena del 2011. La pubblica accusa: “L’impianto ha retto”. Le difese: “Molte assoluzioni parziali, quell’impianto era un minestrone”
da La Stampa del 21-01-2021 - Edizione di Torino
È terminato con 32 condanne, questa sera a Torino, il maxi processo d'appello ai No Tav. I giudici hanno di fatto quasi dimezzato le pene, ora comprese fra i 2 anni e i sei mesi di reclusione, rispetto alle sentenze precedenti, pronunciando alcune assoluzioni parziali e dichiarando prescritti numerosi episodi.
La sentenza di questa sera è il cosiddetto appello bis visto che la precedente decisione della Corte d’appello di Torino era stata annullata dalla Cassazione nell’aprile del 2018 che aveva chiesto a una nuova sezione della Corte d’Appello di valutare le attenuanti e di valutare se l’azione dei manifestanti non fosse stata una reazione al lancio di lacrimogeni da parte delle forze dell’ordine. I giudici torinesi sono rimasti in camera di consiglio oltre 12 ore leggendo la sentenza alle 21.30 dopo essersi riuniti alle 9 di questa mattina. La decisione finale parla di molte attenuanti generiche concesse, revoca della maggior parte dei risarcimenti civili e importanti assoluzioni per prescrizione.
I fatti contestati
Per quei fatti il 26 gennaio 2012 la Digos arresta 26 persone con le accuse di lesioni, violenza e resistenza a pubblico ufficiale. Ne nasce il primo maxiprocesso contro gli oppositori al treno. Alla sbarra finiscono 53 persone.
Una lunga catena di sentenze
Il 17 novembre 2016 la Corte d’Appello di Torino riduce il numero delle condanne (per alcune prescrizioni) e l’entità delle pene. A questo punto i condannati sono 38 dei 53 iniziali e la pena più alta è di 3 anni e 9 mesi.
La svolta però avviene il 27 aprile 2018 quando la Cassazione accoglie il ricorso delle difese. Saltano i risarcimenti alle forze dell’ordine. E’ lo stesso procuratore generale a chiederlo sostenendo che i sindacati non hanno titolarità assoluta altrimenti potrebbero costituirsi parte civile in qualunque processo per resistenza a pubblico ufficiale, anche con un singolo imputato. Per sette persone vengono eliminati alcuni capi di imputazione e si rinvia a un nuovo giudizio per la rideterminazione della pena. Una persona viene assolta per non aver commesso il fatto. Per gli altri la condanna viene annullata. Il processo è da rifare, tutto torna ad altra sezione della Corte d’Appello di Torino.
Il procuratore generale: “L’impianto accusatorio ha retto” «L'impianto accusatorio che ci trasciniamo fin dal primo grado ha retto perfettamente, certamente pronunciamo una sentenza a dieci anni dai fatto quindi siano stati falcidiati dalle prescrizioni». Queste le prime parole del procuratore generale Francesco Saluzzo che in aula rappresentava la pubblica accusa. Il magistrato ha tenuto a sottolineare che gli imputato sono stati tutti, pur se con varie sfumature, riconosciuti colpevoli dei reati di resistenza e violenza a pubblico ufficiale. «Questa sentenza fa anche passare il messaggio che questo tipo di manifestazioni e le oro modalità continuano a costituire reato e vengono sanzionate».
Le difese: “Caduto l’impianto accusatorio, era un minestrone” |