Preesistenza di inquinanti nel sito scelto per il cantiere del Tav Torino-Lione a Salbertrand
L'area individuata a Salbertrand dalla "variante 2017" per l'insediamento del cantiere industriale di fabbricazione dei conci di galleria presenta varie problematiche: oltre che insistere in zona alluvionale della Dora Riparia si rivela occupata da cumuli di detriti con presenza di sostanze inquinanti. Ed il promotore dell'opera, Telt, deve fare i conti con una realtà peggiore del previsto. Quei 12 ettari del Comune di Salbertrand, interclusi tra la ferrovia internazionale già esistente, l'autostrada ed il fiume sono oggi un ambiente compromesso. Come spesso capita a zone così "tagliate fuori", nel corso dei decenni vi si sono infatti sversati rifiuti di ogni genere, tra cui colline di pietrisco da scavo dichiaratamente piene di amianto. Le ditte responsabili dello stoccaggio (fra le quali Itinera, del gruppo Gavio-autostrade) non hanno mai eseguito le bonifiche cui erano obbligate, pur perdendo anche cause intentate dal Comune.
Ad Ottobre 2019 il sito viene posto sotto sequestro dalla Guardia di Finanza, come peraltro già avvenuto, transitoriamente, nel 2015. Occorre una bonifica prima di poter iniziare qualsiasi altro lavoro: Telt si trova di fronte a questo grosso imprevisto che comporta costi non preventivati (si parla di 4,2 milioni) e slittamento dei tempi. A questo proposito si valuta che attuare la concatenazione di azioni necessarie (rimozione, messa in sicurezza e bonifica) seguendo tutte le procedure tecniche e normative comporti ritardi come minimo fino al Dicembre 2024 e nell'ipotesi peggiore fino a Maggio 2027.
Nell'iter di realizzazione del tunnel di base ciò farebbe saltare tutte le scadenze del cronoprogramma approvato dal Cipe; non verrebbero inoltre rispettate le date fissate nel Grant Agreement con la UE, facendo potenzialmente venir meno il finanziamento europeo nella misura delle cifre concordate. Telt valuta allora necessario variare la gestione della cantierizzazione dell’opera lato Italia e formula l'ipotesi di trasferire nella piana di Susa (destinata a sede di altri imponenti cantieri per il Tav) le attività indicate come “deposito temporaneo materiali”. Intanto per gli anni in cui Salbertrand non risulti ancora agibile.
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