Beffa post-olimpica: un milione speso su 42 disponibiliDai fondi per la riqualificazione degli impianti di Torino 2006 agli appalti fermi: il governo potrebbe riprendersi i soldi
Di Maurizio Tropeano da La Stampa del 16-01-2017 – Cronaca di Torino
Chissà se davvero il 2017 si porterà dietro l’apertura dei cantieri per la riqualificazione degli impianti di Torino 2006. I fondi ci sono e sono tanti, 42 milioni, ma il territorio non riesce a spendere il «tesoretto» accumulato dall’Agenzia Torino 2006 a partire dal 2012. Quell’anno venne approvata la legge 65 che autorizza l’uso dei fondi risparmiati con la chiusura dai contenziosi economici per la realizzazione delle opere di Torino 2006 per la manutenzione straordinaria e la riqualificazione dei siti olimpici. Da allora sono passati quattro anni e Mimmo Arcidiacono, il commissario liquidatore, ha staccato un assegno da 600 mila euro e nelle prossime settimane metterà a disposizione altri 400 mila euro. E gli altri 40 milioni? «Sono nelle mani del ministero - spiega - e saranno messi a disposizione quando serviranno per aprire i cantieri. Certo, a Roma mi hanno chiesto che cosa sta succedendo». E che cosa ha risposto? Arcidiacono glissa ma si dice convinto che sia necessario passare al più presto dalla progettazione alle gare d’appalto.
LA PROROGA
Ma che cosa è successo in questi anni? Valter Marin, sindaco di Sestriere e presidente della Fondazione XX Marzo (l’ente pubblico che gestisce l’eredità olimpica), si dice convinto che «tra l’estate e l’autunno partiranno i cantieri di buona parte dei progetti presentati». Marin racconta che «la Fondazione ha approvato interventi per 33 milioni». Un lungo elenco che prevede interventi sul PalaTazzoli di Torino, il Palazzo del ghiaccio di Pinerolo e quello di Torre Pellice, oltre a una serie di altre opere collaterali, dalla riqualificazione della pista di freestyle di Sauze d’Oulx e interventi nelle località di Prali, Pragelato, Chiomonte e Sestriere.
IL NODO DEGLI APPALTI
Va detto che a volte è stata la stessa Fondazione, su input degli enti locali, a chiedere la sospensione o lo stralcio (è successo per l’impianto di corso Tazzoli e a Pragelato). È probabile che una parte delle difficoltà sia anche dovuta alla necessità di adeguarsi al nuovo codice degli appalti. Adesso, però, i tempi si stringono. «Fondazione - prosegue Marin - sta completando un nuovo giro di incontri con i comuni e a fine gennaio ci sarà un incontro definitivo con Scr che permetterà di definire con certezza i tempi di ogni intervento». |