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PresidioEuropa No TAV
Movimento No TAV
Comunicato Stampa
7 febbraio 2017
http://www.presidioeuropa.net/blog/no-e-la-bi-bi-ci-queste-la-rai-la-rai-ti-vu.../

 

Il servizio pubblico della RAI è morto?

L’informazione radiotelevisiva prodotta dallo Stato italiano deve garantire
pluralismo, imparzialità e completezza d’informazione
La RAI dia parola all’opposizione al progetto Torino-Lione e a tutte le lotte

 

Il Movimento No TAV si batte da 28 anni affinché le opposizioni spontanee  e fortemente partecipate al progetto della Torino-Lione, ma anche al Terzo Valico, al Ponte di Messina, al MOSE di Venezia, al MUOS di Niscemi, alle trivellazioni nel mare e molte altre, ricevano un’attenzione mediatica adeguata al livello degli argomenti proposti e all'impegno di milioni di cittadine e cittadini  affinché non sia sprecato il denaro pubblico, non sia devastata la natura e non sia compromessa la qualità della vita in estesi territori.

 

Le lotte fanno “informazione pubblica” con Comunicati Stampa e siti web, ma gli argomenti proposti in genere sono utilizzati da media in modo parziale e superficiale, mentre le ragioni dei proponenti le Grandi Opere ricevono la massima attenzione e acritico sostegno.

 

Si tratta di una colpevole asimmetria che potrebbe e dovrebbe essere riequilibrata dal servizio di informazione pubblico affidato dallo Stato alla RAI. Ma anche la RAI, come i media privati, non adotta comportamenti adeguati a garantire pluralismo, imparzialità e completezza d’informazione.

 

Ne è un ultimo esempio questo fatto: il 26 gennaio 2017 il Movimento No TAV ha diffuso, in concomitanza con la Ratifica del Senato francese degli Accordi tra Italia e Francia di Parigi 2015 e Venezia 2016 relativi alla Torino-Lione un articolato Comunicato Stampa con dettagliato commento esplicativo dell'evento. 

 

I notiziari RAI TGR Piemonte ne hanno parlato brevemente, all'apparenza senza comprenderne la portata e dando voce per l’ennesima volta solo ai proponenti l’opera.

 

E’ stata una grave discriminazione che non può essere silenziosamente accettata: i cittadini italiani hanno il diritto di essere informati e la RAI ha il dovere di informare assicurando il pluralismo, l’imparzialità e la completezza d’informazione.

 

Il Movimento No TAV, con l’obiettivo di offrire un'opportunità e la rivendicazione di un giusto diritto anche a tutte le altre realtà in lotta contro le Grandi Opere Inutili e Imposte, ha quindi chiesto alla Direzione del TGR Piemonte della RAI un incontro con la Redazione, al momento non accettato (cfr. lo scambio di e-mail).

 

L’obiettivo dell’incontro richiesto ai giornalisti/alle giornaliste della RAI è duplice:  

 

da un lato ribadire con forza che la RAI, servizio pubblico per definizione e previsione di legge, deve assolvere in modo adeguato l’impegno di garantire il pluralismo, l’imparzialità e la completezza d’informazione.

 

dall’altro lato, consci della grande complessità del progetto Torino-Lione che molti giornalisti non riescono a dominare, offrire in sintesi e con ampia disponibilità di approfondimenti le motivazioni di un’opposizione quasi trentennale al progetto Torino-Lione composta da cittadine e cittadini di ogni estrazione sociale, età, cultura e nazionalità, di lavoratori, lavoratrici e disoccupati, di magistrati, docenti universitari, di amministratori pubblici locali, di eletti ai Parlamenti nazionali ed Europeo, di sindacati, ecc. 

 

Segnaliamo infine, rischiando l'ovvietà a favore dei più sprovveduti, che non tutti gli oppositori alla Torino-Lione militano all’interno del Movimento No TAV e che per essere tali non occorra affatto militarvi ma sia sufficiente conoscerne e condividerne gli argomenti nel semplice ruoli di cittadini attivi che qualcuno ama ancora definire società civile.

 

La Direzione del TGR RAI ha deciso di non decidere e ha passato la questione al Comitato di redazione.

 

In attesa della sentenza del Cdr, informiamo che il Movimento No TAV è pronto a fornire alle giornaliste e ai giornalisti della RAI e di ogni altra testata un corso gratuito sulle ragioni che sconsigliano di iniziare lo scavo del tunnel di base di 57 km sotto le Alpi.