La lettera di Virzì alla No Tav in fuga, comparsa in un suo film: “Torna, sapremo capirti”Il regista scrive a una studentessa ricercata per gli scontri, conosciuta sul set di Caterina va in città
da La Stampa del 07-07-2016
La storia- Maria Edgarda Marcucci, 25 anni, residente a Roma ma iscritta alla facoltà di Filosofia di Torino, è irreperibile dal 21 giugno, quando la polizia ha cercato di notificarle la misura cautelare degli arresti domiciliari per gli scontri al cantiere Tav di Chiomonte, il 28 giugno 2015. Stesso tipo di provvedimento che l’aveva già raggiunta a inizio anno, come strascico giudiziario delle tensioni scoppiate a novembre all’interno dell’ateneo torinese. E’ conosciuta dalla Digos come attivista del centro sociale Askatasuna, vicino al Collettivo universitario autonomo che si è opposto alla scelta del rettorato di affidare l’aula «Borsellino», palazzo Einaudi, ai giovani del Fuan. Eddi, già sottoposta dal 16 marzo all’obbligo di firma per essere rimasta coinvolta nell’occupazione, con l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale, si è vista aggravare la propria posizione. Il 21 marzo avrebbe aggredito un agente della Digos, che le impediva di assistere a un dibattito sulle tasse in rettorato: questo episodio, il 5 aprile, le è costato il divieto di dimora a Torino.
La lettera
Ti chiami Maria Edgarda Marcucci. Ti ho conosciuta sul set del mio film «Caterina va in città». Eri tra le comparse con mia figlia Ottavia, tua amica in quell’epoca in cui avevi appena dodici anni, ma l’intelligenza, la sensibilità e la passione già ti accendevano lo sguardo e lo facevano vibrare. Adesso ne hai 25, sei studentessa di Filosofia all’Università di Torino e ti fai notare alle assemblee studentesche perché mobiliti i tuoi amici per portare solidarietà e aiuto agli sfrattati, ai rifugiati, ai senzatetto, e tutti ti chiamano Eddi.
Ma cos’è successo di così grave, che ti ha fatto decidere di sparire, e di non dare più tue notizie a nessuno, neanche ai tuoi genitori?
Nel novembre scorso tu ed altri studenti vi siete opposti all’eventualità che un’aula dell’università fosse concessa per un uso privato ad un’organizzazione politica, il Fuan, rivendicando qualcosa di molto elementare, ovvero che le aule dell’Università servono agli studenti per studiare, ripassare, stare insieme, ripetere prima dell’esame, e non per la propaganda di organizzazioni politiche neofasciste il cui principale impegno sembra sia quello di alimentare il razzismo e la xenofobia, come se non ce ne fosse già abbastanza in giro. Sono intervenuti numerosi agenti di polizia in assetto antisommossa, è intervenuta la Digos, hanno fatto irruzione nell’aula, hanno identificato e fermato una trentina di studenti tra i quali tu, e siete stati rilasciati solo dopo l’intervento di altri universitari esterrefatti, tra i quali anche molti professori. Ma in seguito a questo episodio la Procura di Torino ha emesso un provvedimento contro di te: obbligo di firma, e scusa se non riesco a capir bene di cosa si tratti, credo che tu dovessi recarti inutilmente tutti i giorni in Questura a firmare un foglio. Ma non ti sei sottratta, hai eseguito diligentemente quello che ti veniva chiesto.
Cinque ragazze
Risale a qualche mese prima, a Chiomonte, in Val di Susa, teatro purtroppo come sappiamo di altri scontri sul tema Tav, a proposito del quale non è mia intenzione qui esprimere giudizi e valutazioni. Nel filmato, che uno può vedere comodamente su YouTube, un gruppetto di manifestanti cerca goffamente di tirar giù una recinzione del cantiere legandola ad una corda, ma sono così pochi ed evidentemente così poco forzuti che non riescono a spostarla di un millimetro. Fin lì siamo ad una scenetta abbastanza buffa che non sfigurerebbe nei filmati di «Paperissima», ma la risposta delle forze dell’ordine invece è imponente: un centinaio di poliziotti armati ed in assetto di guerra respinge con lacrimogeni ed idranti quel gruppetto di manifestanti, che definire pericoloso è quantomeno iperbolico, se non altro per la disparità delle forze in campo.
Invece in seguito a questo episodio è partito dalla Procura di Torino un provvedimento contro circa 20 persone, tra i quali ci sei tu, sottoposta agli arresti domiciliari. Quindi, nell’ordine: secondo la Procura saresti sottoposta all’obbligo di firma, al divieto di dimora a Torino ed infine ai domiciliari (sempre a Torino, dove abiti). A me pare che ci sia qualcosa di spropositato e anche di involontariamente comico in questi provvedimenti tanto severi quanto contraddittori. Devi averlo pensato anche tu, che infatti hai deciso di scappare e adesso nessuno sa più dove tu sia.
La cosa che colpisce è che i magistrati si confrontino con te con uno spirito così intransigente, come se davvero tu fossi un pericolo per la collettività. Non vorremmo che un intervento così pesante, che peraltro, insieme ad altri analoghi, occupa le ore preziose dell’attività della Procura di Torino rischiando di distrarla dalle tante emergenze che stanno a cuore a tutti, finisca col trasformare te, Maria Edgarda detta Eddi, e quelli come te, ragazzi idealisti e appassionati rompicoglioni, in cinici disillusi, mosci e sfiduciati verso le virtù civili di una democrazia come la nostra.
Un altro finale
Noi tutti, come cittadini, come genitori, vorremmo capire com’è possibile che tu sia costretta a nasconderti e vorremmo ascoltare dalla tua voce le tue ragioni. Spero che tu ti faccia viva, spero che tu non abbia paura, spero che non ti arrabbi se ho messo il naso in questa tua vicenda personale cercando di usare un tono sdrammatizzante. Intanto ti mando un abbraccio. |