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Tav. Rivalta sulle barricate

In un dossier di domande al Commissario di Governo, a Rfi, ai Ministeri dell'Ambiente, delle Infrastrutture e alla Regione, il sindaco Marinari attacca l'impianto giuridico e tecnico della tratta nazionale e conferma la sua contrarietà all'opera.

 

di Fabrizio Salmoni da Val Susa Notizie del 20-11-2015http://www.valsusanotizie.it/2015/11/20/tav-rivalta-sulle-barricate/


In un periodo di difficili chiarimenti tra sindaci e cittadini dell’area interessata dai progetti Tav, di esitazioni e paure di alcuni degli stessi amministratori, il sindaco di Rivalta Mauro Marinari che non è partecipe dell’Unione dei sindaci valsusini per mere competenze territoriali ma che, come gli altri, è uscito criticamente dall’Osservatorio tecnico, prende il toro per le corna e attacca a muso duro. Encomiabile, di questi tempi.


Il fatto è che Rivalta sarebbe brutalmente investita dai rivolgimenti al territorio previsti dai progetti preliminari della cosiddetta tratta nazionale, quella cioè che vorrebbe andare da S. Ambrogio a Settimo articolandosi in interconnessione su Orbassano. Novemila rivaltesi e le loro proprietà sarebbero direttamente colpiti dai lavori per non parlare della drammatica trasformazione dell’ambiente. Sarebbe previsto persino un tunnel ricavato dentro i cumuli di scavato di Chiomonte e della vicina collina morenica, da traforare a sua volta per congiungere la piana di Rivalta con Avigliana. I lavori richiederebbero l’abbattimento di case, di una antica cappella con annesso monastero, un cantiere di 147.000 mq, due aree di stoccaggio, 1 milione di mc di smarino e un incremento dell’inquinamento atmosferico nell’area che interessa anche l’ospedale di Rivoli. Una sinistra prospettiva.


Affiancato dai tecnici della ex comunità montana Luca Giunti e Alberto Poggio, il sindaco Marinari ha illustrato la sostanza delle interrogazioni rivolte agli interlocutori istituzionali a cui chiede conto di incongruenze giuridiche e amministrative. Il primo ad esserne investito è l’attuale Commissario di governo Paolo Foietta, uomo di apparato Pd e sostituto del suo predecessore Mario Virano, anch’egli ex boiardo di partito passato direttamente, in un tripudio di conflitti di interesse che rivelano la natura del grande affare Tav, da responsabile pubblico del progetto Torino-Lione a Direttore di Telt. la società semipubblica e semiprivata che dovrebbe realizzare l’opera.


A Foietta, Rivalta imputa di aver scritto in un documento dell’Osservatorio che “il Cipe DOVRA’ approvare…il progetto preliminare...” e chiede su quali presupposti il soggetto anticipi decisioni non sue e in quei termini perentori.  L’attacco a Foietta continua, nelle interrogazioni del sindaco,  con quesiti che riguardano i poteri del Commissario con l’accusa implicita di travalicare i poteri affidatigli.


Seguono obiezioni a raffica sul progetto definitivo e sulla mancanza formale di approvazioni, autorizzazioni, affidamenti soprattutto alla luce dell’assenza di decisioni preliminari e di eventuali prescrizioni del Cipe; sulla copertura finanziaria della cifra di 4,4 miliardi (interamente pubblici) di cui solo l’1,5 % sembra sia stato stanziato; sull’ottemperanza delle prescrizioni già indicate nella Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) e sulla validità stessa di quelle prescrizioni in presenza di una progettazione definitiva avviata senza autorizzazione. Non manca la richiesta a Rfi e Italferr di documentazione essenziale mai pervenuta.


Poco da stupirsi, è ormai noto che i devastatori hanno sempre fatto quello che hanno voluto infischiandosene di leggi e normative nella logica arrogante e buffona del Marchese del Grillo.


La lettera prosegue richiamando la contrarietà alla nuova linea e ribadendo la contrarietà del Comune di Rivalta come da deliberazione pregressa, denunciando altresi la mancanza di informazione alle amministrazioni e ai cittadini interessati e comunicando l’adesione alla manifestazione indetta dai Comitati per l’8 Dicembre a cui Rivalta parteciperà con lo striscione esplicito “Amministratori No Tav“.


Nelle dichiarazioni conclusive, Marinari ha anche comunicato di volersi coordinare nel prossimo futuro con i sindaci di Alpignano e Venaria, anch’essi usciti dall’Osservatorio ma non inclusi nell’Unione dei sindaci di Valle, proponendosi comunque di proporre una sede di confronto unica.

 

Nel proseguo del dibattito, presenti i sindaci Patrizio (Avigliana) e Fracchia (S. Ambrogio)  è stata data qualche anticipazione, non definitiva, della posizione che i sindaci porteranno al primo incontro del nuovo “tavolino”. del governo. In particolare è stata confermata la richiesta di audizione dei tecnici in Commissione Trasporti e la sospensione dei lavori a Chiomonte come pregiudiziale al vero dialogo.


Molto soddisfatti i rappresentanti dei Comitati presenti alla conferenza stampa, in particolare quelli del Comitato Gronda No Tav che per primo aveva espresso la richiesta che i sindaci di Valle includessero quelli di Rivalta, Alpignano e Venaria nel dibattito di interesse generale, preliminare agli incontri col governo.


Al di là della vigorosa barricata di carta del sindaco Marinari, ogni valutazione sulle prospettive dela resistenza alla Grande Opera deve tener conto della posizione assunta  uniformemente dal Commissario Foietta e dal Ministro Delrio in due separate recenti occasioni: ricordate il Corridoio Kiev-Lisbona (per Fassino addirittura Pechino-Lisbona), la definizione di Alta Velocità, l’Europa “che la vuole”, i 200.000 posti di lavoro, le scadenze, ecc.? Di tutta quella cianfrusaglia retorica con cui hanno aggredito la Val Susa e le tasche degli italiani non c’è più niente. Tutto è rientrato o negato. L’ultima trincea della lobby, messa alle corde e anch’essa un po’ stremata da 25 anni di battaglia, è: “La Torino-Lione si fa perchè è una decisione politica“. Non c’è più altra ragione. In un panorama mondiale in cui anche il Presidente Obama rinuncia al megaoleodotto Keystone, dimostrando che quando non ci sono le condizioni economiche e di opportunità, si possono cambiare le decisioni politiche, i nostri come al solito rimangono indietro.


Si riafferma dunque qualcosa di ormai scontato: con questa gente non c’è argomento che tenga, non c’è speranza, se ne devono andare. Dovrà essere un nuovo governo a prendere una decisione ormai inevitabile. (F. S. 20.11.2015)