Inchiesta Mose, clamorosi arresti: in manette Chisso e Marchese. Coinvolti anche il generale della Gdf Spaziante e il finanziere Meneguzzo
di Monica Andolfatto da Il Gazzettino.it – Venezia Mestre
VENEZIA - Corruzione, concussione, riciclaggio, finanziamento illecito. Non solo, 25 milioni di sovrafatturazione e 40 milioni sequestrati agli indagati. Mazzette a politici, commercialisti, protagonisti della finanza che conta, generali a tre stelle delle Fiamme Gialle.
Ci siamo. Ecco la nuova Tangentopoli veneta.
AI DOMICILIARI
RICHIESTA DI ARRESTO Anche per l'ex governatore del Veneto ed ex ministro all'Agricoltura e ai Beni culturali, ora parlamentare di Forza Italia, il padovano Giancarlo Galan, ma per poter procedere occorre il beneplacito dell'apposita Commissione. No comment da Giancarlo Galan sulla richiesta di arresto nei suoi confronti disposta per l'inchiesta sul Mose. Il presidente della Commissione cultura della Camera, fa sapere la sua portavoce Francesca Chiocchetti, «È a Roma e non ha potuto ancora vedere le carte».
È il risultato finale di tre anni di indagini serrate svolte dagli investigatori in grigioverde veneziani che hanno raccolto prove schiaccianti e incontrovertibili di un vero e proprio sistema di corruzione e collusione fra politica, imprenditoria e finanza che gli stessi aderenti non hanno potuto fra altro che confermare, messi con le spalle al muro dalla mole di riscontri dettagliati raccolta.
Solo una settimana fa, è trapelata anche la notizia di un avviso di garanzia all'ex ministro Altero Matteoli. Ma il primo colpo al sistema viene inferto il 28 febbraio 2013 con l'arresto di Piergiorgio Baita, allora ai vertici della Mantovani il colosso padovano delle costruzioni, fra i soci pesanti di Cvn ora impegnato sul fronte di Expo 2015 con l'aggiudicazione di lavori er circa 65 milioni di euro. L'accusa, formulata dal pm Stefano Ancilotto, è associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale attraverso un giro vorticoso di fatture false tramite "cartiere" collocate per lo più all'estero. Con Baita finiscono in carcere Claudia Minutillo, ex segretaria personale di Galan e ad di Adria Infrastrutture società della galassia Mantovani, il responsabile amministrativo di quest'ultima Nicola Buson e il console onorario di San Marino William Colombelli a capo della Bmc Broker, azienda di consulenza che dalle pendici del Titano garantiva a Baita un flusso ininterrotto di "uscite certificate" per attività mai svolte. Circa 20 milioni di euro la cifra calcolata per la maxi evasione.
A distanza di circa 4 mesi e mezzo arriva il secondo colpo al sistema. È il 12 luglio 2013 quando si capisce che in laguna nulla sarà come prima. L'arresto di Giovanni Mazzacurati, sconvolge insieme all'opinione pubblica, equilibri che sembravano eterni. Il creatore del Mose si era dimesso dalla carica di presidente di Cvn appena da due settimane, mettendo fine a un trentennio di assoluto dominio, dentro e fuori il Consorzio. Il sostituto procuratore Paola Tonini, che lo definisce "il grande burattinaio" gli contesta la turbativa d'asta per un appalto riguardante dei lavori nell'area portuale. E anche in questo caso spuntano fatture false e bustarelle. A 81 anni finisce ai domiciliari l'uomo che aveva condizionato la politica e l'economia veneziana e veneta. Stessa misura cautelare per Pio Savioli e Federico Sutto, nell'ordine consigliere e dipendente di Cvn, i responsabili della Cooperativa San Martino di Chioggia, Roberto Boscolo Anzoletti, Mario Boscolo Bacheto e Stefano Boscolo Bacheto e un altro chioggiotto Gianfranco Boscolo Contadin della Nuova Coedmar.
Due inchieste un unico filone, alla ricerca dei fondi neri milionari creati truccando le gare e facendo lievitare i costi non solo del Mose ma anche delle opere connesse alla salvaguardia di Venezia e finanziate con la Legge speciale. Soldi depositati su conti criptati e affidati alla "discrezione" di istituti bancari con sede nei paradisi fiscali. Già un anno fa la domanda, retorica, che si erano posti gli inquirenti era: a cosa serviva tutto quel denaro fantasma? La risposta era contenuta nella ponderosa relazione trasmessa dal pm al gip, costellata da numerosi omissis motivati da esigenze investigative, dietro i quali si nascondevano nomi cosiddetti eccellenti di corruttori e corrotti. All'alba di oggi, a due giorni dalla festa della Repubblica, il crollo definitivo del sistema. |