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Nel paese accerchiato da scarti, rifiuti e discariche
A Torrazza tra spazzatura, fumi, campi di fotovoltaico e scorie Tav


di Giorgio Ballario da La Stampa del 17-10-2013 (ha collaborato Diego Andrà) http://www.lastampa.it/2013/10/17/cronaca/nel-paese-accerchiato-da-scarti-rifiuti-e-discariche-zZUz7pZ9EvHDDH8VjmRhRL/pagina.html


«Quando hanno fatto le prove di accensione della centrale, in zona sembrava che ci fosse la nebbia. Dicono che bruceranno solo cippato di legna, ma l’impianto ha una capacità di 1.700 quintali al giorno: in pratica è come se qui ci fossero tremila stufe e camini che funzionano contemporaneamente a pieno ritmo». Michelangelo Bocchio, ex sindacalista, ora per diletto “storico” di Torrazza Piemonte, è il portavoce del Comitato ambientalista torrazzese (Cat), il movimento che sta lottando contro la centrale a biomasse costruita nella cittadina chivassese.


Rischio ambientale
A turbare i sonni suoi e degli ecologisti del paese, tuttavia, non è solo l’impianto della Eoslab di Regione Goretta. La centrale termoelettrica a biomasse si va infatti ad aggiungere ad una serie di criticità che negli ultimi decenni hanno trasformato il territorio torrazzese in un’area ad elevato rischio ambientale. Nel corso del tempo il triangolo di fertile terra agricola compreso fra l’autostrada Torino-Milano, il fiume Po e il torrente Dora Baltea è diventato una specie di ricettacolo di scarti e rifiuti di mezzo Piemonte.


E adesso i 2.800 abitanti attendono con ansia anche l’arrivo dello «smarino» dell’Alta Val Susa, vale a dire le tonnellate di detriti, pietrisco e terra dei cantieri Tav che, a detta degli esperti, potrebbero contenere anche tracce di rocce pericolose come uranio e amianto. Negli ultimi mesi la tensione è salita. La scorsa estate sui muri di Torrazza sono comparse scritte minacciose contro la Cogefa, la società che gestisce la cava che dovrebbe ospitare 800 mila metri cubi si «smarino»: «Cogefa=Mafia», «No Tav», «No smarino» e anche accuse ad alcuni consiglieri comunali. Inoltre è stato dato alle fiamme il camion di un autotrasportatore locale che lavora spesso per Cogefa. Un piccolo attentato, sulla cui origine dolosa ci sono però pochi dubbi.


Scritte e attentati
«Roba fatta da gente che viene da fuori – taglia corto Bocchio – che non serve a niente, anzi crea allarmismo e dà una cattiva immagine alla nostra battaglia». Del resto il leader del Cat ricorda un altro fatto oscuro: ignoti hanno bruciato un carro agricolo che i contadini avevano messo di traverso in una stradina di campagna, per impedire il passaggio dei camion che portano cippato alla centrale di Regione Goretta. Un rogo doloso che, fra l’altro, ha provocato la morte di una gattina che era solita dormire nel carro.


Piccoli episodi, che però confermano come a Torrazza Piemonte il clima si stia surriscaldando. Del resto la centrale termoelettrica e il possibile arrivo dello «smarino» vanno ad aggiungersi a uno stato di salute tutt’altro che buono. A devastare l’ambiente, all’inizio, hanno contribuito le sette fornaci presenti in zona, che per decenni hanno scavato argilla e immesso fumi nocivi nell’aria; poi sono arrivate le cave di ghiaia usate per edificare l’autostrada A4 e successivamente la linea ad Alta velocità Torino-Milano.


Tutti questi «buchi» nella campagna si sono rivelati ottimi siti per lo stoccaggio di materiali di scarto e rifiuti di vario genere, anche pericolosi. Infatti nella discarica «La Torrazza», ora gestita dalla Ambienthesis di Segrate (Milano), da oltre quarant’anni arrivano rifiuti industriali dall’intera provincia.


«La discarica è pericolosa»
Alla fine degli Anni Settanta il Comune fece anche partire una denuncia penale, a causa del percolato che era penetrato nelle falde acquifere, ma l’inchiesta alla fine venne archiviata. Da allora la discarica si è enormemente ampliata e di recente è stata autorizzata la «sopraelevazione» dell’ottava vasca, che ospiterà rifiuti pericolosi quali amianto e terriccio di ferrovia, purché «stabili e non reattivi».


La scorsa settimana gli ambientalisti e i militanti del Movimento 5 Stelle hanno manifestato davanti alla discarica, chiedendo che venga stoppato l’ulteriore ampliamento. «Torrazza non è la pattumiera della provincia – attacca il “grillino” Davide Bugli – pochi chilometri più in là ci sono le scorie nucleari di Saluggia; dall’altra parte, verso Chivasso, stanno arrivando i rifiuti della discarica di Malagrotta, a Roma. Basta, il Comune non fa nulla per tutelarci».


Lenzuoli alle finestre
E mentre in paese si moltiplicano i lenzuoli appesi alle finestre per contestare l’ampliamento della discarica e l’apertura della centrale a biomasse, nei bar c’è chi accusa la giunta di connivenza con i businessmen del settore rifiuti. E c’è anche chi, maliziosamente, ricorda che a Torrazza abita Bruno Trunfio, imprenditore edile in odor di ‘ndrangheta finito il carcere nell’operazione Minotauro e per il quale l’accusa ha chiesto una condanna a 13 anni. Prima di diventare assessore ai Lavori pubblici a Chivasso, Trunfio si è fatto le ossa in Consiglio comunale proprio a Torrazza.