Metrò in piazza Bengasi tra ritardi e grana dei subappalti Lavori fermi da otto mesi per il fallimento di alcune ditte impegnate nella realizzazione. Gtt assicura: l'opera sarà pronta nel 2016
di Gabriele Guccione da Repubblica del 23-09-2013 – Cronaca di Torino
L'incognita è pesante, e potrebbe far slittare la fine dei lavori per l’ultimo tratto del metrò di un anno e anche più. La sostituzione delle imprese Seli e Coopsette cui era stato affidato l’appalto, mandate a casa da Infrato dopo i ritardi accumulati e l’incertezza dovuta alle loro difficoltà finanziarie, non è proprio una passeggiata. Dalla società municipale per le infrastrutture si cerca di minimizzare, anche se il nervosismo per una situazione tutt’altro che facile da gestire è innegabile. Non solo bisogna trovare un sostituto, qualcuno che subentri all’appalto, ma va fatto in modo che il passaggio di consegne sia il più indolore possibile. Il rebus riguarda le imprese subappaltatrici: nel caso in cui non si arrivasse a una riconferma il cantiere dovrebbe essere smontato e rimontato. E questo farebbe perdere un bel po’ di tempo.
Non si scava più in piazza Bengasi da otto mesi, e non è affatto detto che si riprenda presto. È in corso una delicata trattativa per sostituire il aggruppamento SeliCoopsette con la seconda classificata nella gara di appalto, l’impresa Ghella di Roma, la stessa che ha lavorato al tratto MarconiLingotto. Prima di avere esito impegnerà tecnici e legali delle due società per i prossimi quindici giorni. «Le prossime due settimane saranno decisive — precisa l’amministratore di Infrato, Giancarlo Guiati — Ghella ha manifestato il proprio interesse al subentro, adesso stiamo interloquendo per definire a quali condizioni questo sarà possibile». Chi subentra nell’appalto deve accettare per legge le stesse condizioni di aggiudicazione, ma ci sono delle questioni aperte da precisare. Non sono di poco conto: tra l’offerta di Ghella e quella di SeliCoopsette c’era una differenza del 2 per cento, su un importo definitivo appaltato di 59,8 milioni di euro. E soprattutto bisogna affrontare, e possibilmente risolvere, il nodo subappalti: il costruttore che subentrerà al cantiere non sarà tenuto a confermare le imprese che in questi mesi hanno lavorato nel cantiere, prima su tutte la Trevi, la quale ha realizzato le paratie di contenimento dello scavo. E se chi subentrerà non dovesse decidere per una riconferma, questo potrebbe portare a un allungamento ulteriore dei tempi sulla tabella di marcia, con le vecchie imprese costrette a lasciare il cantiere.
Fare diversamente non era del resto possibile. «Dovremo rifare i conti un po’ con tutti questi aspetti — racconta Guiati — La ripresa non sarà immediata, certo, ma sarebbe stato inutile continuare a tirare avanti con imprese che ormai non potevano più garantire la prosecuzione dei lavori: avevano un ritardo di sei mesi e nel programma presentato questa estate prevedevano altri sei mesi di ritardo, sottolineando che non sarebbero riuscite a garantire finanziariamente la tenuta dell’appalto». Coopsette (coinvolta anche nel cantiere del grattacielo della Regione e dell’inceneritore del Gerbido) ha fatto istanza di fallimento e per decisione del tribunale si trova sotto concordato preventivo. In ultimo è stata pure coinvolta nell’inchiesta sul Tav di Firenze. Da Infrato sono comunque ottimisti: «La previsione iniziale fissava la fine dei lavori a fine 2015 — precisa l’amministratore — Noi contiamo comunque di chiudere a inizio 2016, per entrare in esercizio nei primi sei mesi dell’anno». Si cercherà di far coincidere la fine dei lavori strutturali, lo scavo e le parti grezze, con gli allestimenti interni e gli impianti, in modo da accelerare i tempi e recuperare il ritardo. |