Cari amici d’Abruzzo,
le mie considerazioni sulla mancanza di fondi, nella legge di stabilità̀, per la ricostruzione dei Paesi distrutti dal sisma sono dettate dall’amarezza di una storia che si ripete, immutata, da anni. Una storia di commozione vera di fronte ai parenti delle vittime, di promesse forse sincere ai sopravvissuti, di fatti bugiardi che si dilatano nel tempo. Siamo gente di montagna, accomunati da quelle emozioni quotidiane e indescrivibili che si provano davanti a una natura che nelle valli è quasi sempre bellissima e qualche volta terribile.
Sono stato Sindaco di Susa e ho vissuto esperienze di alluvioni che, per fortuna senza conseguenze per le persone, hanno messo in ginocchio la mia Città. Vicende nemmeno lontanamente paragonabili alla vostra, ma che mi fanno capire il senso di frustrazione che si prova quando vedi la tua terra devastata, i tuoi cittadini smarriti, il lavoro da fare, le pastoie della burocrazia, il tempo che passa. La nostra solidarietà non è di cortesia, è vera e profonda perché in questa fase politica stiamo assistendo ad un crescendo rossiniano di promesse fatte da una Classe politica ci nasconde la gravità dei problemi, ed è grave, o non se ne rende conto, ed è ancora più grave.
Il paradosso delle nostre due situazioni è sotto gli occhi di tutti. In Abruzzo non ci sono le risorse per una grande opera necessaria: la ricostruzione di una Città, in Piemonte ci sono (forse) miliardi per una grande opera inutile: il Tav. Qualcuno ci accusa di voler distogliere fondi dal Nord al Sud, in una sorta di federalismo al contrario, quando sosteniamo che la politica dei trasporti deve essere rivista a livello nazionale, come stanno facendo in Francia, quando diciamo che le priorità italiane riguardano la sicurezza delle scuole, l’assetto idrogeologico, il trasporto pubblico locale, il lavoro per i giovani, la sanità in tutto il territorio della Repubblica e non solo in qualche Regione cara ai Leghisti. Prima di preoccuparci del collegamento ad alta velocità tra Kiev a Lisbona dovremmo ultimare l’autostrada Salerno-Reggio Calabria o la ferrovia Napoli-Bari e soprattutto ridare vita alle vostre case. Spendiamo per il superfluo e rimandiamo l’indispensabile.
Nella nostra Valle è presente, dagli anni del miracolo economico, una numerosa Comunità abruzzese. Gente che si è integrata subito con noi, grandi lavoratori, compagni di sport, di iniziative sociali, di festa e di politica. Con questi uomini e queste donne abbiamo in comune il rispetto per la terra, gli animali, la natura. Con questi amici stiamo lavorando per un nuovo modello di sviluppo che ipotizza meno sprechi di territorio, minor consumo di risorse, maggior ricorso alle energie rinnovabili, sviluppo della campagna e dei pascoli abbandonati, banda larga nelle case più lontane per favorire il ritorno di chi ha dovuto trasferirsi in città. In questo periodo di grandi cambiamenti nello scenario economico e sociale, la nostra gente, che in passato ha avuto il coraggio di emigrare e di stravolgere il proprio stile di vita alla ricerca di nuove opportunità, saprà reinventarsi ancora e uscire dalle secche di questa crisi, più strutturale che passeggera.
La difesa della nostra Valle non riguarda solo noi e vi assicuro che non è dettata da quella sindrome dipinta con quel brutto acronimo inglese “Nimby”, riguarda tutti coloro che intendono mettere in discussione certe scelte e certi rinvii dettati dall’altra sindrome, quella del Gattopardo, ovvero fingere di cambiare tutto per non cambiare nulla. Accetto quindi con grande piacere l’invito a visitare la vostra terra con i miei colleghi per portarvi la nostra solidarietà e per parlare di progetti, di priorità, di politica e anche dei sogni che vorremmo far diventare realtà per questa nostra Italia.
Bussoleno, 24 ottobre 2013
Sandro Plano
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