PAROLE PESANTI COME PIETRE
dalla rubrica Opinioni di Luna Nuova del 03-09-2013
Signor procuratore capo Giancarlo Caselli, ho sentito le sue dichiarazioni alla televisione in merito agli episodi violenti nella vicenda Tav: «c'è un fondo di preoccupazione per il silenzio e la sottovalutazione, se non peggio, da parte di uomini della cultura, della politica...» e anche «è una mia opinione personalissima». Appurato che si tratta di opinione e non di sentenza al terzo grado di giudizio, mi permetta di obiettare poiché, nella migliore tradizione della excusatio non petita, accusatio manifesta, mi sento coinvolto dalla sua presa di posizione.
Premetto che nutro per lei e per il suo operato la massima stima e considerazione e che questa lettera non è una critica al lavoro della magistratura o delle forze dell'ordine, ma una valutazione dello stato di fatto da parte di una persona che come me ha vissuto e vive le tensioni e le contraddizioni di una questione che dura ormai da anni. Premetto anche che non rinnego parte della responsabilità politica che io e molti altri amministratori abbiamo avuto nell’evoluzione di una protesta che si è dilatata negli anni. Sarebbe troppo facile e ingiusto dare la colpa di tutto ciò che è successo a qualche ragazzo in vena di teppismo o di pulsioni anarchiche, ma con estrema chiarezza, io e gli amministratori della Comunità montana condanniamo, senza se e senza ma, ogni forma di violenza, di intimidazione e di illegalità. Rivendichiamo il diritto di esprimere la nostra opposizione nei modi previsti dalla legge e respingiamo con forza ogni sospetto di avere promosso o condiviso qualsiasi azione illecita.
Ciò detto, non si tratta più solo di un treno, ormai la protesta si è identificata con la contestazione a questo modello di società e di governo. I sassi o i petardi contro le forze dell'ordine non sono indirizzati a quegli uomini in divisa che eseguono ordini, sono indirizzati a chi in questo momento sta dando un'immagine deprimente delle istituzioni, a un sistema malato di malgoverno, di interessi e di comportamenti lontanissimi dallo spirito della nostra Costituzione.
Mi chiedo allora che tipo di esempio possiamo dare, come generazione, a questi giovani che, in modo sbagliato, esprimono la loro rabbia verso un mondo che li esclude. Non possiamo nemmeno ignorare le contestazioni alla magistratura fatte da quegli stessi ministri che condannanoil boicottaggio a una galleria e nello stesso momento sostengono l'agibilità politica di un condannato per frode fiscale. Non possiamo ignorare le esasperazioni giornalistiche tese a magnificare ed esaltare i benefici di un treno ad alta velocità per poche persone, mentre, notizia recentissima, si tolgono risorse ai treni a bassa e a volte bassissima velocità per milioni di pendolari. Il progetto del Tav nel 2005 costava 12 miliardi di euro, era contestato da 23 amministrazioni comunali e da migliaia di cittadini. Il nuovo progetto, contrabbandato come condiviso e migliorativo, prevede una spesa di oltre 24 miliardi, è contestato da 20 amministrazioni, dagli stessi cittadini, da moltissimi intellettuali e da oltre un centinaio di parlamentari. Non si può ragionevolmente affermare che la procedura adottata e l’Osservatorio siano stati un successo da prendere come modello. La pseudo concertazione ha avuto come referenti solo chi era ed è favorevole all'opera e molti politici e giornalisti torinesi invece di rilasciare dichiarazioni mirate a stemperare il conflitto hanno usato termini e toni che sono serviti esclusivamente ad esasperare gli animi.
Abbiamo ripetutamente chiesto senza esito un incontro con il governo, ma l'atteggiamento dei ministri rispecchia quello espresso nel 2010 in un comunicato stampa della presidenza del Consiglio secondo cui "la nuova Comunità montana non si connota con il profilo istituzionale adatto a rappresentare la pluralità degli interessi". Ovvero, si dialoga solo con chi non pone questioni. Mi creda, non stiamo sottovalutando il problema, anzi, dato che sentiamo fortissima la responsabilità di quello che qui succede, siamo fortemente preoccupati per la tensione che si è venuta a creare in seguito alle misure cautelari e al clamore giornalistico che si è sviluppato quando si parla di mafia, tentato omicidio, terrorismo. Le parole a volte sono pesanti come pietre. Lo Stato ha il pieno diritto di usare la forza per vincere sulla contestazione, ma quando questo avviene vuol dire che la politica ha perso. Io e i miei colleghi della valle di Susa crediamo e speriamo ancora nella politica.
SANDRO PLANO |