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Sassaiola sul furgone, ferito un operaio a Venaus

 

di Marco Giavelli da Luna Nuova del 10-05-2013 – pag. 3

 

Venaus - Un operaio a bordo di un camioncino della ditta Martina Service è stato fatto bersaglio di una sassaiola da parte di ignoti che, a quanto pare, si erano appostati allo svincolo di Susa ovest dell'A32, in zona Passeggeri, già sul territorio di Venaus. L'agguato è avvenuto martedì sera intorno alle 23,45: secondo quanto rac­contato dall'uomo ai carabinieri della compagnia di Susa, ai quali ha subito sporto denuncia,si trattava di un gruppo di giovani incappucciati che, come lo han visto arrivare, hanno iniziato a colpire a sassate il furgoncino della ditta segusina impegnata nel cantiere del tunnel della Maddalena. A quel punto lui ha accelerato bru­scamente riuscendo a fuggire. Le pietre hanno mandato in frantumi i vetri laterali e il parabrezza del mezzo mentre l'operaio, C.A., valsusino, ha riportato delle ferite al volto, alcuni tagli e una contu­sione al costato: recatesi all'ospe­dale di Susa, è stato dimesso con una prognosi di sei giorni.

 

Sull'episodio stanno ora in­dagando i carabinieri e la digos: ufficialmente non sono emersi indizi che facciano pensare al diretto coinvolgimento di atti­visti No Tav. L'unico dato che fa pendere la bilancia da quella parte è il testo pubblicato sul sito www.infoaut.org alle 18,39 di mercoledì, ripreso un paio d'ore dopo anche da www.notav.info. Il titolo è eloquente: "Chi devasta, se l'aspetti". Non si tratta di una rivendicazione, ma comunque di un metaforico applauso a chi ha compiuto questo gesto. L'articolo fa riferimento ad «anonimi» che «hanno fatto un po' di paura a chi persevera nell'intento di devastare la val Clarea» e definisce «devastatore» l'uomo che si trovava al volante. «Ciò che è successo non è nulla di straordinario, semplicemente il continuare a mettere in pratica il boicottaggio attivo del cantiere poiché la campagna "C'è lavoro e lavoro" non è un vuoto slogan, ma un obiettivo che va praticato ogni qualvolta se ne presenti l'occasione - prosegue il testo - Ognuno si deve assumere le proprie responsabilità: chi devasta la valle non può pensare di farlo in maniera indisturbata, come se fosse un lavoro come tanti altri». Epreannuncia: «In vista di un'estate di lotta che sta per cominciare, siamo sicuri che ci saranno altre occasioni per continuare l'opera di boicottaggio attivo».

 

Da prima ancora che uscisse l'articolo, il mondo politico non ha comunque esitato a puntare il dito contro la frangia violenta del movimento. Cosa che il Mo­vimento 5 Stelle ha voluto subito stigmatizzare: «Tutti, senza alcun indizio, lanciano pesanti accuse al movimento No Tav», attaccano il senatore Marco Scibona e i de­putati Laura Castelli, Ivan Della Valle e Fabiana Dadone. I parla­mentari di zona M5S, nel ricordare le presunte mancanze di Ltf a livello progettuale e le difficoltà dei proponenti dell'opera sulle compensazioni, ipotizzano un preciso disegno: «Nulla di meglio, in questo momento, di un 'aggressione di personaggi incappuccia­ti, vestiti di nero, ad un mezzo che i mezzi di comunicazione dicono essere di ritorno dal cantiere della Maddalena di Chiomonte, ad alcuni chilometri di distanza dal cantiere. Nessuno ha visto, ma tutti hanno subito urlato che erano stati i No Tav. I No Tav della valle di Susa non sono stupidi, se lo fossero non sarebbero riusciti a creare un movimento così forte e radicato».

 

Parole che hanno subito sca­tenato la reazione indignata del senatore Pd Stefano Esposito, che li ha definiti «collaborazionisti dei violenti No Tav». Esposito ha inoltre inviato una lunga lettera al presidente del Senato, Pietro Grasso, a vari ministri, al pre­fetto e al questore di Torino, alle principali autorità piemontesi e torinesi e anche a don Luigi Ciotti. Nella missiva, intitolata "Vittime del silenzio", richiama il testo pubblicato su www.notav.info sostenendo che «è la prima volta che assistiamo a una rivendica­zione ufficiale di un fatto violento collegato alla Tav». E aggiunge: «Credo sia giunto il momento, in realtà sarebbe giunto da tempo, che la società torinese e piemon­tese, anzi, il Paese, affronti il tema della violenza in val di Susa senza girarsi dall'altra parte, prima che l'escalation di cui parlavo produca fatti ancora più gravi. Fatti che rischierebbero di segnare un punto di non ritorno».