Mose, Enrico e Gianni Letta sfiorati dall'inchiesta sul Consorzio di Venezia
da L’Huffington post del 18-07-2013
Enrico e Gianni Letta sfiorati indirettamente dall'inchiesta sul Consorzio di Venezia, l'associazione di imprese incaricata di costruire il Mose nella città lagunare. Nipote e zio, uno è l'attuale premier, mentre l'altro è l'ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio e braccio destro di Silvio Berlusconi. Entrambi favorevoli da sempre alla costruzione del Mose.
Per Gianni spunta un biglietto a sua firma in cui ringrazia "per il regalo ricevuto" il finanziere Roberto Meneguzzo, al vertice della holding di Vicenza "Palladio Finanziaria", che ha subito una "visita" da parte delle Fiamme gialle. Mentre per il presidente del Consiglio c'è la perquisizione della sede romana del suo think net "VeDrò", e dell'abitazione del tesoriere Riccardo Capecchi. Proprio "VeDrò" aveva ricevuto delle sponsorizzazioni dal Consorzio nel 2011 e nel 2012. Una tegola che arriva in un momento in cui il governo Letta ha appena superato tra mille difficoltà le tensioni del caso kazako. Tanto che nel Pd qualcuno pensa che sia un'operazione a orologeria volta a far traballare ulteriormente l'esecutivo.
Ora, come sottolinea il quotidiano la Nuova Venezia,
La Nuova Venezia poi aggiunge
Il nesso politico con questa indagine è tuttavia più recente. Tra le opere più urgenti che per il governo Letta il Cipe deve finanziare c'è il sistema per difendere Venezia dalle acque alte. A sottolinearlo il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi nella presentazione del suo programma. Già il governo Berlusconi aveva visto nel Mose un'opera strategica. Come ricorda il Corriere della sera
L’ex Finanziaria per il 2013 aveva infatti stanziato un miliardo e 150 milioni di euro per il sistema dal 2013 al 2016 (da cui però ne andavano tolti 57,5, cioè il 5 per cento, per i Comuni di Venezia, Chioggia e Cavallino-Treporti) e poi assicurava una prossima delibera del Cipe per assegnare finalmente quei 50 milioni di finanziamento della legge speciale che risalgono ancora al Comitatone del 2011: servirono i pugni sbattuti sul tavolo da Giorgio Orsoni e la comprensione di Gianni Letta (all’epoca governava Silvio Berlusconi) per portare a casa il risultato. Per entrambi gli stanziamenti servivano però i timbri del Cipe ed è per questo che il messaggio lanciato da Lupi ha un suo peso. Nelle sue schede il ministro ha ricordato che per completare il Mose mancano 1,550 miliardi, che saranno coperti dai fondi della legge di stabilità. |