Le Comunità montane aspettano i commissari
Da oggi cancellati gli enti Nei Comuni cresce la protesta
di Guido Novaria da La Stampa del 31-03-2013 – Cronaca di Torino
http://www.lastampa.it/2013/03/31/cronaca/commissari-cercansi-per-le-comunita-montane-fYlzFiMlHLo4kj4U9QkB2M/pagina.html
Requiem per le 22 Comunità montane. Oggi è il loro ultimo giorno di vita dopo 42 anni di attività, in attesa della nomina dei commissari chiamati a liquidare questi enti che lasciano il posto all’Unione fra i Comuni.
Il Maccanti-pensiero
L’ex assessore leghista della giunta Cota, Elena Maccanti, ha ripetuto fino alla noia la filosofia della legge regionale che un anno fa ha segnato la fine delle Comunità montane: «La legge affida un ruolo all’assemblea dei sindaci, che sottoporrà ai Comuni una proposta di ambito territoriale, proposta che potrà essere approvata o modificata dagli stessi enti locali. Il Comune mantiene la sua autonomia decisionale, ma l’assemblea dei sindaci può guidare il percorso. Infine, nel caso in cui tutti i Comuni appartenenti a una comunità decidano di costituire un’unione montana non ci sarà soluzione di continuità né bisogno di un commissario per il riparto». E ancora: «Le Comunità montane sono fallite perché i loro confini sono stati decisi a tavolino da Torino, creando aggregazioni troppo ampie e disomogenee, con modalità di elezioni degli organi che non sempre hanno garantito la rappresentatività di tutti i territori».
Uncem infuriata
Lido Riba, presidente regionale dell’Uncem, ha condotto inn questi mesi una battaglia quotidiana con la Regione: «La trasformazione delle Comunità montane in Unioni sta avvenendo in un clima surreale. È solo grazie alla lungimiranza di buona parte degli amministratori piemontesi che stanno nascendo le Unioni montane. La Regione Piemonte, con la legge 11 del 2012, con i successivi vuoti legislativi e con le rigide interpretazioni burocratiche, ha disgregato quanto esisteva, senza dire come ricomporre il quadro istituzionale dei piccoli Comuni, di montagna e di pianura».
Finora sono nate solo tre Unioni montane in tutto il Piemonte. Prosegue Riba: «La Regione non ha chiarito dubbi e incertezze degli amministratori locali, in particolare per quanto riguarda modalità di gestione in forma associata dei servizi ai cittadini e alle imprese, già garantiti dalle Comunità montane. In pratica, il legislatore ha distrutto un sistema nato 40 anni fa, per non sapere poi come aiutare i Comuni a costruire il nuovo modello di gestione dei servizi e dello sviluppo delle Terre Alte. Anche in pianura, per gli stessi motivi, si sono disgregate Unioni esistenti, con i Comuni grandi che molto spesso hanno “abbandonato” i più piccoli, non essendo prevista una sussidiarietà sostanziale, necessaria oggi tra enti locali, che siano di pianura, di collina o di montagna».
«Serve più tempo»
Intanto dall’Uncem è partita la richiesta di un rinvio al 30 giugno dei commissari liquidatori, ma questo non è avvenuto. «Uncem è pronta a fare la propria parte, a lavorare con la giunta e il Consiglio regionale, con tutti i sindaci e gli amministratori locali per governare una situazione che agli occhi di altre regioni, da sempre attente alle politiche montane del Piemonte viste come un modello, ha dell’incredibile» conclude Riba che ha già incontrato il nuovo assessore regionale alla montagna Vignale. Da 48 le Comunità montane piemontesi erano scese a 22: «I risparmi erano già stati ampiamente raggiunti».
|