Scontri sull'autostrada: sei condanne e due assoluzioni per i fatti del 2010
di Marco Giavelli da Luna Nuova del 07-06-2013 – pag. 3
C’è una certa incredulità, tra gli avvocati del movimento No Tav, rispetto alla sentenza con cui martedì il tribunale di Torino ha condannato in primo grado sei degli otto attivisti finiti alla sbarra per gli scontri che si erano verificati il 9 febbraio 2010 lungo lo svincolo di Susa dell'A32 Torino-Bardonecchia, durante una delle proteste contro le trivelle al lavoro nella zona dell'autoporto. Tre imputati, tra cui Luca Abbà, l'attivista del Cels rimasto folgorato il 27 febbraio 2012 dopo la caduta dal traliccio in val Clarea, sono stati condannati a cinque mesi, altri due a cinque mesi e 10 giorni, tutti per i reati di violenza a pubblico ufficiale e lesioni. Un sesto è stato assolto per questi due capi d'accusa ma condannato a un mese e 10 giorni per porto ingiustificato di un bastone, mentre i restanti due sono stati assolti su tutta la linea. Nei loro confronti il pm Giuseppe Ferrando aveva richiesto pene ben più salate, fino a un anno e tre mesi di carcere. Molti dei condannati potranno avvalersi della condizionale ma non Luca Abbà, a cui la misura non è stata concessa perché ha già altri procedimenti in corso.
Dopo aver letto le motivazioni del giudice, gli avvocati del legai team No Tav hanno preannunciato ricorso in appello: «Lo si fa di norma e lo faremo a maggior ragione in un caso come questo, visto che ci troviamo di fronte ad un procedimento in cui ritenevamo di avere buone possibilità di ottenere un'assoluzione piena per tutti - commenta l'avvocato Claudio Novaro, difensore di due degli otto imputati tra cui anche Luca Abbà - onestamente faccio molta fatica a comprendere le reali motivazioni che hanno portato a queste condanne, anche perché eravamo in presenza di un buon collegio e le carte probatorie restituivano un quadro che nel complesso contribuiva a dimostrare l'innocenza degli imputati».
Quel giorno, sull'Autofrejus occupata dai manifestanti, andò in scena un veloce tafferuglio in cui tra l'altro lo stesso Abbà rimase colpito alla testa da una manganellata, perdendo parecchio sangue. «Come dimostrano le immagini, da parte del mio assistito e dei manifestanti non ci fu alcun atto di violenza nei confronti delle forze dell'ordine - prosegue Novaro - i fatti dicono che venne appiccicato un adesivo No Tav sul cofano di un mezzo delle forze dell'ordine da cui successivamente scaturì una carica convulsa e cruenta, pur se non particolarmente violenta, che in realtà venne generata dal movimento sconnesso di alcuni agenti. Quello di appiccicare un adesivo sui mezzi delle forze dell'ordine è stato ritenuto un gesto provocatorio, e nei fatti può essere considerato tale anche se è un gesto che in questi casi può capitare, ma non può essere certo considerato un gesto violento. Durante la carica era anche caduto a terra un ragazzo sulla carrozzina. Alcuni manifestanti hanno poi reagito alla carica, tanto che due agenti hanno accusato delle lesioni, ma hanno comunque reagito a un atto arbitrario da parte delle forze di polizia» |