PRIORITÀ ALLA VENDEMMIA
Da Luna Nuova del 13/9/11 –pag. 2
Oggi in prefettura è fissata una riunione tra il presidente della Comunità montana Sandro Plano con l'assessore alle attività produttive Gigi Giuliano e il prefetto. Tema: la vendemmia a Chiomonte, ma certamente Alberto Di Pace parlerà con Plano anche delle posizioni della Comunità montana che, come è noto, è esclusa sia dall'Osservatorio che dai tavoli politici.
In ogni caso, in queste settimane, le attività di vendemmia alla Maddalena avranno la priorità sulle attività di cantiere. Lo ha stabilito il prefetto in accordo con la questura. Non si fermeranno i lavori ma nella riunione con la Coldiretti di venerdì si è deciso che le attività di vendemmia e vinificazione verranno il più possibile favorite. Sarà la stessa organizzazione degli agricoltori a gestire la raccolta dei nominativi per i permessi temporanei di accesso all'area chiusa. Oggi verrà affisso un manifesto che invita gli agricoltori interessati a rivolgersi agli uffici di zona per fornire i nominativi per i permessi. Giovedì sera c'è stato l'incontro con i produttori di valle. Si parla di cinque-sei aziende agricole che andranno a vinificare, senza limite di orario, alla cooperativa della Maddalena e di 20-25 proprietari che andranno a vendemmiare con tanto di familiari e aiutanti. Tutti i nomi degli addetti alla vendemmia e alla vinificazione (si potrebbe raggiungere il centinaio di persone) andranno trasmessi alla Prefettura per ottenere dalla Questura i permessi. «E'indispensabile portare a termine questa vendemmia - dichiara Sergio Barone, responsabile di zona della Coldiretti - Ci troviamo di fronte a un'annata con uve ottime e abbondanti. Certo, la Coldiretti si occupa solo di aiutare a proteggere gli agricoltori e le loro attività. Non siamo poliziotti e non spetta a noi garantire per le persone che otterranno i pass per i cancelli».
MADDALENA: PRIMA VENDEMMIA A LIBERTA' VIGILATA
Situazione surreale: carte d’identità ai due cancelli, «Ma sarà una buona annata»
di Claudio Rovere da Luna Nuova del 16/9/11 – pag. 2
Chiomonte - Sono stati i filari di pinot nero dell'azienda agricola Martina, nella conca esposta a sud-est del Signou, in piena zona rossa della Maddalena, i primi a cadere sotto le forbici dei vendemmiatori all'interno del fortino a difesa delle recinzioni del futuro cantiere del tunnel geognostico.
Una vendemmia particolare, quella di quest'anno, per la zona vinicola più nota di tutta la valle, quella che dalla centrale ricopre i costoni terrazzati della sinistra orografica della Dora. Un luogo ideale per la coltivazione della vite, almeno fino ad un paio di mesi fa, quando il tranquillo incedere di auto e trattori dei vigneron locali è stato soppiantato dai mezzi delle forze dell'ordine, dai Lince degli alpini del Susa, reduci dall'Afghanistan, dai blocchi di cemento, dalle spesse reti e dal filo spinato dei check-point, dai gas lacrimogeni. La vite, simbolo di pace e convivialità, è stata circondata da uno scenario di guerra.
ll check-point della centrale, con la notte illuminata dai potenti riflettori che lo fanno tremendamente assomigliare all'allucinato ponte di "Apocalipse now" è da subito diventato il muro che divide il mondo normale dalla zona rossa, vietata a chiunque non sia nella lista. La famigerata lista che comprende chi queste vigne ha dovuto lavorarle per questi 80 giorni di fortino e che in questi giorni di vendemmia, a seguito di un accordo maturato negli incontri tra Coldiretti, Prefetto e Questura, sta allargando un po' le sue maglie. Purtroppo senza comprendere i giornalisti, che per documentare la vendemmia "oltre muro" hanno dovuto ricorrere alla conoscenza dei luoghi.
I primi a mettersi in azione, dalle 6.45 di ieri mattina, sono stati gli otto vendemmiatori accreditati dell'azienda agricola Martina, con sede nella parte alta di Giaglione, in frazione San Rocco, ma con un buon 50 per cento della superficie vitata proprio tra il Signou, in una conca attira raggi solari, e la centrale di Chiomonte. Qui il migliaio di piante di pinot nero è all'apice della maturazione, complici le due settimane di caldo torrido di questo anomalo settembre sopra media: non c'è tempo da perdere, c'è il rischio di sovramaturazione, l'intervento non è più rimandabile. Cosi alle 7 meno un quarto debutta la prima vendemmia a "libertà vigilata" della Maddalena.
Uno per volta Serena Sereno, moglie di Giancarlo Martina, coordinatrice della giornata, e i suoi sette aiutanti tirano fuori dal portafoglio le carte di identità e dopo averle esibite per un primo controllo fuori dal cancello, che li attende puntualmente già aperto come da accordi, le riconsegnano alla polizia qualche metro più in là, al secondo cancello. Anche Serena e il padre Gualtiero, che di qui passano sovente per andare a compiere i lavori in vigna, devono sottostare, un po' stupiti, allo stesso rito. «Capisco le regole, ma le nostre facce sono ormai conosciute». Ma più stupiti di loro sono alcuni dei volontari assoldati in occasione della vendemmia. «E' impressionante vedere dal vivo questi luoghi, che guardavamo in televisione, e il numero di poliziotti e carabinieri schierati».
Così, in un'atmosfera irreale, certo differente da quella di festa delle altre vendemmie, il gruppo prosegue fino alla conca del Signou, oltre l'area pic-nic di via dell'Avanà dove i No Tav in un paio di incursioni hanno sorpreso le forze dell'ordine, arrivando fin nel cuore della zona rossa, e oltre il bed& breakfast "l Garbin". Qualcuno tra gli agenti di turno in quel momento si offre anche, un po' per scherzo un po' forse per davvero, di aiutare il gruppo nel suo lavoro, ma il numero di persone è più che sufficiente a concludere il lavoro nella mezza giornata che si è prefissa. «Le uve sono mature e sane - spiega Giancarlo Martina - e facilitano il compito di chi vendemmia».
Quando i primi grappoli iniziano a cadere nelle grandi cassette di plastica rossa l'atmosfera si rasserena; non c'è più tempo di pensare a tutto quello che sta intorno alla vigna, peraltro per conformazione capace di occultare chi vi lavora all'interno ed "isolarlo" dal mondo, si rusca sodo e basta. D'altronde questo è il vino di punta di Martina e forse non è un caso che proprio la prima vendemmia a libertà vigilata sia quella del pinot nero, un prodotto che nel 2005, altro anno simbolico nella storia del Tav, ha consentito all'azienda giaglionese di entrare tra i primi dieci blaubur-gunder al concorso nazionale di Egna, in Alto Adige, l'università del pinot nero italiana. «Si vende bene, abbiamo sempre molte richieste - sottolinea Giancarlo Martina - e questa si preannuncia come un'ottima annata».
Già, ma forse i nemici da combattere non sono solo le malattie all'interno della vigna. C'è la pubblicità negativa ingenerata dal luogo, c'è la paura, peraltro scongiurata da recenti analisi, che l'uso massiccio di lacrimogeni al gas Cs possa aver in qualche modo inquinato terreni e uve. «Certo abbiamo dovuto fare i conti anche con tutto questo - puntualizza Martina - ma il prodotto è buono e credo che alla fine la clientela lo capirà». La prima metà di giornata si conclude poco dopo le 13, quando il furgone aziendale carico di circa 12 quintali di uva rivarca il doppio cancello del check-point, in direzione Giaglione. Qui, nelle vigne di frazione San Rocco, c'è altro pinot nero che attende, per un totale che a fine giornata si aggirerà sui 19 quintali. Ne verranno fuori circa 2mila bottiglie. Le prime di vino a libertà vigilata.
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