Bookmark and Share

vai alla home page

 

Unione di Comuni, ci siamo.

Dalla Regione: è pronto il disegno di legge che abolisce le Comunità montane del Piemonte

di Massimiliano Borgia da Luna Nuova del 16/12/2011 – pag. 2

 

Dopo quasi un anno di attesa per le interpretazioni dell'articolo della finanziaria che lo aveva reso obbligatorio, la giunta regionale, ha approvato il disegno di legge sulle Unioni dei Comuni. Il ddl è stato preparato dall'assessora alle autonomie locali Elena Maccanti (Lega) con l'assessore alla monta­gna Roberto Ravello.

 

La norma nazionale, contenuta nel decreto stabilità dello scorso agosto, stabilisce l'obbligo di ge­stione associata di tutte le funzioni amministrative e di tutti i servizi pubblici per i Comuni fino ai 1000 abitanti nella forma obbligatoria dell'Unione, salvo testimoniare al competente ministero dell'in­terno di aver raggiunto livelli di adeguatezza nell'erogazione dei servizi anche attraverso la scelta dello strumento più snello della convenzione.

 

Le Unioni costituite dai comuni obbligati devono avere un limite minimo demografico di norma superiore ai 5mila abitanti, oppure di 3mila abitanti se appartengano o siano appartenuti a Comunità montane, salva la possibilità per la Regione di individuare limiti minimi demografici diversi.

 

Se per le aree di pianura le Unioni di comuni sono una novità (anche se molti servizi sono già gestiti in forma associata con i vici­ni) per la montagna questo disegno di legge significa la soppressione delle Comu­nità montane, che erano già "unioni di comuni" a tutti gli effetti.

 

Ad essere riconosciuti saranno solo più "gli enti costituzionalmente ricono­sciuti", cioè i Comuni e le Province. La Costituzione, infatti, se riconosce il diritto della montagna a godere di un trattamento di favore rispetto agli altri territori, non istituisce le Comunità montane, che fanno parte di un ordinamento complessivo per la montagna deciso dallo Stato negli anni '70.

 

Così la Regione, nel rispetto delle logiche descritte, si pone la scelta di consentire il superamento delle attuali comunità montane, enti sovracomunali non costituzionali, che rappresentano una tipologia di aggregazione non volontaria ma determinata obbligatoriamente dalla Regione.

 

Con il ddl si riconosce la possi­bilità per i Comuni già facenti parte di Comunità montane di individuare come ambito ottimale di gestione associata delle funzioni e dei ser­vizi comunali l'ambito territoriale della Comunità montana, che è così trasformata in Unione di Comuni montani, vale a dire in una forma aggregativa strutturata di gestione associata con regole di governance «più rispettose della centralità e dell'autonomia dei Comuni», come si legge nella presentazione della legge. In mancanza di tale opzione, le Comunità montane sono soppresse con conseguente confe­rimento delle funzioni in capo agli enti costituzionali, cioè, appunto, Comuni e Province.

 

Le Unioni dei Comuni saranno gestite da un organo esecutivo e da un organo consiliare non eletti dai cittadini ma determinati dai diversi statuti delle diverse Unioni. Ci saranno così modalità di gestioni molto diverse. Se l'Unione opererà solo attraverso una convenzione, questa dovrà comprendere moda­lità di consultazione e verifica con rispetto dei diritti di tutti i Comuni convenzionati.

 

I Comuni stessi formulano le proposte di aggregazione nel complessivo rispetto dei criteri di se­guito indicati: a) appartenenza alla medesima area territoriale omogenea (pianura, collina, mon­tagna); b) appartenenza degli enti interessati alla medesima provincia; c) rispetto dei limiti demografici minimi di legge. E cioè: area mon­tana, 3mila abitanti; area collinare, 3mila abitanti; area di pianura, 5mila abitanti. Solo per l'esercizio in forma associata della funzione socio-assistenziale, fermo restando il rispetto degli obiettivi del piano socio-sanitario, è il seguente: area montana, 15mila abitanti; area collinare, 15mila abitanti; area di pianura, 20mila abitanti.

 

Tra i Comuni "montani" sparisco­no Avigliana, Almese, Villardora, Caselette, Sant'Ambrogio, Trana, Reano e Sangano, che dunque non potranno fare parte di Unioni con il resto di valle Susa e val Sangone.