Tav Lione-Torino e
‘ndrangheta piemontese:
l’operazione Minotauro
scopre che i binari sono paralleli
da Guardie o ladri di Roberto Galullo 6/9/2011 -http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2011/09/tav-lione-torino-e-ndrangheta-piemontese-loperazione-minotauro-scopre-che-i-binari-sono-paralleli.html
E’ il 3 aprile 2007 quando il
pentito di ‘ndrangheta Rocco Varacalli subisce l’ennesimo
interrogatorio e deve guardare attentamente l’ennesima foto.
Questa volta è l’istantanea di Pietro
Pipicella, 37 anni, detto Petri di Giusi ‘u zoppo. La
riconosce: per lui è affiliato alla ‘ndrangheta, riveste il grado di picciotto
èd stato nel 2006 “capo giovani”. Eh sì, le cosche ci tengono alle nuove leve.
Lavora in un impresa edile
dell’Alta velocità nel Nord e secondo la Procura di Torino che il 9 giugno 2011
lo prenderà nell’ambito dell’operazione Minotauro con la quale
assesta un colpo durissimo alle cosche calabresi in Piemonte, nel frattempo ha
fatto carriera. I pm scoprono che è diventato esponente del locale di Natile di
Careri a Torino, partecipe della “società minore” ed è affiliato alla
‘ndrangheta almeno dal ‘97.
Pipicella non è
l’unico picciotto con un pedigree pronto da spendere proprio mentre i lavori
dell’Alta velocità in Piemonte sono partiti. La torta miliardaria di
quest’opera faraonica e discussa non sfugge agli appetiti delle cosche e ben lo
sa chi è già passato attraverso questa esperienza. “Ho conosciuto la mafia
in occasione dei cantieri dell’Alta velocità – dichiara il presidente
della Camera di commercio di Reggio Emilia, Enrico Bini - Venivano
a proporsi offrendo una grande disponibilità economica e di mezzi, nascondendo
dietro a una faccia pulita lavoratori in nero, camion sovraccarichi e
frequentazioni ambigue. Non era facile capire, anche se c’era chi girava con
l’auto blindata e la scorta. Non sarà facile neppure ora”.
Se
lo Stato, le Istituzioni, i sindacati, la Chiesa e le associazioni datoriali
stanno alzando il muro, la ‘ndrangheta si è già posizionata da tempo lungo il
percorso della Tav, anche se l’operazione Minotauro ha inferto
un colpo tremendo ai loro equilibri e alle cordate in vista dei lavori.
Leggere il tracciato della
Lione-Torino equivale, sinistramente, a sovrapporre il percorso alla mappa dei
boss, delle famiglie mafiose e dei loro traffici criminali che, guarda caso,
ruotano quasi tutti nel ciclo del cemento. Prima di analizzare, bisogna
premettere che la sentenza n.362 del 2009 della Corte di Cassazione ha già
riconosciuto definitivamente “un’emanazione della ‘ndrangheta nel
territorio della Val di Susa e del Comune di Bardonecchia”.
Il percorso “parallelo” delle
cosche inizia dai comuni di Chiusa San Michele, Villardora e Sant’Ambrogio. A
cavallo di questi due ultimi paesi, il 13 dicembre 2009, nel corso di un pranzo
al quale parteciparono molti boss, avvennero i festeggiamenti per conferire la
dote di “santista” di ‘ndrangheta a due indagati nell’operazione Minotauro.
Il loro referente era Giuseppe Commisso, detto ‘u mastru, nato
a Siderno e considerato dai magistrati un padrino a Torino.
A Buttigliera Alta già nel lontano
9 dicembre 1987, quando era il clan Belfiore a dettare legge
nel narcotraffico, ci fu un regolamento di conti che lasciò sull’asfalto tre
morti e un ferito. Basta spostarsi di qualche chilometro ed entrare a Rivoli
dove esisteva un locale (vale a dire una cellula strategica e strutturata)
riconducibile alla ‘ndrina Romeo di San Luca. Oggi quel
locale, racconta l’operazione Minotauro, è stato rivitalizzato
da Salvatore Demasi (ritenuto padrino e capo storico), Gaetano
Cortese, il “santista” Bruno Pollifroni e altri
personaggi.
Sempre il pentito Varacalli
racconta dei traffici della ‘ndrangheta ad Orbassano, comune delicatissimo
nello scacchiere non solo geografico e commerciale ma anche politico. Qui,
nelle consultazioni amministrative del 2008 è stato eletto consigliere comunale
nella lista del Pdl Luca Catalano, nipote di Giuseppe
Catalano, considerato dalla Procura “capo locale”di Siderno a Torino,
affiliato alla ‘ndrangheta almeno dal 2006, partecipe della “società maggiore”
con dote superiore a quella di “padrino”.
Luca Catalano,
chiariamo, non è indagato, proclama l’innocenza dei congiunti e si è dimesso
dopo l’arresto del padre Giovanni, già nel luglio dello scorso
anno. Il 22 maggio 2009, nell’ambito di un incontro politico, scrivono i pm, Luca
insistette perché partecipasse anche Francesco D’Onofrio,
padrino e fino a febbraio 2010 reggente del “crimine” a Torino, in quanto
quest’ultimo sembra avesse il controllo di Vinovo, Nichelino e Moncalieri, dove
era amministratore di una casa di riposo per anziani la cui sede operativa è a
Cintano. Anche D’Onofrio è caduto nelle maglie dell’operazione Minotauro.
A Grugliasco ci sono Francesco
Tamburi, capo società del locale di Siderno a Torino e a Collegno,
sempre secondo le cariche ricostruite il 23 giugno dai pm della Dda di Torino,
e il “santista” Angelo Giglio, attivo nello stesso locale di Tamburi.
Venaria è un punto sensibile sul
tracciato. Come dimostrano le indagini e una dettagliata informativa dei
Carabinieri del luogo, datata 7 aprile 2010, vive “un clima di violenza e
di intimidazione che connota l’attività edile in questa particolare zona
dell’hinterland torinese, dove, al pari del cuorgnatese, la presenza cospicua
di affiliati alla ‘ndrangheta ha reso di fatto impensabile lo svolgimento
dell’attività edile senza dover corrispondere agli stessi costanti esborsi di
denaro, per lo più destinati dagli affiliati al mantenimento dei carcerati”.
Più chiaro di così – in vista dei lavori della Tav – si muore.
A Borgaro Torinese, secondo la
ricostruzione della Procura di Torino, si staglia la figura di Benvenuto
Praticò, appartenente al “crimine”, la cui presenza costante nel
territorio di Borgaro e comuni limitrofi gli ha permesso di mantenere contatti
con amministratori locali e di proporsi come punto di riferimento anche per
personalità politiche non direttamente legate con ambienti malavitosi, come è
emerso in occasione del convegno “politico-finanziario” del 19 gennaio 2009 da
lui organizzato presso l’Hotel Atlantic di Borgaro Torinese.
Il percorso della Tav si dovrebbe
concludere a Settimo Torinese. Questo territorio è sempre stato il feudo di Giuseppe
Gioffrè, imprenditore edile, ritenuto dagli inquirenti capo società di
Natile di Careri a Torino e nipote del supposto capo cosca di Seminara, Rocco.
Proprio a Seminara (Reggio Calabria), Giuseppe troverà la
morte nel 2009.
Per i pm il figlio Arcangelo
riceve il “battesimo” di ‘ndrangheta il 16 novembre 2008. Quel giorno
partecipano, tra gli altri, anche Paolo Cufari, ritenuto
"capo del locale” di Natile di Careri a Torino, Girolamo Napoli,
considerato "mastro di giornata” dello stesso locale e Antonio
Agresta, indicato come "capo società” del locale di Volpiano
(tutti caduti nella rete dell’operazione Minotauro). Nonostante
l’ingresso del figlio nell’onorata società, alla morte del carismatico Giuseppe,
gli inquirenti ritengono che il ruolo a Settimo Torinese sia stato
"assorbito" da Francesco Perre, attuale capo del
locale di Volpiano, che nella zona di Settimo Torinese starebbe raccogliendo
soldi che dovranno finanziare la permanenza in carcere degli affiliati del suo
"locale" di cui fanno parte anche i membri della famiglia Marando.
Perre è rimasto impigliato nell’operazione Minotauro.
Un quadro, quello tracciato
finora, che non comprende, paradossalmente, la città di Torino, dove la
‘ndrangheta è di casa e che non comprende comuni comunque vicini al tracciato,
come Borgone di Susa (dove vivono, secondo la ricostruzione dei pm, i santisti Antonio
Carrozza e Francesco Marando) o Moncalieri, dove
opera un locale attivato dalla cosca Ursino di Gioiosa Ionica
e formato da personaggi delle ‘ndrine Ursino-Scali di Gioiosa
Ionica e Aquino-Coluccio di Marina di Gioiosa Ionica.
Contro le infiltrazioni lo Stato e
le Istituzioni stanno muovendo le prime mosse sullo scacchiere, forti anche
delle esperienze maturate nei cantieri emiliano-romagnoli e lombardi, dove in
particolar modo hanno operato prestanome delle famiglie di ‘ndrangheta di Isola
Capo Rizzuto, Crotone e dell’immancabile Locride, oltre alle famiglie siciliane
di Catania e Caltanissetta e camorristiche di Caserta.
I cantieri controllati dalle
cosche, che si insinuano attraverso i subappalti, il noleggio e la manodopera,
diventano spesso rifugi criminali attraverso i quali governare i più svariati
traffici. Armi ed esplosivi furono ad esempio rinvenuti nei pressi di un
cantiere dell’alta velocità lungo la tratta Milano –Mortara.
La Direzione investigativa
antimafia è pronta agli accessi ai cantieri sotto il coordinamento della
Prefettura di Torino. L’8 giugno il ministro dell’Interno Roberto Maroni, alla
presenza del prefetto Alberto Di Pace, ha già annunciato che
per prevenire i tentativi di infiltrazione mafiosa negli appalti sarà creato un
gruppo investigativo interforze sul modello di quanto è stato fatto per la
ricostruzione all'Aquila e per l'Expo 2015 di Milano.
A quell’incontro era presente
anche il capo della Procura Giancarlo Caselli. I suoi uomini
sono pronti più che mai a vigilare.