E lo scarto pericoloso diventò materiale utile
di Sara Frangini da Il Fatto Quotidiano del 25/09/2012 – pag. 12
Basta cambiare il nome e il gioco è fatto. I rifiuti del cantiere per la costruzione del tratto fiorentino della Tav potrebbero diventare semplici materiali da smaltire in tutta tranquillità. Perfino in un parco. O meglio, nell'ex miniera di Santa Barbara a Cavriglia, comune in provincia di Arezzo. A stabilirlo è un decreto a firma del ministro dell'Ambiente Corrado Clini la cui pubblicazione in Gazzetta Ufficiale (la 221 del 21 settembre) sul "Regolamento recante la disciplina dell'utilizzazione delle terre e rocce da scavo", è stata seguita dall'interrogazione alla Commissione Europea della presidente della Commissione Antimafia a Bruxelles Sonia Alfano con "richiesta immediata di valutazione del regolamento ministeriale italiano".
Perché le norme sulle terre e delle rocce di scavo allargherebbe le maglie, e non di poco, sulla possibilità di smaltimento, lasciando al tempo stesso spazio a interpretazioni più ampie sulla classificazione dei residui. Compresi, appunto, quelli prodotti dal cantiere per la costruzione del doppio tunnel (della bellezza di sette chilometri) del nodo fiorentino dell'Alta velocità. Si tratta di "milioni di tonnellate di rifiuti inquinanti che per di più sono mescolati agli additivi chimici utili all'escavazione con la fresa, la famosa Monna Lisa", denuncia la consigliera comunale di Firenze Ornella De Zordo, precisando che andrebbero a finire "in un'area destinata a diventare Parco". Dopotutto, si sa, smaltire i rifiuti in un modo o in un altro fa una bella differenza, soprattutto in termini economici. Dettaglio, ma nemmeno poi tanto, che aveva ben presente il ministro del Governo Berlusconi Stefania Prestigiacomo quando, lo scorso novembre, tentò il colpo di coda provando a cambiare il regolamento. Proprio come avrebbe fatto Clini nonostante il fallimento del precedente tentativo, bloccato dalla Commissione ambiente della Unione europea. Il suo nuovo decreto, stando a quanto si apprende, sarebbe stato vagliato a Bruxelles dalla Commissione Industria che "ha verificato solo la non sussistenza di fattori che ostacolino la libera concorrenza".
Parola della capolista di opposizione fiorentina PerUnaltracittà che teme si realizzi "il miracolo della sparizione dei rifiuti speciali dal sottosuolo di Firenze che riappariranno nel parco di Santa Barbara, trasformato in discarica".
I NO TAV sono in allerta e, visto che alla partenza dei lavori di scavo i materiali erano considerati rifiuti smaltibili soltanto in discarica, il motivo è più che comprensibile. Sulla questione la battaglia è scoppiata da anni. Da quando terre e rocce con particolari caratteristiche vennero inquadrate, con il decreto Ronchi, come rifiuti. Poi Lunardi ci mise lo zampino e arrivò la cosiddetta "legge obiettivo". La 443 del 21 dicembre 2001 parlava chiaro. Secondo la norma "le terre e rocce da scavo, anche di gallerie, non costituiscono rifiuti", restando quindi "escluse dall'ambito di applicazione" del decreto legislativo che ne disciplinava la gestione. Questo "anche quando contaminate durante il ciclo produttivo da sostanze inquinanti derivanti dalle attività di escavazione, perforazione e costruzione, sempreché la composizione media dell'intera massa non presenti una concentrazione di inquinanti superiore ai limiti massimi previsti dalle norme vigenti".
Una classificazione non distante, nella sostanza, da quella di Clini, fatta con lo scopo - sulla carta - di avere procedure più semplici e snelle per lo smaltimento dei rifiuti. In realtà, per ambientalisti e No Tav, di liberarsi da qualche vincolo di troppo per togliere di mezzo gli scarti più facilmente e, soprattutto, a costi inferiori. |