da Il Fatto Quotidiano del 30/8/11-
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/08/30/le-carte-contro-filippo-penati/154257/
Con una lunga lettera
indirizzata alla direzione provinciale del Pd, Filippo
Penati assicura che “se al termine delle indagini
in corso, tutto non verrà chiarito” non si “nasconderà dietro la
prescrizione”, non accetterà “in nessun modo, un esito che lasci dubbi e
zone oscure”. E aggiunge di non aver mai intascato mazzette e di non aver
nemmeno mai raccolto finanziamenti per il partito. Pierluigi
Bersani così commenta: “Ha fatto tutti i passi
indietro che poteva fare. Spero che prima o poi qualcuno di questi commentatori
attenti che giustamente seguono la vicenda chiedano anche: ‘Ma Berlusconi,
Verdini, Scajola, Milanese come si stanno comportando? Stanno facendo dei passi
indietro?’ Credo che noi abbiamo un altro modo: presunzione d’innocenza sì,
però passi indietro, rispetto della magistratura e poi tutti i cittadini uguali
davanti alla legge”.
Penati, ex presidente della Provincia di Milano,
già sindaco di Sesto San Giovanni,
è la personalità più di spicco coinvolta dall’inchiesta della Procura di Monza
su un presunto giro di tangenti attorno al progetto di riqualificazione dell’area
ex Falck di Sesto. L’ex capo
della segreteria politica di Bersani è accusato di concussione, corruzione e finanziamento
illecito ai partiti. L’indagine parte dalle rivelazioni di due
imprenditori, anch’essi indagati: Giuseppe Pasini,
ex proprietario dell’area Falck, e Piero di Caterina,
capo dell’azienda di trasporti Caronte. Secondo l’accusa, Penati sarebbe stato
il destinatario di 5,7 miliardi di lire per favorire alcuni imprenditori. Ciò
nonostante il giudice per le indagini preliminari di Monza Anna
Magelli ha respinto la richiesta di carcerazione per
l’esponente politico perché secondo lei non ci sarebbero state né concussione
né finanziamento illecito ai partiti. Per quanto riguarda l’ultimo reato, la corruzione,
sarebbe stato prescritto.
I pm monzesi Walter Mapelli
e Franca Macchia hanno fatto ricorso
al Tribunale del riesame contro la decisione del gip. Nel frattempo Penati si è
autosospeso dal Pd e dalla carica di vicepresidente del consiglio regionale
della Lombardia, ma nel partito sono sempre di più le voci che chiedono
l’espulsione dell’ex sindaco del paese alle porte di Milano. Se ne occuperà il
prossimo 5 settembre la Commissione di garanzia
presieduta dall’europarlamentare Luigi Berlinguer
che però si è mostrato molto cauto su questa eventualità: “Per adottare una
simile decisione c’è bisogno di una certezza giudiziaria o di forte certezza
politica, documentata”. E le parole di Penati, che ha lasciato intendere di
voler rinunciare alla prescrizione facendosi giudicare dalla magistratura,
potrebbe influire sulla decisione dell’organismo.
Il vero punto politico (e giudiziario) dell’inchiesta è però un
altro. Se davvero Penati ha intascato tangenti a
partire dal 1994, cosa sapevano di tutto questo i vertici
nazionali prima dei Democratici di sinistra
e poi del Pd? Durante l’indagine gli investigatori hanno raccolto dichiarazioni
– tutte ancora da riscontrare – secondo le quali il “sistema
Sesto” serviva per finanziare i democratici. Il ruolo
delle cooperative rosse nell’affare potrebbe spiegarsi proprio così: bisognava
far lavorare delle imprese che poi destinavano parte dei loro proventi al
partito.