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Le mani della ‘ndrangheta sull’Aquila


da Narcomafie del 20/12/2011 http://www.narcomafie.it/2011/12/20/le-mani-della-ndrangheta-sullaquila/


Erano i referenti in Abruzzo della cosca della ‘ndrangheta Caridi-Zincato-Borghetto di Reggio Calabria e nei mesi successivi al terremoto dell’Aquila del 2009 hanno fornito un concreto supporto logistico alla penetrazione economica della cosca, intermediando per l’acquisto di una parte di una quota del capitale sociale di una società interessata ai lavori della ricostruzione post-terremoto. Con l’accusa di concorso esterno in associazione di stampo mafioso, stamattina i finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza ed i poliziotti della Sezione ciminalità organizzata della Squadra Mobile dell’Aquila hanno arrestato quattro imprenditori locali: B.S. trentaquattrenne dellAquila; V.A. di 45 anni, V.M. di 38 e I.F. di 58 anni, tutti di Reggio Calabria.


Le indagini sono iniziate nell’ottobre 2009, pochi mesi dopo il terremoto, nell’ambito delle iniziative programmate dalla Questura per monitorare e respingere eventuali azioni di condizionamento ed infiltrazione della criminalità organizzata nei lavori di ricostruzione edilizia post-sisma. Tramite intercettazioni telefoniche, pedinamenti e ascolto di conversazioni ambientali gli investigatori – coordinati dalla Procura dell’Aquila – hanno ricostruito le concrete modalità operative attraverso cui la cosca reggina ha tentato di penetrare nel territorio aquilano.


In particolare è emerso che Santo Giovanni Caridi, boss della cosca arrestato nell’ambito dell’operazione ‘Alta tensione’, si era inserito nei lavori di ricostruzione degli immobili privati tramite B.S., imprenditore aquilano già presente nell’ambito del post-terremoto e grazie alla mediazione di V.A., V.M. e I.F. Gli imprenditori arrestati utilizzavano le maestranze indicate dagli affiliati della cosca e usufruivano di imprese riconducibili allo stesso clan mafioso.


L’operazione – chiamata ‘Lypas’, dal nome di una ditta riconducibile all’organizzazione criminale – ha portato anche al sequestro di beni riconducibili agli indagati e alle loro attività commerciali per circa un milione di euro, tra i quali quote sociali di 4 società, 8 automezzi, 5 immobili e 25 rapporti bancari.