Le mani della mafia sull’inceneritore
L’indagine partita da Agrigento. Le infiltrazioni arginate grazie ai sistemi di controllo voluti da Trm
di Andrea Rossi da la Stampa del 11/05/2012 – Cronaca di Torino http://www3.lastampa.it/torino/sezioni/costume/articolo/lstp/453744/
L’informativa della procura di Agrigento è arrivata qualche mese fa negli uffici di Trm, la società che sta seguendo i lavori di costruzione del termovalorizzatore del Gerbido. Messaggio allarmante: i pm siciliani segnalavano che l’amministratore unico di una delle imprese subappaltatrici era in odore di rapporti con la mafia, e perciò sottoposto a indagini. La reazione è scattata immediata: Trm ha spinto la ditta a estromettere l’amministratore. L’uomo si è rivolto al tribunale; l’azienda ha mantenuto l’appalto, perché su di essa non gravava alcun sospetto.
La notizia è emersa ieri in Comune, durante la commissione Ambiente che aveva convocato i vertici di Trm dopo i due incidenti mortali avvenuti negli ultimi mesi nel cantiere del Gerbido. E rivela due fatti: l’inceneritore è una grande opera e, come tale, scatena molti appetiti, compresi quelli della criminalità organizzata; i meccanismi di vigilanza e controllo adottati da Trm funzionano.
La società, spiegano l’amministratore delegato Bruno Torresin e la responsabile del procedimento Giusi Di Bartolo, «adotta procedure scrupolose», che non si limitano alla verifica dei certificati anti mafia delle aziende appaltatrici. «Per ogni lavoro che prevede un compenso superiore ai 150 mila euro, comunichiamo alla prefettura competente i nomi delle ditte e chiediamo loro informazioni». Un procedimento non richiesto dalla legge, che tuttavia si sta dimostrando utile ad arginare i tentativi d’infiltrazione.
La vicenda dei mesi scorsi è emersa proprio grazie a una segnalazione inviata dalla procura di Agrigento, informata sui nomi delle imprese che lavoravano nel cantiere. «Questo ci dimostra come il certificato anti mafia da solo non basti», commenta il presidente della commissione Ambiente Marco Grimaldi (Sel), che è anche membro della commissione speciale anti mafia istituita a Palazzo Civico, dove si occupa di appalti pubblici. «Servono argini più complessi e capaci di agire in profondità, ad esempio quelli utilizzati da Trm, simili alle procedure usate dalla città in occasione delle Olimpiadi. Forse, addirittura, il limite dei 150 mila euro andrebbe abbassato».
Al Gerbido i lavori procedono a rilento. Dopo l’ultimo incidente la procura ha disposto il sequestro di una parte del cantiere. «Stiamo collaborando con i pm», spiega Torresin, «ma a oggi non abbiamo elementi per pronosticare i tempi e le modalità del dissequestro».
Se l’indagine sul campo si concluderà entro un mese le imprese dovrebbero rispettare l’ultima tabella di marcia: avvio dell’esercizio provvisorio nel gennaio 2013 e di quello commerciale un anno dopo. «Altrimenti dovremo rivedere il cronoprogramma», conclude l’ad.
Un’eventualità tutt’altro che da escludere. Fino a poche settimane fa si pensava di poter avviare l’esercizio provvisorio a settembre o ottobre di quest’anno, bruciando le prime 20 mila tonnellate di rifiuti. Ipotesi archiviata. Il rischio, ora, è che anche il resto del sistema rifiuti debba essere ridefinito a causa dei ritardi dell’inceneritore. Ieri si è riunita l’Ato-Rifiuti per fare il punto su una situazione giudicata delicata ma sotto controllo: la prossima Settimana aprirà la nuova vasca da 300 mila metri quadrati nella discarica di Chivasso, dove anche Amiat porterà i rifiuti di Torino in attesa che venga autorizzato l’ampliamento del sito di Cassagna, operazione che deve fare i conti con l’ostilità del comune di Pianezza.
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