L’Emilia Romagna delle mafie “discrete”. Un dossier di Libera Informazione
di Michela Trigari da Narcomafie del 21/12/2011
http://www.narcomafie.it/2011/12/21/l%E2%80%99emilia-romagna-delle-mafie-%E2%80%9Cdiscrete%E2%80%9D-un-dossier-di-libera-informazione/
Una criminalità organizzata che in Emilia Romagna agisce con “discrezione”, avvelenando anche l’economia legale. E che fa affari non più solo con la droga, la prostituzione o con il gioco d’azzardo, ma soprattutto riciclando denaro sporco, legandosi al mondo degli appalti, dell’edilizia e del mercato immobiliare oppure traendo profitto dalle operazioni finanziarie. E’ questa la fotografia scattata dal dossier di Libera Informazione sulla presenza delle mafie in Emilia Romagna negli ultimi quattro anni e presentato a Bologna il 17 dicembre scorso. Il lavoro – 187 pagine che raccolgono dati tratti soprattutto dai rapporti della Direzione investigativa antimafia e del Cnel, casi esemplari, storie dai territori ma anche buone prassi – è frutto della collaborazione tra l’Osservatorio sull’informazione di Libera e l’Assemblea legislativa regionale.
L’Emilia Romagna si configura quindi come “una terra di investimenti mafiosi”, si legge nel dossier di Libera Informazione, ma anche come un terreno fertile per il pizzo e l’usura. Nel 2011, infatti, sono stati circa 10.500 i commercianti della regione coinvolti (pari al 13,6% del totale). L’Emilia Romagna, poi, è risultata la quinta regione del centro-nord per i reati di estorsione commessi; inoltre, gli ultimi dati forniti dall’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia hanno rilevato operazioni finanziarie sospette corrispondenti a circa l’8% del totale nazionale (con Bologna in testa alla classifica regionale). E ancora: al 31 dicembre 2010 risultavano 107 beni confiscati tra immobili e aziende.
Per quanto riguarda invece il volto della criminalità organizzata, in Emilia Romagna prevale la ‘ndrangheta (soprattutto nel reggiano, anche se le cosche calabresi sono attirate pure dalla vocazione turistica di Rimini e Riccione). Seguono poi la camorra (distribuita tra Modena, Parma e Reggio) e Cosa Nostra, la cui presenza malavitosa si segnala spesso in relazione agli appalti dell’alta velocità. E tra le famiglie criminali “di spicco”, i nomi più noti sono quelli dei Grande Aracri di Cutro, degli Arena e dei Nicoscia di Isola Capo Rizzuto, dei Casalesi e dei Corleonesi.
“La situazione tratteggiata dalle nostre Procure sulla presenza delle cosche ci mette di fronte un quadro preoccupante”, ha commentato nell’introduzione al dossier il presidente dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia Romagna Matteo Richetti. “La criminalità organizzata, anche quando si presenta in modo indiretto attraverso una rete di connivenze che si adopera per penetrare in profondità nella nostra società con l’appoggio di ‘colletti bianchi’ del tutto insospettabili e di una sorta di ‘borghesia mafiosa’ dell’imprenditoria e delle professioni, va guardata in faccia e affrontata a viso aperto”.
Fortunatamente, l’autorità giudiziaria e le forze dell’ordine non sono sole nel contrastare tutta questa malavita. Sono molte, infatti, le buone prassi presenti sul territorio emiliano romagnolo e censite nel dossier di Libera Informazione. Si va dalla carta etica di cui si è dotato il Comitato unitario delle professioni di Modena al regolamento del Comune di Reggio Emilia sulla trasparenza negli appalti e sub-appalti di opere pubbliche, dal patto per la legalità siglato dalle Camere di commercio di Modena, Reggio Emilia, Crotone e Caltanisetta fino all’Osservatorio provinciale antimafia di Rimini. Un altro passo in avanti, infine, è stato fatto dalla legge regionale per l’attuazione coordinata di politiche di prevenzione del crimine organizzato e mafioso, approvata dall’Assemblea legislativa dell’Emilia Romagna proprio a maggio di quest’anno.
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