La legge sulla corruzione e il silenzio dei media
di Matteo Zola da Narcomafie del 16/10/2012
http://www.narcomafie.it/2012/10/16/la-legge-sulla-corruzione-e-il-silenzio-dei-media/
Così com’è la legge sulla corruzione è inutile. Uno specchietto per le allodole da agitare davanti al naso dell’Unione Europea, che la chiede insistentemente. Un simulacro di onestà, da vendere ai cittadini come immacolato ardore di giustizia, da parte di una classe politica grandemente corrotta. Una vergogna, quando s’apprende che il Parlamento non la vuole licenziare questa benedetta legge, se non svuotandola completamente di senso. E non un sussulto, di fronte a questo spettacolo indegno, da parte del mondo dell’informazione. Eppure questa legge, per come è stata “concordata” dalle parti politiche, non serve a un accidenti di nulla.
La legge non interviene sul reato del falso in bilancio, già depenalizzato dalla legge (berlusconiana) del 2002, che con la corruzione va spesso a braccetto: basti pensare al caso dell’ospedale San Raffaele, un crac da un miliardo di euro scaturito proprio da false fatturazioni. C’è poi la delicata questione del voto di scambio, malcostume sempre più in auge tra i politici asserviti alla mafia, che sarebbe punibile solo se il politico paga in contanti ma non se lo fa attraverso “favori” come appalti o assunzioni.
E poi, cosa ancora più grave, manca del tutto il reato di autoriciclaggio che è invece presente nei codici degli altri paesi europei, almeno di quelli più avanzati. Il 69° posto della classifica sulla corruzione percepita realizzata ogni anno da Transparency International pone il nostro paese a livello degli stati balcanici (dove la corruzione governa, o poco ci manca) e ben distante dagli stati dell’Europa occidentale e settentrionale. Sempre secondo la suddetta classifica i media italiani sarebbero grandemente insufficienti nell’informare sui temi della corruzione. Con un punteggio di 38 su 100 l’informazione italiana si assesta su livelli africani, eppure è ovvio a chiunque come l’informazione sia anch’essa un metodo di contrasto. Come evidenziato da un recente articolo di Nicola Tranfaglia su Articolo 21, esiste una correlazione tra disarmo dei media e la mancata approvazione di una efficace legge anti-corruzione.
Sulle cause di questo mancato engagement dell’informazione italiana si possono addurre molteplici motivazioni ma, come evidenziato da Michele Piolo*, le principali sono l’appiattimento sulle logiche del potere e la mancanza di effettiva indipendenza dei mezzi d’informazione. Finché l’informazione sarà espressione diretta di gruppi di potere politico, economico e/o finanziario sarà difficile che possano assolvere al compito di “cani da guardia”. E’ il caso del Ddl anti-corruzione di cui, finora, si è parlato in modo insufficiente poiché, accanto alle meritorie campagne di stampa di alcuni grandi quotidiani nazionali, manca un dibattito televisivo concreto e i telegiornali nazionali tendono a non scendere nei dettagli della questione. Quegli stessi telegiornali che sono la fonte primaria d’informazione per il pubblico italiano.
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*Professore Ordinario di Economia Politica presso l’Università Bocconi, autore de L’informazione che non c’è, Il Mulino 2012
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