Milano, Bari, Bologna, Firenze La corruzione emergenza nazionale
da Repubblica del 16/03/2012
A seguire le notizie degli ultimi giorni, impossibile non tornare all'onda di casi di corruzione che, proprio venti anni fa, iniziava a montare dal mondo della politica milanese fino a divenire il terremoto di Tangentopoli. Nell'ordine, e a raffica: nuove accuse di tangenti ai vertici della Regione Lombardia, indagine sul governatore dell'Emilia Romagna, indagine per corruzione in Toscana che arriva a un ex assessore regionale. E, ancora, la conferenza stampa nella quale il sindaco di Bari spiega perché non si dimette e respinge le accuse, così come le respinge Rutelli che accusa duramente i mezzi di informazione (l'Espresso innanzitutto) e il suo ex tesoriere Lusi. Senza cedere al facile "sono tutti uguali", una raffica micidiale che coinvolge tutti i versanti politici.
Ce n'è abbastanza per confermare che la corruzione è divenuta - è tornata ad essere - un problema politico centrale, una vera emergenza nazionale pari - anzi, intrecciata - a quella dell'occupazione. E risulta quasi superfluo, di fonte alla nuda cronaca, che ce lo ricordino l'Unione Europea o la Corte dei conti. Bastava l'indignazione dei cittadini onesti, cui ha dato voce - tra gli altri - l'appello che Roberto Saviano ha lanciato per approvare subito una legge anticorruzione e che "Repubblica" ha fatto proprio.
Eppure, insieme alla Rai, è proprio la legge sulla corruzione ad essere una delle spine del governo Monti. Prima un vertice saltato per l'impuntatura di Alfano di togliere questo tema tra quelli in discussione. Poi il lungo e difficile compromesso raggiunto nel vertice tra Monti e i segretari della maggioranza: con il Pdl che continua a resistere, e alle norme anticorruzione sembra voler affiancare quelle sulla responsabilità civile dei magistrati e la eliminazione delle norme sulla concussione (quelle che - ad esempio -incardinano il processo Ruby). Un baratto su una emergenza nazionale che oggi si è presentata così.
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