Trattativa Stato-mafia, la Consulta accoglie il ricorso del Quirinale
da Narcomafie del 5/12/2012
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La Corte costituzionale ha accolto il ricorso del presidente della Repubblica sul conflitto con la Procura di Palermo. La Consulta ha dichiarato che non spettava ai pm siciliani il compito di valutare la rilevanza delle intercettazioni delle conversazioni telefoniche di Napolitano, registrate nell’ambito del procedimento sulla trattativa Stato-mafia. La Procura avrebbe dunque dovuto chiedere al giudice l’immediata distruzione dei documenti.
Secondo la Consulta, non spettava ai pm di Palermo “omettere di chiedere al giudice l’immediata distruzione” di tali intercettazioni, “ai sensi dell’articolo 271, terzo comma, cpp e con modalità idonee ad assicurare la segretezza del loro contenuto, esclusa comunque la sottoposizione della stessa al contraddittorio delle parti”.
Le motivazioni della sentenza saranno depositate a gennaio. Il documento sarà depositato in cancelleria non prima del nuovo anno, ma prima della scadenza del mandato del presidente della Corte, Alfonso Quaranta, che lascerà la Consulta il 27 gennaio.
“Vado avanti nel mio lavoro con la coscienza tranquilla ritenendo di aver sempre agito nel pieno rispetto della legge e della Costituzione”. Così il pm Nino Di Matteo, uno dei magistrati titolari dell’indagine sulla trattativa Stato-mafia, ha commentato la decisione della Consulta.
“Non credo che si debbano fare commenti allo stato. Aspettiamo di leggere il provvedimento”. Lo ha detto il procuratore di Palermo, Francesco Messineo, che non ha voluto fare dichiarazioni sulla decisione della Corte Costituzionale. Messineo ha partecipato all’udienza in cui si è discusso il ricorso.
La decisione della Consulta sul conflitto Quirinale-Procura Palermo comporta che le intercettazioni che hanno captato il capo dello Stato vengano distrutte.
“E’ un tema complesso e l’intervento della Consulta ha fatto chiarezza su una situazione non regolata da una norma specifica del codice di Procedura Penale e che si prestava a diverse interpretazioni”. Lo ha detto il presidente dell’Anm, Rodolfo Sabelli, chiarendo però di non commentare le sentenze a maggior ragione quando si tratta di una sentenza della Consulta della quale non si conoscono le motivazioni.
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