“I boss hanno incontrato il consigliere Gaetano Porcino dell’Idv”
Agli atti dell’indagine della Dda di Milano, che il 30 novembre scorso ha portato all’arresto di dieci persone, tra cui un giudice, compare il nome del politico Porcino, già apparso sull’ordinanza dell’operazione Minotauro dello scorso 8 giugno, non come indagato, ma per i suoi incontri con i boss. Gli investigatori lo hanno nuovamente osservato insieme a due boss di spessore della ‘ndrangheta calabro-lombarda
di Giovanni Tizian da Narcomafie - 5/12/2011
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Un incontro con un politico piemontese. C’è anche questo agli atti dell’indagine sulla ’ndrangheta calabro-lombarda che ha portato all’arresto, il 30 novembre scorso, di dieci persone, tra le quali un giudice, un avvocato, imprenditori legati alle cosche e ’ndranghetisti di alto grado. Un colpo pesante alla zona grigia della ’ndrangheta. Il politico della Regione Piemonte, con cui si incontrano Francesco Lampada – braccio imprenditoriale delle cosche Valle e Condello – e un noto affiliato alle cosche di Reggio Calabria, è Gaetano Porcino, non indagato, ma segnalato nelle informative confluite nell’ordinanza di custodia cautelare. La rete della ’ndrina Lampada-Valle arriva fino al Piemonte. E sfiora da vicino il deputato nazionale dell’Idv, già vicecommissario di Governo della Regione, e consigliere comunale di Torino.
E’ il 18 aprile 2010, dalla casa di Francesco Lampada – impresario legato alle cosche Valle, attiva tra Cologno Monzese e Milano, e Condello di Reggio Calabria – gli investigatori notano uscire dal cancello una Bmw serie 7. A bordo c’è Francesco Lampada, diretto a Pogliano Milanese per recuperare l’amico Antonino Cotroneo. ‘Compare Nino’, si fa chiamare. Oltre ad avere precedenti per associazione mafiosa, il gip lo definisce “affiliato alla cosca Condello-Imerti di Reggio Calabria“. Rapporti assai rilevanti, scrive il gip, quelli tra Lampada e Cotroneo. Da Pogliano Milanese i due partono per Torino, una “gita” veloce, rapida. Giusto il tempo di incontrare una persona con cui sono “in confidenza”, annotano gli investigatori. Arrivati sotto la Mole, attendono qualche minuto su Corso Regina Margherita, vicino all’incrocio con via Consolata. E’ lì che li raggiunge un suv, un’Audi Q5, sul quale viaggiano Gaetano Porcino e una donna. Dall’Audi è scesa “una persona elegante che li ha salutati (Lampada e Cotroneo, ndr) confidenzialmente“.
“I motivi rimangono ignoti“, scrivono gli investigatori, “ma presumibilmente sono riconducibili alla transazione della società Due P”. Una società con sede a Pogliano Milanese, che è entrata nell’orbita degli ’ndranghetisti e che, come Narcomafie ha potuto verificare, fino al 2009 vedeva al suo interno come socia unica Barbara Porcino, parente di Gaetano. In seguito nella società subentrano prima Guglielmo Praticò in qualità di procuratore e a marzo 2009 subentra come socio unico Paolo Praticò. Guglielmo è “compare Mimmo” e gli investigatori lo descrivono come persona gravata da precedenti per estorsione e usura. E citato in altre informative sui legami tra cosche reggine e lombarde. La Porcino esce di scena dalla “Due P” a marzo 2009.
Gli investigatori suppongono, ma non ne sono certi, che l’incontro di Torino tra l’onorevole e i boss abbia riguardato la questione Due P, una ditta che commercia abbigliamento, valigie e profumi, che oggi è in liquidazione. Liquidatore è stato nominato Guglielmo Praticò.
“Colpisce il fatto – scrive il gip di Milano – che la coppia (Lampada-Cotroneo, ndr) abbia incontri non casuali con l’On.Porcino. L’indagine non ha consentito di comprendere quali fossero gli interessi comuni tra questi soggetti. Tuttavia si ricordi che Porcino è già emerso nell’indagine torinese Minotauro per i suoi contatti con esponenti della ’ndrangheta“. Il gip fa riferimento all’incontro che gli investigatori torinesi hanno immortalato il 29 gennaio 2011 tra il capobastone De Masi, e alcuni suoi sodali, e Gaetano Porcino, che giunge sul posto con la sua Audi Q5. La conclusione del gip del Tribunale di Milano è amara: “Come si sa i politici non sanno mai nulla delle persone con cui entrano in contatto. Ma alla fine – sarà uno sfortunato caso – sono sempre gli stessi politici a frequentare i mafiosi”.
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