Bersani e la locomotiva
di FR , da thefrontpage.it, in Editoriali, Pd e dintorni, Prima pagina – 02/03/2012
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La ferrovia, come il socialismo, è un’invenzione dell’Ottocento: erano “i tempi in cui si cominciava la guerra santa dei pezzenti:/sembrava il treno anch’esso un mito di progresso/lanciato sopra i continenti”. Sul mito del progresso la sinistra ha costruito il suo intero percorso novecentesco, fino a che, emblematicamente, i Progressisti non furono sconfitti in Italia dal cavalier Berlusconi.
Ma il progresso era già stato messo in discussione qualche anno prima, quando la sinistra in cerca d’identità s’era inventata ambientalista e aveva accusato se stessa di aver combinato un sacco di guai proprio in nome del progresso. Da nuclearista divenne allora antinuclearista e scoprì il “senso del limite”, restando però nel profondo del cuore prometeica com’era nata.
Il declino del mito progressista si accompagna al tramonto della ferrovia: la mia generazione sognava l’Inter-Rail, le mie figlie conoscono soltanto gli aerei low cost. Persino sulla Torino-Lione il traffico è in calo, tanto dei passeggeri quanto delle merci. In generale, la gente si muove di più e meglio là dove si apre il mercato; i treni (quasi ovunque in regime di monopolio) sono soltanto una parte del sistema dei trasporti, e neppure la più importante.
Ieri sera, a Serviziopubblico, Pierluigi Bersani ha fatto un elogio commosso e accorato della ferrovia, e l’ha fatto più o meno con le stesse parole di Guccini. È un bene comune, è il progresso, ha detto con la voce rotta dall’emozione. Ma combattere contro la ferrovia, caro Bersani, non significa affatto combattere contro il progresso, perché la ferrovia è antica quanto il socialismo: è il progresso di due secoli fa.
La modernità pesante di Bersani, metallurgica e ferroviaria, è la modernità degli antichi; ma ce n’è un’altra, ed è la modernità leggera dei moderni: ecocompatibile, minimalista, ragionevole, slow, contenta di sé, e naturalmente digitale. Negli Stati Uniti questa idea di modernità è diventata un business e uno stile di vita, un modo di stare al mondo e un modo di far quattrini. Non è affatto contro il progresso, ma, al contrario, ne prende gioiosamente in mano le redini perché capisce che il mondo è cambiato.
L’era dell’Acquario, potente metafora astrologica purtroppo trasformata in burla dai suoi stessi estimatori, è precisamente questo passaggio: un rapporto nuovo con la terra e con la comunità, una democrazia diffusa all’interno di una struttura statuale leggera, un’interconnessione permanente, la libera circolazione di tutto e tutti. Altro che ferrovia ad alta velocità, caro Bersani: in tempo reale si comunica con l’Australia, ma in Francia magari ci si va a piedi, perché il tempo è l’uso che ne facciamo, non il nostro padrone.
Siamo tutti dentro questo passaggio d’epoca – dentro questo passaggio di libertà – e i contadini della Val di Susa non ne sono che un piccolo, meraviglioso frammento.
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