QUANTI VELENI NEI TERRENI DELLA VAL SUSA
Diossina (a Borgone) e Pcb ampiamente sopra i valori consentiti
Studio dell'Arpa partito dalle vicinanze delle acciaierie Beltrame

 

di Massimiliano Borgia

luna nuova n. 68 venerdì 24 settembre 2004

Alla fine la valle di Susa si scopre inquinata anche da diossina. Come era previsto, lo studio dell'Arpa nato dalle ricerche sull'inquinamento delle acciaierie Beltrame di San Didero-Bruzolo ha dimostrato che la valle è contaminata. Tutta contaminata: in 43 punti su 45 esaminati, da Avigliana a Susa. Gravemente contaminata, nei terreni, da Pcb, i policlorobifenili (una famiglia di composti in parte simili alle diossine), e in due punti contaminata anche da diossina.

Sono risultati che bisogna trattare con cura. Intanto, non si tratta dell'ultimo studio: altri ne seguiranno e stabiliranno quanto è davvero grave la situazione soprattutto pensando alla salute delle persone. Gli indici che riportiamo non fanno parte di un'equazione che porta al cancro o alle malformazioni dei neonati. Sono i primi numeri ancora da inquadrare correttamente e da affiancare, probabilmente, a indagini epidemiologiche per capire quanto questi veleni hanno davvero fatto ammalare i valsusini. Nelle conclusioni della relazione è scritto infatti che "i dati ottenuti rappresentano un primo indice che dovrà servire a progettare e a promuovere da parte degli enti preposti ulteriori approfondimenti volti a stabilire le modalità con cui la presenza degli inquinanti ricercati possa eventualmente determinare situazioni di rischio per la salute". Così come non si può ancora stabilire la relazione stretta tra i dati e la presenza delle acciaierie Beltrame.

I terreni della valle dunque risultano inquinati un po' dappertutto, con concentrazioni più alte a Borgone e Villarfocchiardo, più che a Bruzolo e San Didero subito intorno alle acciaierie. Lo studio si chiama "Indagine sullo stato di contaminazione dei suoli da parte dei microinquinanti organici nel territorio della valle di Susa". L'Arpa ha prelevato tra il 2003 e il 2004 campioni di suolo in 45 località della bassa valle tra Avigliana e Susa. Si è cercato di seguire l'ipotetica dispersione dei fumi delle acciaierie, ma sarà proprio un accurato modello di dispersione di questi fumi il passo successivo che l'Arpa dovrà compiere per capire, in nuove indagini, dove bisogna assolutamente bonificare.

I dati sono disponibili soltanto ora perché quelle sui microinquinanti sono analisi molto complesse. Durano settimane per ogni campione e costano mediamente due milioni e mezzo di vecchie lire ciascuna. Sono analisi anche relativamente recenti, che fino a venti anni fa nessuno faceva. L'Arpa del Piemonte è una delle due in Italia attrezzate per farle e proprio perché ricercano inquinanti prima ignorati sono un po' il simbolo di come sia certamente migliorata la conoscenza e l'attenzione verso l'inquinamento.

Il dato che preoccupa di più è naturalmente quello della diossina, che mostra valori molto più alti di quelli mediamente riscontrati nel 1976 nella zona B di Seveso, la meno contaminata, anche se in buona parte sono al disotto della soglia limite. Le diossine, sotto forma di Pcdd (policlorodibenzodiossine) e Pcdf (policlorodibenzofurani), sono presenti in quasi tutti i campioni in quantità molto al di sotto dei "valori limite di accettabilità" previsti per le zone residenziali e le aree verdi dal decreto che, dal 1999, fissa i limiti di legge. Questo limite è di 10 nanogrammi-tossicità equivalente al chilogrammo, un'unità di misura di non facile comprensione, frutto di parametri complessi. Ma se questo limite è appunto rispettato un po' ovunque, in due punti nel comune di Borgone è superato: si arriva rispettivamente a 28,5 e 10,60 ngTe/Kg. L'indagine ha analizzato anche gli idrocarburi policiclidi aromatici (Ipa) che sono risultati molto al di sotto dei limiti di legge.

Discorso molto diverso per i Pcb, i policlorobifenili, che in alcuni casi possono essere considerati precursori della formazione di diossine. I Pcb, al contrario delle diossine, su 45 campioni sono risultati presenti oltre i limiti in ben 43 punti. In pratica si salvano soltanto due punti della bassa valle, ad Avigliana e San Giorio. Per tutto il resto del territorio si supera ampiamente il valore di un microgrammo per chilo di terreno posto come soglia per le aree residenziali e verdi. In questo caso, il comune più inquinato è Villarfocchiardo che in tre punti raggiunge valori allarmanti: 27, 30 e addirittura 56 volte la soglia. Punta altissima anche a Borgone che in un solo punto arriva a superare i 47,485 microgrammi e in un altro tocca i 16 microgrammi. A Bruzolo, solo vicino alle acciaierie si arriva a superare i 14 microgrammi. Nel resto della bassa valle i valori superano la soglia dalle 2 alle 9 volte includendo anche aree protette come i terreni intorno al lago Piccolo di Avigliana.

I valori che abbiamo riportato si riferiscono, appunto, al limite di legge previsto per le aree residenziali. E' il limite più corretto perché è quello che dà l'idea di quanto inquinamento c'è in rapporto alla tutela della salute delle persone. Ma la legge fissa un limite ben diverso per le aree industriali. Per le diossine, da 10 nanogrammi si arriva a 100; per i Pcb, da un microgrammo si arriva addirittura a 5mila. Per gli effetti giudiziari di questa vicenda sarà infatti importante stabilire con certezza se i punti di campionatura fanno parte di aree da considerare "residenziali" o "verdi" oppure "industriali".

Se le aree fossero tutte industriali, pur con presenza di case, i valori riscontrati sarebbero molto al di sotto della soglia. Ma il pericolo per la salute resta, soprattutto in un'area, come la bassa valle, dove gruppi di abitazioni si mescolano alle industrie in un mosaico disordinato.

 

STRANE RETICENZE SULLO STUDIO ARPA

Da quando sono iniziate a circolare le prime indiscrezioni sui risultati dello studio dell'Arpa si è diffuso un inspiegabile clima di reticenza e di scarico delle responsabilità. Come si poteva prevedere, adesso nessuno sa cosa dire e tutti, dai sindaci alla Comunità montana, dall'Asl all'Arpa, dalla Regione alla Provincia, si trovano con una bomba tra le mani che può stroncare la carriera a chi la maneggi con imperizia.

In primo luogo nessuno ha voluto assumersi la paternità della prima divulgazione di questi dati alla stampa. Associazioni ambientaliste della valle, giornali locali e quotidiani hanno chiesto la relazione. L'Arpa, per come andarono le cose quando furono divulgati i dati sui fumi (e tutti asserivano che non avevano dato loro i dati ai giornali) ha ribadito il concetto che i proprietari dei dati sono i Comuni per i quali è stato condotto lo studio, come ci è stato ribadito dal portavoce. La relazione avrebbe dovuto forse essere spedita a fine mese: si aspettavano anche i modelli più specifici di dispersione dei fumi. Pronta già a luglio, l'8 settembre, dopo qualche polemica per il presunto ritardo della consegna che tutti in valle aspettavano con trepidazione, il direttore generale Vincenzo Coccolo ne autorizza la spedizione. Alle poste ci va il 16 e i comuni la ricevono il 20. In indirizzo ci sono l'assessorato ambiente della Regione, l'Area ambiente della Provincia, il difensore civico regionale, i comuni di Bruzolo e San Didero e la Comunità montana. L'Arpa si rende disponibile a spiegare i dati dello studio solo se c'è un'autorizzazione dei Comuni, che però non arriva.

In valle tutti respingono la richiesta. Nessuno vuole parlare e nessuno vuole divulgare i dati: un atteggiamento che ha del grottesco visto che ormai quei dati sono il segreto di pulcinella. In Provincia è un po' lo stesso: il presidente Saitta rimanda all'assessore competente, Dorino Piras, che però martedì pomeriggio non conosceva ancora lo studio anche se prometteva di occuparsi a fondo della questione. La sera di mercoledì, su richiesta di Ferrentino, l'Arpa spedisce lo studio a tutti i comuni interessati dai campionamenti. A questo punto la notizia è di dominio pubblico, ma c'è ancora tanta diffidenza verso chi vuole sapere.

In questo quadro si aggiunge anche il comportamento dell'Asl: il suo referente Remo Castagneri, tante volte impegnato anche da amministratore in battaglie per la difesa della valle, si rifiuta di fornire qualunque informazione o commento.

Ma tutto questo è storia. Ora i dati si conoscono e si aprono il confronto politico e il gioco di ruolo istituzionale. Su tutto questo, l'ombra lunga della diossina e di migliaia di metri cubi di terreni contaminati. Proprio quel genere di argomento che, a un anno dalle Olimpiadi, nel bel mezzo della battaglia contro il Tav e per la valorizzazione della valle, nessuno si sarebbe voluto trovare tra i piedi, a Torino come in valle. Intanto in Regione si preparano le elezioni, che Ghigo punta a vincere per la terza volta confidando anche in una nuova immagine della sanità regionale. Da quella valle di Susa già tanto arrabbiata non ci voleva anche questa grana.