I sindaci si rimettono in cammino

Sabato a Chiomonte e il 9 Ottobre tra Vaie e S. Ambrogio

Le fasce tricolori tornano in strada con il movimento

 

di Marco Giavelli da Luna Nuova del 10/9/10 – pag. 3

 

Bussoleno - I sindaci tornano a mar­ciare contro il Tav. Lo faranno domani a Chiomonte, ma soprattutto sabato 9 ottobre nella piana delle Chiuse. E qui, per la prima volta dai tempi del 2005, potrebbero sfilare nuovamente al gran completo (esclusi quelli di centrodestra) con tanto di fascia tricolore. La decisione è stata presa martedì sera nella riunione a porte chiuse tra i 24 comuni che appoggiano la maggioranza di Comunità montana: l'obiettivo era quello di cercare l'unità e, stando a quanto filtra da Villa Ferro, per una volta i sindaci di centrosinistra e delle liste civiche sono riusciti a mettere da parte sfumature e divisioni e a trovare una linea condivisa per dimostrare che il fronte istitu­zionale contrario alla Torino-Lione non si è affatto dissolto. Che a dire "no" all'opera ci sono sì i comitati e la gente comune, ma anche tanti sindaci nuovamente pronti, anche in forma ufficiale, a fare gioco di squadra con il movimento. Proprio come ai vecchi tempi.

 

Si comincia sabato con la marcia Chiomonte-Giaglione organizzata dal movimento No Tav. Sulla carta ognuno deciderà in piena autonomia, in base alla propria sensibilità, ma a quanto pare la pattuglia dei sindaci dovrebbe essere piuttosto nutrita: ha già assicurato la sua presenza anche il presidente della Comu­nità montana valle Susa e val Sangone, Sandro Plano. L'idea è di partire senza fascia per rispetto istituzionale verso la posizione pro Tav di Renzo Pinard, sindaco del Comune che ospita la partenza della manifestazione. Chi vorrà la indosserà una volta arrivati sul ter­ritorio di Giaglione, da sempre schierato per il "no" alla super-ferrovia. Sabato 9 ottobre, data simbolica visto che è il termine ultimo per la presentazione delle osservazioni al progetto preliminare, la palla passerà invece alla Comunità montana e ai comuni, che dopo anni tornano a farsi promotori di una marcia contro il Tav. Si sfilerà nella piana delle Chiu­se, probabilmente da Vaie a Sant'Ambrogio, nell'area che più di tutte rischia di essere devastata dalla nuova linea.

 

Nel frattempo i comuni torneranno a deli­berare la loro contrarietà alla Torino-Lione nei consigli comunali. «Abbiamo già co­minciato ad abbozzare il documento - spiega Plano - nei prossimi giorni rifiniremo il testo da inviare a tutti comuni, che poi decideranno se portarlo in consiglio e se approvarlo. Sarà un testo sintetico in cui andremo a ribadire i problemi e l'impatto enorme che avrà l'opera sul nostro territorio». Le delibere dovrebbero essere approvate già entro fine mese. Nel­l'assemblea di martedì è stata lanciata anche l'idea di organizzare un momento plenario per tutti i consigli, stile piazza Castello del 2005, per dare maggiore visibilità all'iniziativa. «Sarebbe una bella idea: il problema è che non e 'è il tempo per organizzarla - sottolinea il presidente – ma la cosa più importante è che siamo riusciti ad avere una certa unità tra le 24 amministrazioni della maggioranza».

 

In effetti anche Antonio Ferrentino, consi­derato un "dissidente" rispetto alla linea della nuova Comunità montana, rompe gli indugi e torna a pronunciare parole dure sul tema Tav. L'ex presidente della bassa valle, che martedì in assemblea ha preferito non parlare, si dice pronto ad approvare la delibera a patto che non contesti l'Osservatorio a cui il Comune di Sant'Antonino ha partecipato. In ogni caso la sua intenzione è di portare in consiglio una delibera contro il Tav: «Ci auguriamo di poter condividere quella della Comunità montana - rimarca - altrimenti la integreremo oppure porteremo un nostro documento calibrato sul nostro percorso, che è stato diverso rispetto a quello degli altri comuni».

 

In questo caso cosa direte nel documento? «Esprimeremo forte preoccupazione per ciò che avverrà nella piana delle Chiuse e solidarietà ai tre comuni. Evidenzieremo a livello generale le criticità di un progetto su cui siamo fortemente critici visto che non prende in considerazione l'ipotesi "Fare". Ribadiremo la contrarietà all'opera e al tunnel di Chiomonte, sottolineando anche i tanti impegni non mantenuti dal governo, il rientro nella legge Obiettivo che esautora il sistema degli enti locali e il fatto che non è accettabile che un progetto venga consegnato ai comuni il 10 agosto».

 

Sabato quindi sarà anche lei a Chiomonte? «No perché è un 'iniziativa che rispetto, ma in cui non sono stato coinvolto. Non escludo però che possa essere presente un pezzo della mia maggioranza». E il 9 ottobre da Vaie a Sant'Ambrogio? «Essendo una manifestazione istituzionale organizzata dalla nostra Comunità montana, e se gli obiettivi saranno condivisi, non ho alcuna difficoltà ad essere presente». Non teme di essere contestato? «Ho le spalle larghe. Rifarei tutto quello che ho fatto finora». Inoltre per lunedì 20 settembre, nella palestra di via Abegg, l'am­ministrazione comunale di Sant'Antonino sta organizzando un'assemblea pubblica per fare il punto sulla questione Tav e illustrare l'attività dell'Osservatorio degli ultimi mesi: saranno presenti anche i due tecnici nominati da Sant'Antonino, Andrea Debernardi e Al­fredo Drufuca, e il presidente della Comunità montana; alla serata saranno invitati anche i sindaci.

 

Come Ferrentino anche Bruno Gonella (Almese), altro sindaco da sempre su posi­zioni pro-Osservatorio, dice di non avere remore a manifestare nuovamente contro il Tav: «Non potrò essere a Chiomonte perché nel week-end ho già mille impegni. AIla mar­cia del 9, se è organizzata in solidarietà dei tre comuni, non ho problemi a partecipare». Poi si toglie qualche sassolino dalla scarpa: «Mi da molto fastidio quest'etichetta di "sindaco pro-Tav " che molti vogliono affibbiarmi solo perché ho sempre detto ciò che penso: avevo condiviso la proposta "Fare ", sono sempre stato d'accordo al rinnovo della linea storica, ma sono sempre stato contrario a un 'opera come quella che è stata progettata, indipen­dentemente dal fatto che passasse in sinistra o in destra Dora».

 

“E ora ricompattiamoci”

Le amministrazioni e il movimento No Tav cercano un fronte comune contro il progetto

 

di Simona Carnino da Luna Nuova del 10/9/10 – pag. 14

 

Chiusa S.Michele - "Ri­compattiamoci. Non è più tempo di indugiare". Questo il messaggio politico che è emerso durante la riunione informativa convocata dai sindaci di Chiusa, Sant'Ambrogio, Vaie e dalla Comunità montana. Le amministrazioni che si oppongono al treno veloce e i movimenti No Tav stringono le file per creare un fronte comune contro l'opera che, in base al progetto preliminare, avrà effetti devastanti sulla bassa valle. E la ritrovata intesa tra le parti si dovrebbe vedere già sabato 11, quando, a quanto pare, i sindaci delle amministrazioni anti-tav indosseranno la fascia tricolore in piazza a Giaglione, dove terminerà la marcia che partirà da Chiomonte alle 14.30.

 

Lunedì sera sono stati proprio i comitati a sollecitare i primi cittadini a dare segnali simbolici forti. «I sindaci e gli amministra­tori sono stati votati dalla cittadinanza anche per la loro posizione sull'argomento Tav - dichiara Luigi Casel a nome dei co­mitati - Per questo sarebbe doveroso che partecipassero con la fascia, facendosi in questo modo davvero portavoce dei propri cittadini». Fascia o non fascia, i sindaci presenti lunedì hanno tuonato contro l'ope­ra e le modalità di realizzazione. Critiche profonde, che verranno certamente fuori nelle osservazioni al preliminare che gli amministratori dovranno presentare entro il 9 ottobre. «Il Tav è rientrato nella legge obiettivo - dichiara Sandro Plano, presi­dente della Comunità montana - Manca la concertazione con il territorio. L'opera costa uno sproposito e non è prioritaria. In valle passano circa 3mila tir, mentre sarebbe il caso di lavorare sul nodo di Torino, dove transitano invece 40-50 mila mezzi. Il Tav non porterà nessuna ricaduta occupazionale sulla valle. Verranno impiegati sì e no 200 o 400 persone a fronte dei 5mila disoccupati del nostro territorio. Solo unendoci riusciremo ad avere le forze adeguate per dire no a tale progetto».

 

E l'atmosfera di lunedì sera era bella calda, in tanti decisi a "rimettersi gli scarponi ai piedi", pronti a scendere in piazza, oppure ai presidi per non accettare la progettazione che lunedì è stata illustrata ad una folla di circa mille persone, accorse a Chiusa per capire cosa succederà nei prossimi anni.

 

La tratta comune italo-francese della nuova linea ad alta veloci­tà comporta circa 10 anni di cantierizzazione della valle, con camion e nastri trasportatori che attraver­seranno il territorio per portare i detriti degli scavi fino ai depositi di Carrière du Paradis al Moncenisio, con passaggio intermedio a Prato Giò di Giaglione, e al sito di Cantalupo a Meana.

 

Secondo il progetto preliminare, la linea uscirà dal tunnel di base in zona San Gia­como a Susa, rientrerà successivamente nel tunnel dell'Orsiera per poi risalire a Chiusa San Michele dove verrà realizzata l'interconnessione con la linea storica e l'area di sicurezza in trincea. «La linea passerà sotto la frana attiva, le sorgenti e il sito archeologico di Vaie - spiega Enzo Merini, vicesindaco di Vaie, che lunedì ha illustrato al pubblico gli aspetti tecnici del progetto - Chiusa San Michele verrà completamente cantierizzata per una superficie pressoché uguale al centro abitato e Sant'Ambrogio verrà coinvolta per ora almeno fino al cavalcavia del Giro dell'Ora che verrà abbattuto per poi essere ricostruito con una forma ad elica piuttosto originale». Oltre a tutto questo, l'asse della ferrovia storica verrà spostato verso la Dora, con slittamento a valle della stazione di Chiusa.

 

In tutto tra Vaie, Chiusa e Sant'Ambro­gio verranno espropriati circa 440mila me­tri quadrati di terreni. Le abitazioni che si trovano al limitare della linea di esproprio, perderanno il valore d'immobile fino al 50 per cento a causa della vicinanza della linea e dei disagi che essa provocherà ai residenti in termini di inquinamento acustico e di polveri. I proprietari verranno rimborsati per una cifra pari al 15 per cento del va­lore perduto della propria abitazione. In questo caso, forse, il danno è maggiore di quello che subiranno i residenti a cui sarà espropriata l'abitazione, che dovrebbero ottenere un rimborso uguale all'intero valore della casa.

 

«L 'opera è progettata male, non è concertata e deve essere contestata - con­cludono i sindaci organizzatori della serata - Dobbiamo provare a ragionare tutti in­sieme, cercando anche la solidarietà dei Comuni che non saranno immediatamente danneggiati, perché i disagi e i pericoli per l'ambiente e per la salute toccheranno tutti. Dobbiamo essere uniti».