NO AL TERZO VALICO – CONFRONTO E NON IMPOSIZIONE

 

Martedì 13 Dicembre 2005 alle ore 17 presso la sede della Confederazione Unitaria di Base in Via XXIV Maggio ad Alessandria le associazioni, i comitati, i collettivi, i partiti della Provincia che si oppongono all’ alta velocità organizzano una conferenza stampa per illustrare le proposte alternative al progetto definitivo del Terzo Valico, in via di approvazione da parte della Amministrazione provinciale.

 

Noi diciamo che

 

1) le alternative esistono, sono documentate da anni, aggiornate

 

2) non sono l'inutile cavallo di battaglia di quattro "asini raglianti", come dice l’esimio Palenzona, ma una proposta reale e concreta sostenuta da associazioni e comitati

 

3) vogliamo un confronto su queste proposte

 

Naturalmente la mobilitazione continua e non ci fermeremo, indipendentemente dal voto della Provincia, che fin qui non si è confrontata né con le associazioni e i comitati né con i cittadini.

 

·          A.F.A. - Associazione Amici delle Ferrovie e dell’ Ambiente

·          Rete Ambientalista della Provincia di Alessandria

·          Associazione dei Comitati della Fraschetta

·          Medicina democratica

·          Alessandriacolori

·          WWF

·          Legambiente, Circoli di Tortona e Val Lemme

·          Progetto Ambiente di Tortona

·          CUB - Confederazione Unitaria di Base

·          CSA Lacandona di Valenza

·          Laboratorio Zona Franca di Casale

·          Laboratorio anarchico Perlanera di Alessandria

·          CSA Crocevia di Alessandria

·          Studenti in Movimento

·          Collettivo universitario Freebooters

·          Collettivo Zion

·          FAI – Federazione Anarchica Italiana

·          USI – Unione Sindacale Italiana

·          P.R.C. – Partito della Rifondazione Comunista

·          I VERDI

 

 

 

 

terzo valico:

LE ALTERNATIVE

 

Quattro sono le fondamentali motivazioni per cui questa linea non può avere connotati di priorità.

Primo: non esiste una crescita dei traffici merci del porto di Genova pari a giustificare l’urgenza di un “sesto” valico appenninico (in aggiunta agli altri cinque esistenti).

Secondo: un disegno razionale dei traffici provenienti dalla tirrenica e dal mar Ligure non può concentrare tutto sulla linea Genova-Milano, vista l’esistenza di tre porti e di cinque valichi appenninici che si aprono a “ventaglio” su nove valichi alpini.

Terzo: esistono ancora ottime possibilità per l’incremento della potenzialità di trasporto nel recupero ed ammodernamento strutturale e tecnologico delle linee esistenti.

Quarto: il territorio su cui si intende far passare la nuova linea sino a Tortona, è già abbondantemente oppresso da strutture viarie e di altro tipo (industriali, commerciali, ecc.); lo spazio per altre strutture è ormai ridotto a pochi corridoi ad elevatissima sensibilità ambientale.

 

LE FALSITÀ TECNICHE

 

COSA C'ENTRA IL TERZO VALICO CON IL "RILANCIO" DEGLI SCALI FERROVIARI?

 

Si parla oggi con grande insistenza e grande enfasi del rilancio dello scalo ferroviario di Novi S. Bovo.

Un po' più in sordina si sente dire di un utilizzo a Distripark dello scalo di Alessandria Smistamento.

Inoltre si dice di un immenso ampliamento del centro “logistico” di Rivalta: c’è una richiesta per 80 ettari di territorio, dove per “logistica” si intende fornire il minor numero possibile di posti di lavoro a fronte della maggior occupazione possibile di spazio e di capitali, per svolgere attività (lo scambio delle merci fra diverse modalità di trasporto) che con l’impegno della “logica” non hanno nulla a che fare.

Infine, tutto questo pare dipendere quasi esclusivamente dall’avvio del Terzo Valico: ossia, il T.V. è propedeutico a tali progetti, e tali progetti diventano la motivazione fondamentale che Provincia e Regione attribuirebbero al T.V.

-          É’ ovvio ormai che il Terzo Valico non viene fatto per fronteggiare una pretesa esuberante crescita del porto di Genova, perché, se oggi c’è qualcosa di esuberante, si tratta casomai del calo di traffici del porto. Dei 5 milioni di Teus che secondo le esternazioni di una decina di anni fa, fatte da politici di entrambi i fronti, avrebbero oppresso il porto di Genova nel 2005 e richiesto con urgenza una nuova linea ferroviaria (magari ad Alta Velocità), siamo arrivati a 1.630.000 al 2004, con un calo previsto alla fine del  2005 del 2,4% in peso e del 5% in unità (a luglio, il dato progressivo dei traffici denunciava un decremento, in tonnellate, del 2,3% per le merci containerizzate, del 5,3% per il traffico convenzionale, e un calo in teus del 4,2% per il porto e del 9,7% per il V.T.E.).


- Allora, (ed è questa la tesi dei dirigenti delle FS) il Terzo Valico servirebbe per portare le merci dal porto di Genova, fino a Rotterdam (Rotterdam qui sta per “lunghe relazioni”, come Kiev e Pechino!) caricandole su treni lunghi, in grado di trainare più di 1.000 tonnellate, e quindi non vincolati dalla pendenza delle attuali linee di valico appenninico. Le FS avevano riconosciuto, in diversi incontri, che la giustificazione del T.V. non poteva essere l’incremento previsto dei traffici del porto, ma, se mai, la possibilità di comporre nel porto treni da 1.200 tonnellate da mandare direttamente ai valichi alpini. Ma allora se le merci, superato l’ostacolo della pendenza della linea, viaggiano direttamente da Genova ai valichi alpini e a Rotterdam, a che serve fermare i treni a San Bovo, o ad Alessandria, o a Rivalta? Cosa vanno a fare in questi scali, treni già predisposti per le lunghe percorrenze, dopo aver percorso solo 50 chilometri rispetto alle migliaia ancora da percorrere?

 

Vediamo di analizzare la situazione scalo per scalo.


1) L’area logistica di Rivalta ha chiesto un forte ampliamento dei suoi piazzali e due binari di raccordo alle ferrovie. Cosa vanno a fare a Rivalta i containers che dal porto di Genova sono destinati a Rotterdam? Non è che tramite il T.V. viaggiano da Genova a Rivalta su ferro, e da Rivalta a Rotterdam sui numerosi autotreni della “logistica”? Un’idea capovolta dell’intermodalità che farebbe rabbrividire i nostri partners europei.


2) Novi S.Bovo: la sua funzione è sempre stata quella di comporre treni per varie destinazioni ricevendoli da altre relazioni. Dal porto arrivavano spesso treni corti e leggeri e S. Bovo mandava per Milano, per Bologna, per Novara, ecc. treni più lunghi e pesanti che non incontravano più problemi di pendenza delle linee. Ma se il problema delle pendenze si risolve con una linea nuova, San Bovo, allora, non serve più a nulla!

 

3) Alessandria Smistamento. Si parlava di utilizzare l’area per un Distripark delle merci sbarcate nel porto e trasportate ad Alessandria tramite la linea Voltri – Ovada – Alessandria: e forse questa non è un’idea malvagia, sempre che i Distripark non diventino una nuova fonte di speculazione cementifera (come lo sono state le seconde case, poi i capannoni prefabbricati, e oggi i Centri Commerciali).

 

NON SERVE IL TERZO VALICO PER CREARE REALI E CONTINUI POSTI DI LAVORO

Ma l’idea di utilizzare le aree dismesse della Liguria, (Cornigliano) ed alcune aree del suo retroterra (ricavate su un sedime già compromesso e dismesso da altre attività) per fare dei Distripark in funzione del porto viene a far cadere ogni giustificazione di un Terzo Valico ferroviario.

Infatti, Burlando, sostenuto dalla Marta Vincenzi (eletta nelle liste europee) teorizza per il porto un enorme "hub/gate" di solo transito di container: si parla (a sproposito) di 10 milioni di Teus che ogni anno dovrebbero “transitare” nel porto di Genova. Ma ne basterebbero solo 3 milioni che si “fermino” a Genova e nel suo retroterra per sottoporre le loro merci ad alcune lavorazioni, per fornire un valore aggiunto ed un’occupazione di personale di gran lunga superiore ai 10 milioni teorizzati dai nostri politici. E con 3 milioni di Teus bastano ed avanzano le linee esistenti. (Ricavato da alcune relazioni dell’ing. Bruno Rapallo).

Un milione di teus in un moderno terminal per il solo sbarco/imbarco e transito di container da/per l'hinterland, a causa degli elevati livelli attuali d'automazione, dà lavoro per addetti diretti, indiretti e indotti locali, regionali, nazionali a circa 1.600 persone: ossia vanta una produttività di 625 teus per ogni posto di lavoro.
Un vero Distripark portuale per la lavorazione finale di merci ricche ("perfezionamento attivo" e successiva distribuzione in regime di "messa in libera pratica" secondo le normative del Regolamento Doganale Europeo), con attività ad alta intensità occupazionale, in area portuale o immediatamente retro-portuale (in ambito urbano), per ogni milione di teus all’anno dà lavoro direttamente a più di 14.000 persone, e se si considera anche l’indotto (come nel caso precedente) il numero di addetti può sfiorare i 60.000, con una produttività di 16/17 teus per ogni posto di lavoro.
Ciò non deve stupire, in quanto, mentre nei terminal si svolgono attività di pura movimentazione ormai in larga misura automatizzate, nei Distripark si effettuano lavorazioni manifatturiere in buona parte manuali (e di solito anche ambientalmente sane e pulite), oltre ad attività logistiche e di servizio. Pertanto la scelta di attività connesse ad un Distripark, nei confronti di un’attività di puro transito, vanta un’intensità occupazionale 37 volte superiore.


LA LORO SCELTA DI BASE È QUELLA DELLA CEMENTIFICAZIONE SELVAGGIA

É evidente, quindi, che molti liguri, piemontesi e gli abitanti della Valle Scrivia pagheranno il disagio prodotto da infrastrutture ferroviarie e marittime faraoniche e costosissime, nonché il rischio di rovinare altre attività già consolidate, connesse al turismo, all'agricoltura di qualità e alla qualità ambientale del nostro territorio unicamente per favorire (oltre agli interessi “in loco” che già conosciamo), i "business" colossali dei grandi terminalisti privati di Genova.
Sarebbe opportuna, quindi, un attenta analisi del sistema proposto, che concilia (anzi pone in sinergia) economia, occupazione ed ambiente, senza la necessità di grandi strutture, ma solo di recuperi di aree dismesse e ammodernamenti di infrastrutture ferroviarie esistenti.

Con una movimentazione portuale di 3 milioni di contenitori (ossia il doppio di quella attuale) bastano e avanzano le linee ferroviarie di valico appenninico esistenti, anche senza interessare le autostrade (neanche più un autotreno di containers vi passerà sopra!).

Infatti abbiamo già dimostrato su diverse pubblicazioni che esse sono in grado di fornire, a seconda degli interventi che vi si potrebbero fare, una potenzialità residua di trasporto che oscilla fra i 2.800.000 e i 9 milioni di Teus!
Dobbiamo solo stare attenti che il recepimento di una simile proposta non avvenga da
parte di una classe politica attenta solo a cementificare tutto ciò che rimane di naturale (che è quella attuale – in entrambi i fronti).

In questo caso  il distripark diventa una nuova occasione di invasione del territorio agricolo rimasto, che andrebbe ad aggiungersi a quella dei numerosi capannoni vuoti che già opprimono la nostre campagne).

 

QUESTO SAREBBE IL SESTO, NON IL TERZO VALICO APPENNINICO

Vediamo ora di spiegare con alcuni scenari di diversa intensità (estrapolati da varie pubblicazioni del 2003/2004) perché le linee di valico appenninico attuali sono più che sufficienti a far fronte al trasporto di 3 milioni di teus. Aggiungiamo alcune note in grassetto dato che nel 2005 la movimentazione delle merci nel Porto di Genova sta accusando un notevole calo.

Il pezzo che segue è estratto da alcune relazioni dell’Ing. Bruno Rapallo.

"…… Il trasporto delle merci

Il trasporto delle merci è uno degli aspetti più importanti per le regioni portuali e retroportuali. Occorre però cambiare approccio ed iniziare a pensare ai porti liguri come ad un unico porto: la distanza tra Genova e Savona equivale alla lunghezza dei moli di alcuni grandi porti nord europei. Ragionando in termini di coordinamento dei porti, magari inserendo nel ragionamento anche il porto di Livorno, ci accorgiamo che questi porti sono connessi non ad una unica linea ferroviaria (la Genova - Milano) ma ad una complessa RETE ferroviaria.
In particolare esistono cinque valichi appenninici a cui fanno corona otto valichi alpini:
Savona - Cairo Montenotte via Ferrania           Savona- Cairo M. via Altare

Genova - Ovada - Alessandria

Genova - Torino dei Giovi

Succursale dei Giovi

Pontremolese
A fronte di questa situazione e considerando che in questi ultimi 13 anni l'unica opera di cui si parla è il "Terzo valico" la prima domanda da porsi è: perché strozzare tutto sulla linea Genova - Tortona? Nel momento in cui l'attuale sistema di trasporto merci è sempre più orientato al porta a porta perché ridurre la rete ferroviaria ad una unica linea convogliandovi tutti i finanziamenti, tra l'altro aumentando la vulnerabilità del sistema: se abbiamo solo la Genova- Tortona e su questa avviene un guasto blocchiamo tutto il traffico, se abbiamo una rete ciò non avviene.
Le nostre proposte sono perciò:

1) Raddoppio Savona - Cairo M - Ceva che consente l'instradamento delle merci per la linea Torino-Modane e per Alessandria-Novara- Domodossola- Sempione (capacità a regime maggiorata di 300 treni/g).
2) Raddoppio Genova Ovada per Alessandria-Novara- Domodossola- Sempione (70 treni/giorno).
3) Raddoppio Pontremolese per Parma, Brescia, Verona, Brennero (150 treni/giorno).
4) Completamento degli interventi di ammodernamento e pieno utilizzo delle attuali linee di valico dei Giovi.
Con queste operazioni la potenzialità delle 5 linee di valico sarebbe di 9 milioni di TEU/anno.


Si consideri che le attuali linee da Genova sfruttando a pieno le loro potenzialità con semplici ammodernamenti (e cioè senza raddoppi) hanno una capacità residua di:
Linea Succursale 70 treni da 57 TEU = 3990 TEU/g x 280 gg/a = 1.117.200 TEU/anno
Linea dei Giovi 80 treni da 54 TEU = 4320 TEU/g x 280 gg/a = 1.209.600 TEU/anno
Linea Ovada 30 treni da 60 TEU = 1800 TEU/g x 280 gg/a = 504.000 TEU/anno
Per un totale di 2.800.000 TEU/anno

Stime ottimistiche, ma credibili danno una possibile crescita dei porti genovesi così configurata
(sarebbe però meglio dire “davano”, poichè al momento è meglio non parlare di crescita):
3.000.000 di TEU a Genova e 700.000 a Savona per il 2010
Ma anche supponendo validi i dati dell'autorità portuale che prevede
(o meglio prevedeva) la movimentazione nel porto di Genova di 5.000.000 TEU, contro il 1.500.000 attuali, occorre considerare che solo il 60% di questi va verso nord (gli altri sono reimbarcati o seguono l'asse Est-Ovest) per cui avremo 3.000.000 di TEU da trasportare a nord. Attualmente solo l'8% dei TEU viaggiano su ferro, il resto (92%) viaggia su gomma.

Auspicando un massiccio quanto utopistico ed irreale aumento del trasporto su ferro possiamo stimare che il 60% dei 3.000.000 di TEU sia instradabile su ferrovia per cui anche nelle più rosee delle aspettative avremo da movimentare 1.800.000 TEU sulle linee verso nord (le due dei Giovi e Ovada) che vantano una potenzialità residua, a fronte di semplici lavori di potenziamento ed ammodernamento, come abbiamo visto, pari a 2.800.000 TEU. Ciò dimostra che il Terzo valico è una opera inutile ancor prima che impattante sull'ambiente.

IL NODO FERROVIARIO DI GENOVA

A nostro giudizio il nodo ferroviario di Genova (quadruplicazione dei binari da Voltri a Pieve Ligure) rappresenta una priorità assoluta.
Eppure i lavori per tale opera procedono con assoluta lentezza.
Basti pensare che per effettuare i fori pilota (Fraconalto e Voltaggio) della galleria Flavia (Terzo valico): sono stati spesi 165 miliardi di lire tra il '96 ed il '97: con quei soldi si poteva fare la galleria Borzoli-Sampierdarena ed avere completata la quadruplicazione dei binari da Voltri a Sampierdarena. Deviando il traffico merci e a lunga percorrenza sulla bretella Voltri -Borzoli-Sampierdarena, oggi la linea litoranea Principe-Voltri potrebbe già essere utilizzata quale metropolitana, risolvendo magari anche qualche problema economico ad AMT.
Oggi RFI (ferrovie) sono state autorizzate dal governo a contrarre mutui per 319 milioni di euro per aprire i cantieri del Terzo valico: la nostra proposta è che questi soldi siano invece spesi per completare il nodo ferroviario di Genova e dotare la città di una linea ferroviaria metropolitana che da Voltri arrivi a Pieve Ligure!
Occorre da subito realizzare e utilizzare le seguenti tratte ferroviarie:
Camerone di Borzoli -Sampierdarena/Principe
Brignole-Pieve Ligure
Riuso ferrovia del Campasso
Camerone di Borzoli -Succursale dei Giovi (quest'ultima linea era prevista originariamente nei progetti delle ferrovia, poi è sparita: forse perché palesava l'inutilità del Terzo valico?) …"

 

LE ALTERNATIVE

La relazione seguente, che evidenzia un’analisi più approfondita rispetto alla precedente per quanto riguarda le stime generali di potenzialità, è estratta dal ricorso al TAR presentato dalle associazioni ambientaliste. Tuttavia si può osservare una notevole concordanza di dati, i quali si differenziano solo a seconda degli scenari di intervento prospettati (ammodernamento, potenziamento, raddoppio).

"… Il progetto preliminare e lo studio di impatto ambientale elaborati da Italferr SpA non prendono in debita considerazione le alternative possibili sino all'opzione zero, come invece previsto, oltre che della normativa generale in tema di VIA, anche dall'art. 19, D.lgs 190/02 cit.
Infatti le alternative a minor impatto non mancano.
Le linee storiche dei Giovi e la Voltri-Ovada-Alessandria sono ancora significativamente sottoutilizzate, come dimostrano i dati ufficiali a conoscenza di RFI e di Italferr S.p.A., società di ingegneria di FS S.p.A.. Languono i lavori sulla Genova-Ventimiglia di collegamento con la Francia e sulla Pontremolese di collegamento con il Nord Est italiano e il Brennero (corridoio Ti-Bre), e a servizio del porto di La Spezia. Viene assolutamente trascurata la linea Savona-Torino, richiesta da molte autorità politiche ed economiche savonesi proprio per evitare un allungamento dei percorsi di 50 chilometri e l’imbuto dovuto al nodo di Genova. Tali linee di valico al servizio dei porti liguri, secondo stime degli esperti incaricati dagli ambientalisti, potrebbero assorbire un traffico, secondo valutazioni prudenziali, che oscilla da 4.350.000 TEU all’anno, con semplici interventi di ammodernamento, (nessun intervento sulle tratte in salita della Savona S.G. di Cairo) fino a 10 milioni con il raddoppio della Voltri–Domodossola (via Ovada–Alessandria) e con interventi sulla Pontremolese e con il raddoppio (improbabile) delle tratte in salita della Savona Cairo.

Per entrare nel dettaglio delle cinque linee di valico.


1) Facendo riferimento a quanto riportato nel “Protocollo di accordo tra il Ministero di Trasporti, la Regione Liguria, la Provincia e il Comune di Genova, le FS SpA e la TAV SpA per la definizione del nuovo assetto dei trasporti ferroviari del nodo di Genova, gli interventi sulle linee Torino-Genova e Succursale dei Giovi “…unitamente alla realizzazione di un sistema centralizzato per la gestione del traffico delle linee del nodo, consentiranno un incremento dell’ordine del 25% sulle linee di valico”. Ciò significa che se si considera che le linee storiche dei Giovi oggi sono percorse da 275 treni, mentre la loro potenzialità e già oggi di 340 treni, con le modifiche in corso si potrà raggiungere la potenzialità di 425 treni al giorno, il che  significa 150 treni al giorno in più nei due sensi di marcia. E, quindi, come dimostrato nelle Osservazioni delle associazioni ambientaliste, ciò consentirebbe di instradare, a breve, sulle linee storiche dei Giovi sino a 2.452.000 TEU.

2) Mentre sulla Genova-Ovada, potrebbero già andare altri 30 treni al giorno (come sostiene lo stesso Ing. Moretti, dirigente delle RFI), che potrebbero essere utilizzati per il trasporto delle merci containerizzate, (visto il recente adeguamento delle gallerie agli hight cube). Ciò consentirebbe di trasportare ancora 530.000 TEU all’anno. Nel caso invece si volesse ultimare il raddoppio di questa linea, individuata come free way di importanza internazionale per il trasporto merci sulla direttrice Novara-Domodossola-Sempione-Loetschberg, si potrebbero instradare altri 70 - 130 treni al giorno per un trasporto annuo di container in entrata e uscita sino a 2.293.000 TEU.

3) Le altre linee di valico al servizio dei porti liguri, in una logica di rete e non di instradamento su un’unica direttrice, hanno ancora grandi potenzialità: il potenziamento delle due tratte in salita (raddoppio), via Altare e via Ferrania, della Savona-S.Giuseppe di Cairo, porterebbe ad una potenzialità residua di 145 treni/g, ossia 2.900.000 TEU all’ anno, anche nel caso non si utilizzasse la doppia trazione sui due istradamenti, e con possibilità a S.Giuseppe di Cairo di seguire due tracciati, la via Torino – Modane, e la via Alessandria – Domodossola. La tratta da S. Giuseppe a Torino è interamente a doppio binario, tranne un breve segmento di 20 km a binario singolo.

4) Ancora più interessante è la Parma-La Spezia, meglio conosciuta come Pontremolese. Procedendo al necessario raddoppio della linea, previsto anche dalla Delibera CIPE n. 121 che reca il Primo Programma delle opere e degli insediamenti strategici, ex art. 1 della l. n. 443/2001, sulla stessa potrebbero viaggiare altri 150 treni in più al giorno, pari a 1.400.000 TEU all’anno da e per La Spezia e la Tirrenica (con collegamenti con il Brennero e i valichi del Nord Est). La Pontremolese, che serve il Porto di la Spezia, è anche la Linea di valico più funzionale al corridoio multimodale TIBRE (Tirrenica-Brennero) e che può interferire positivamente con il sistema padano (dove sono presenti numerosi interporti) e con le linee Torino-Milano-Venezia e Torino-Piacenza-Bologna.

É la direttrice prioritaria per instradare il traffico merci proveniente da Sud sulla linea ferroviaria tirrenica verso la Pianura Padana e, attraverso questa, verso il valico del Brennero e le linee di valico del Nord Est, assorbendo oltre al traffico merci generato dal porto di La Spezia (che movimenta 900.000 TEU) e quello proveniente su questa direttrice da Livorno,Civitavecchia, Napoli, Salerno, Gioia Tauro e Cagliari. La linea è stata oggetto di recenti interventi (galleria Serena e nuova stazione di Aulla) ed è in attesa che se ne completi il raddoppio, sinora abbandonato per privilegiare l’intervento sul nodo di Genova. Qualora sulla Pontremolese si realizzasse la nuova galleria di valico prevista in molti progetti, che permete di ridurre la pendenza della linea al 5 per mille (contro il 12 per mille del Terzo Valico) il potenziale di trasporto container da e per La Spezia e la Tirrenica salirebbe a circa 2.400.000 TEU.
Oggi è sempre più concreto il dubbio che della Pontremolese e della sua notevole potenzialità sia dal punto di vista della logica dei trasporti, sia per quanto concerne la sua capienza di offerta di tracce, non se ne parli proprio più.

La presunzione per cui tutto il traffico litoraneo proveniente da Sud (Civitavecchia, Livorno, Spezia) e da Nord (confine francese e Savona) deve essere indirizzato verso l’unico imbuto della direttrice per Milano per giustificare il rischio di saturazione delle linee non ha avuto ad oggi alcun riscontro.

Sia Co.Civ. che Italferr S.p.A. hanno indicato l’azzardato traguardo al 2015 di 5.000.000 di TEU (una crescita annua dei traffici portuali del 20% circa), sulla base delle stime elaborate dall’Autorità Portuale di Genova e contestate dal Ministero dell’Ambiente nell’ambito della procedura di V.I.A. sul nuovo Piano Regolatore Portuale

Ma se l’andamento si attestasse sugli indici di crescita degli ultimi 33 anni (dal 1970 al 2002), forse i 5 milioni di contenitori si raggiungeranno fra qualche secolo.
Infatti nel 1970 il porto di Genova movimentava 51.051.000 tonnellate di merce, nel 2002, fra alterne vicende, ne movimentava 52.848.000. La differenza di 1.797.000 significa una crescita complessiva  in 33 anni pari al 3,52%, ossia lo 0,11% all’anno.

Sarebbe interessante, anche dal punto di vista della Valutazione Strategica, il ragionamento sul nodo di Genova che può benissimo integrare le proposte alternative, in quanto il T.V. diventa una cattedrale nel deserto se prima non si interviene sul nodo. (Su tale argomento abbiamo prodotto uno studio che non alleghiamo per non appesantire la seguente relazione).

 LA VOLTRI – OVADA – ALESSANDRIA E LE LINEE DA SAVONA.

Secondo il senatore Luigi Grillo (per capirci meglio quello rinviato a giudizio nello scandalo dei fori pilota per “truffa ai danni dello Stato”) “ non aver realizzato la linea ferroviaria ad alta velocità Genova – Milano, negli Anni Novanta, ha prodotto un danno a tutto il sistema-Paese, penalizzando quell'area del Nord-Ovest che da sola copre oltre il 35% della ricchezza prodotta ogni anno in Italia”.
Molto probabilmente il senatore non è consapevole che i collegamenti tra la Liguria (e i suoi porti) e il Nord – Ovest sono già effettuati da cinque linee ferroviarie che opportunamente sistemate, con costi contenuti e un impatto ambientale quasi nullo, avrebbero agevolmente svolto i compiti che oggi si vogliono attribuire a questa nuova linea.
Ma qualcuno che conta pare se ne sia recentemente reso conto: ad esempio il neo-presidente dell’ Autorità Portuale, Novi, il quale improvvisamente si accorge che la linea Voltri–Ovada–Alessandria è già predisposta alla posa di un secondo binario.
"Sulla Voltri–Alessandria ci stanno ancora, in caso di raddoppio oltre 130 treni, con una capacità di movimentazione di quasi 2.300.000 contenitori. Oggi il porto ne fa poco più di 1.600.000".
All’attuale trend di crescita del porto (non volendo considerare la decrescita del 2005) la Voltri-Ovada avrebbe soddisfatto ancora per molti anni le esigenze del porto, senza lasciare neppure un contenitore alle autostrade! Oppure, lasciandone ai tir un 50% (oggi la quota delle ferrovie oscilla su valori del 20 - 25 %) saremmo andati avanti all’infinito (e quando mai si arriverà a 4.600.000 teu?).
La linea, ignorata dai nostri amministratori, è tuttavia considerata in sede comunitaria la miglior free-way europea di accesso alla Novara-Domodossola-Sempione-Lotschberg.

Secondo studi sviluppati nel 2000-2001 ("L'Opzione Mediterranea") 2001-2002 ("La Piattaforma Logistica di Alessandria") 2002-2003 ("Il Distripark endoportuale di Genova Cornigliano"), il sistema portuale ligure potrebbe ottimizzare ricchezza ed occupazione a basso impatto ambientale lavorando su un totale di 3.000.000 - 3.500.000 di TEU, senza grandi traumi, in un sistema di piattaforme tipo Distripark sul mare, (60-70 ettari a Cornigliano) e Districenter nell'hinterland alessandrino per un territorio occupato di 100 ettari al massimo, su sedimi già compromessi da attività dismesse, (e non di più, per non risvegliare appetiti speculativi che già si annunciano con 300 ettati di qua e 300 ettari di là).
In questo modo, con 1.500.000/1.750.000 teu per ferrovia la Voltri–Ovada, raddoppiata, basta e avanza. Oppure va bene anche senza raddoppio se si usano al meglio anche le altre tre linee esistenti su Genova e Savona, ossia: i Giovi, la Succursale dei Giovi e la Savona-San Giuseppe di Cairo-Alessandria, (completamente rinnovata e sotto-utilizzata - certamente la più adatta per merci provenienti da Ventimiglia)
La linea Genova Voltri-Ovada-Alessandria è già da anni totalmente automatizzata e controllabile da un unico punto, a Ovada. Circa i binari, il tratto di valico è già a doppio binario attivo (tratta Mele-Campoligure, 7 km nella galleria del Turchino) ed esiste il sedime per ultimare la posa del seconso binario .
Ha tuttavia parecchi limiti, ma tranne le pendenze, in alcuni tratti non modificabili, tutti gli altri difetti possono essere corretti in tempi brevi e costi contenuti:
- l’eventuale raddoppio elimina il problema degli incroci e di possibili perturbazioni della circolazione;
- vi sono quattro viadotti critici sui quali intervenire: quello di San Carlo di Cese molto alto, quello dell'Acquasanta da rifare, quello di Fabbriche e un altro sopra il torrente di Voltri;
- per le frane e smottamenti, basta provvedere con opere di contenimento nei tratti a rischio;
Tutto ciò costerebbe certo infinitamente molto meno che fare il Terzo Valico Ge-Milano.
Qualcuno obietta che la linea ha troppa pendenza e quindi limita la capacità di trasporto dei treni. Ma basta fare due conti.
Per quanto riguarda le pendenze un locomotore 633 può portare 19 carri di tipo S15 con un peso lordo di 45 tonnellate a carro, con 58 contenitori e circa 500 tonnellate di merce al netto del peso del carro. Ora , considerando che, secondo lo studio relativo al Terzo Valico, il nodo di Genova al 2020 potrà fornire treni non più lunghi di 15 carri, l’affermazione che la pendenza della linea limiterebbe la lunghezza e la capacità dei treni è inconsistente.


LA PONTREMOLESE

 

Nel merito della Pontremolese, con molta enfasi (e qualche rimorso) viene annunciato il completamento del suo raddoppio. "Il tracciato del raddoppio - spiega Trenitalia - è totalmente diverso da quello della linea a binario semplice già esistente, lievemente più breve, meno tortuoso e soprattutto più lontano dalle zone fortemente urbanizzate. É stata anche creata la nuova stazione di Aulla Lunigiana, in posizione baricentrica rispetto agli altri comuni che la stazione serve e in una zona interessata da previsioni di sviluppo industriale e abitativo. La variante di tracciato e il potenziamento tecnologico della tratta Santo Stefano ‘ Aulla ‘Chiesaccia (circa 14 km), permetteranno non solo di ridurre il tempo di percorrenza di 6 minuti, ma soprattutto di incrementare il traffico merci per i porti di Livorno e La Spezia, nonché tra le regioni Toscana, Liguria ed Emilia Romagna attraverso il corridoio Tirreno-Brennero. Per la tratta S. Stefano-Aulla-Chiesaccia, omogenea agli standard di prestazione della linea Genova-Roma, è stato necessario un investimento totale di 306 milioni di euro, dei quali 231 milioni per i lavori realizzati nel periodo 2002-2005 e i restanti 75 milioni per la galleria Serena, realizzata prima del 1998".
Abituati a cifre ben più elevate (i 5.200 milioni di euro del Terzo Valico, ad esempio), un simile annuncio ci sembrava troppo bello per essere vero.

Ad una analisi attenta è emerso che si trattava non del raddoppio di tutta la linea , ma di una tratta di soli 14 chilometri. Quindi nessun completamento, come declamano i giornali, ma solo un pezzettino in più per dare un po' di briciole agli operatori di La Spezia. Il nostro sospetto è che la linea non sarà mai completata, poiché data la sua importanza strategica, (la Tirrenica con il Brennero e gli interporti di Nord-Est) di gran lunga superiore a quella del Terzo Valico, questi ne verrebbe a soffrire, sia come traffici che, prima ancora, come ragione economica–strategica di esistere.

 

PROPOSTE DI INTERVENTI URGENTI SULLA MI-GE

 

Riprendiamo sinteticamente lo studio da noi presentato nel 1996 nella parte contenente le proposte relative alle due linee dei Giovi, al fine di raggiungere risultati rapidi. In particolare (dando per scontati il salto del montone di Arquata, la banalizzazione della linea alta e bassa, la bretella di Voltri, l'adeguamento della sagoma cinematica, il binario esterno di Ronco e il nodo CTC) riprendiamo due proposte:

La linea normale Genova-Milano presenta un punto di elevata criticità fra Tortona e Voghera. Secondo lo studio Zambrini-Tartaglia la potenzialità in questo punto di incrocio fra la Mi-Ge e la To-Bo, è pari a 200 treni ed era percorsa giornalmente (nel 1994) da 212 treni (127 pari e 117 dispari, compresi i periodici). Di conseguenza occorre prevedere a un quadruplicamento del tratto Tortona-Voghera che, peraltro, è abbastanza breve e non attraversa territori collinari. Forse basterebbe l'aggiunta di un solo terzo binario dotato di Blocco automatico banalizzato come insegnano le esperienze svizzere. Ritornando al quadruplicamento, ciò consentirebbe l'aumento di 54 treni al giorno verso Piacenza e 82 sulla direttrice Milano-Genova.

La linea Rivalta Scrivia-Tortona, pur essendo a singolo binario, ha una potenzialità di 90 treni e va ovviamente raddoppiata. In tal modo servirebbe l'interporto di Rivalta e offrirebbe una valida alternativa alla Arquata-Novi-Tortona.

 

CONCLUSIONE

 

È chiaro che il voler convogliare tutto il traffico tirrenico e ligure sul Terzo Valico è profondamente sbagliato e funzionale solo agli interessi di chi su quest'opera "ci vive" dal 1991. Inserire in un imbuto dal collo stretto tutto ciò che arriva nei porti italiani serve solo a giustificare la "Grande opera". Ci pare molto più logico rendere vitali le linee esistenti, disposte a ventaglio su tutta la Liguria, assicurando così alternative validissime, spese nettamente inferiori e recupero di linee di traffico che migliorerebbero non solo il trasporto merci, ma anche il normale trasferimento quotidiano dei pendolare e dei viaggiatori saltuari.
Occorre solo completare gli investimenti pregressi con nuovi investimenti tutto sommato modesti e realizzabili in tempi abbastanza brevi (anche per non aver buttato via i circa 450 miliardi investiti in queste linee negli ultimi 10-15 anni).
Invece pare che il governatore della Liguria, Burlando, colto da entusiasmo selvaggio, voglia trasformare Genova in un porto di solo transito per 10 milioni di TEU (!?!)
Tuttavia, lasciando perdere certe deliri dell’attuale classe politica, preferiamo far riferimento a chi ci sembra ragioni con concretezza e buona capacità di analisi: pare proprio che Novi, infatti, fra le righe, suggerisca che il Terzo Valico Genova-Milano non serva proprio a nulla, anche perché il porto ha delle esigenze molto più immediate e per nulla condizionate dalla velocità.


Sulla base delle argomentazioni sopra riportate la nostra Associazione (Amici delle Ferrovie e dell'Ambiente - A.F.A.), unitamente alla RETE AMBIENTALISTA DELLA PROVINCIA DI ALESSANDRIA, in occasione della presentazione del quarto progetto TERZO VALICO, ha emesso il seguente documento.


NO AL TERZO VALICO      SI AL RILANCIO DELLE FERROVIE

 

Su tutti i giornali appaiono articoli relativi alle montagne di carta riversate nelle sedi delle Regioni Liguria e Piemonte e dei comuni interessati al "Treno Alta Velocità - Terzo Valico". Si accenna a mille piccoli problemi, ai pozzi, ai sottopassi, ai cantieri, al traffico camion per anni, alle cave, a dove depositare lo smarino, ai terreni contenenti amianto, alle falde a rischio prosciugamento, alle compensazioni richieste dai singoli Comuni, ecc, ecc.

Nessuno, di fronte al 33° annuncio ufficiale che i lavori stanno per iniziare, si chiede se quest'opera , dal disastroso impatto sull'ambiente e sulle condizioni di vita di almeno 100.000 persone, serve realmente.

Solo il Comitato interregionale "NO AL SUPERTRENO", sin dal 1991 ha dimostrato di avere le idee chiare e il coraggio di sostenerle con forza. Noi siamo d'accordo con le posizioni di questo Comitato, che ora si denomina A.F.A., ossia Amici delle Ferrovie e dell'Ambiente.

-Quest'opera nacque nel 1991, come dichiarò lo stesso Necci, "in funzione di carta di scambio per avere il  via al resto della TAV". Un'opera che subito i comitati battezzarono con un " Un utile per alcuni, un lusso per pochi, un danno per molti, a spese di tutti".

 

-Tutte le motivazioni del 1991, ossia i 55.000 passeggeri al giorno ad alta velocità nella tappa unica Milano-Genova e viceversa; la saturazione della linea; il trasporto merci sui binari anziché su strada sono sprofondate nel nulla.

 

-Ora ci raccontano che serve per il porto di Genova, per trasportare merci cinesi in tutta Europa, per collegare Genova con Rotterdam e Kiev; ma non è vero! Il traffico di container a Genova è in caduta verticale da anni e i dati di agosto 2005 segnalano un 11,2% in meno (dato del 23 settembre). Ora siamo esattamente a un quinto dei container che il progetto del 1992 prevedeva per il 2006.

 

-Dicono che le attuali linee (due dei Giovi, la Voltri- Alessandria, la Pontremolese e la Savona-Torino) non sarebbero sufficienti. E allora perché non ammodernarle, velocizzarle e, con una spesa ben inferiore ai 10.000 miliardi di lire previste per il Terzo Valico, renderle così pronte a ricevere un traffico che per ora non c'è e nel contempo migliorare nettamente i servizi per l'attuale utenza di pendolari? In tal modo, oltretutto, si interverrebbe su zone già solcate da linee ferroviarie senza ulteriori nuovi sfracelli ambientali.

 

-Dov'è tutta questa esigenza di una nuova linea? La Voltri-Alessandria, che ha una potenzialità di settanta treni merci quotidiani, ne vede passare 3-4 al giorno. Sulla linea Genova-Milano, per gran parte della notte c'è il silenzio assoluto e risulta che spesso convogli merci previsti vengono annullati per mancanza di carri. Sul cosiddetto "mostro" Voltri-Pegli, costato 200 milioni di euro, transitano due treni al giorno diretti ad Ovada (non i settanta previsti per Rotterdam) che hanno la funzione di impedire ai binari di arrugginire per la salsedine.

 

-Dov'è tutta questa redditività? Le previsioni più ottimistiche degli stessi dirigenti Italferr e di Catania prevedono un ricavo massimo del 15% rispetto alle spese dell'opera. Il costo, che era nel 1992 di  3200 miliardi, ora è salito, per metà tratta, a 5 miliardi e 279 milioni di euro. La TAV si è rivelato un collaudato sistema di redistribuzione di ricchezza pubblica ad alcuni privati, il cui criterio dichiarato è semplificabile con un "L'utile ai privati, costi e perdite allo Stato".

-Chi pagherà l'opera? Neppure un centesimo dai privati (inizialmente veniva proclamato il 60% dai privati!). Solo per i tre precedenti progetti, tutti bocciati, e per gli inutili fori pilota, lo Stato avrebbe già speso oltre duecento miliardi di lire. Per quanto riguarda questo quarto progetto, tutto è a carico dello Stato, con un fortissimo indebitamento sino al 2040 che andrà a ridurre le possibilità future di interventi seri e verrà spalmato sulle tasse dei cittadini. Il 10 per cento da parte dell'Europa è tutto da verificare viste le perplessità sul sistema di appalti (inesistente) e sulla mancanza di VIA per quest'ultima fase.

 

-Ricordiamo che sull'intera vicenda incombono una procedura di infrazione da parte della U.E.; una Diffida presentata dal WWF nazionale; un ricorso al Consiglio di Stato presentato dai presidenti nazionali di WWF e Italia Nostra, dai presidenti regionali di Legambiente e Pro Natura e dall'Associazione AFA; un processo presso il tribunale di Genova per la vicenda dei fori-pilota del 1997.

 

Associazione Amici delle Ferrovie e dell'Ambiente

3 ottobre 2005