20 Febbraio 2002        Seminario del Torino Social Forum:

Spunti per un’analisi critica del “Piano strategico 2000-2010 per la promozione della Città”

A cura del Gruppo di Lavoro “Agire Locale”

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PREMESSA

 

            La Torino alla quale si deve fare riferimento non è la città racchiusa entro i confini attuali, ma un’area metropolitana molto più vasta, che comprende numerosi comuni della prima e seconda cintura.

 

            Il Piano strategico in esame, oggi patrimonio dell’Associazione Torino Internazionale [1], è un insieme complesso di programmi di intervento che hanno l’ambizione di impostare lo sviluppo di questa nuova realtà locale nel XXI secolo: si articola in 6 “Linee Strategiche”, che assieme individuano 20 “Obiettivi” da raggiungere mediante l’attuazione di 84 “Azioni” progettate.

Alcune delle azioni pianificate hanno grande concretezza (si pensi alla costruzione delle infrastrutture per i trasporti) ed in parte sono già avviate a realizzazione; altre invece paiono, ancora oggi, essere allo stadio di ipotesi piuttosto generiche.

 

Il Gruppo di Lavoro che ha preparato il seminario propone al Torino Social Forum una lettura del Piano strategico orientata innanzitutto a ricostruire le principali logiche di politica socio-economica che ne costituiscono la struttura portante: si ritiene che ciò rappresenti la premessa necessaria per formulare un giudizio complessivo, a cui riferire poi eventuali proposte alternative nel merito di progetti concreti.

Ci pare che una simile lettura porti ad identificare nel Piano 4 logiche-guida, che stabiliscono dei punti di contatto tra le varie linee strategiche.

 

 

LE QUATTRO LOGICHE-GUIDA INDIVIDUATE NEL PIANO

 

  1. Creare una più ampia dimensione metropolitana, adatta a “competere” nel nuovo scenario della globalizzazione economica.

  1. Potenziarne i collegamenti interni ed esterni (trasporti e telecomunicazioni) con connessioni alle grandi dorsali internazionali.

  1. Promuovere prioritariamente lo sviluppo locale dei settori del terziario ritenuti più promettenti (come ICT, sanità e biotecnologie, turismo).

  1. Sviluppare la formazione sia come attività economica in sè, sia come strumento per orientare i cittadini ai bisogni di professionalità dei nuovi settori trainanti.

 

Nel seguito proponiamo sinteticamente, per ciascuna di queste linee basilari, primi spunti di interpretazione critica.

 


1) Creare la nuova dimensione metropolitana.

 

            La considerazione di fondo da cui sono partiti gli ideatori del Piano è che la globalizzazione neoliberista ridisegna i confini su base economica e che, anche in ambito UE, il concetto di “regionalità” si considera commisurato alle doti di competitività di un’area piuttosto che alla natura orografica del territorio (si parla di macro-regioni, anche a cavallo di confini nazionali).

Una prima iniziativa, propedeutica alla pianificazione di Torino Internazionale, è stata lo studio comparativo delle programmazioni già elaborate da alcune città europee ritenute all’avanguardia nel progettare efficacemente il proprio sviluppo: Glasgow, Francoforte, Lione, Bilbao, Lisbona, Barcellona. In tutti questi casi il territorio a cui sono riferiti i progetti comprende, oltre alla città, anche l’ hinterland.

 

Pure per Torino, allora, si è provveduto a definire una dimensione metropolitana includendo numerosi Comuni della Provincia (si arriva a totalizzare circa 1.800.000 abitanti): questi contribuiscono ad accrescere la competitività di sistema portando in dote i loro tessuti di imprese, i loro snodi del sistema di trasporti, i palazzi di valore storico-culturale, le bellezze naturali…

Fanno parte dell'area metropolitana 42 Comuni: Airasca, Alpignano, Avigliana, Baldissero Torinese, Beinasco, Borgaro Torinese, Brandizzo, Bruino, Cambiano, Candiolo, Carmagnola, Caselle Torinese, Chieri, Chivasso, Cirie', Collegno, Druento, Grugliasco, La Loggia, Leini', Moncalieri, Nichelino, Orbassano, Pecetto Torinese, Pianezza, Pinerolo, Pino Torinese, Piossasco, Piscina, Rivalta Di Torino, Rivoli, Rosta, San Mauro Torinese, Santena, Settimo Torinese, Torino, Trofarello, Venaria, Villastellone, Vinovo, Volpiano, Volvera.

Dato che lo scenario della globalizzazione genera un forte bisogno di comunicazione sia tra realtà che collaborano, sia tra soggetti che sono in competizione ma allo stesso tempo anche interdipendenti, si è reso indispensabile pianificare, per l’area metropolitana, servizi di trasporti e telecomunicazioni interni ed esterni che fossero adeguati alle prevedibili future esigenze.

In ordine alla vivibilità del luogo la generica intenzione dichiarata è quella di applicare i principi della Agenda 21 [2] per la qualità ambientale (mobilità, energia, rifiuti, inquinanti), rigenerando quartieri e zone depresse, recuperando aree verdi e fiumi, erogando nuovi servizi dedicati alla persona.

 

            Il Piano prevede di costituire 2 Enti di governo dell’area: la Conferenza Metropolitana (Provincia + i 42 Comuni) che provveda a varare la Costituzione e lo Statuto ai sensi della Legge 265 del 3/8/99 e l’Agenzia dei Trasporti, che programmi e coordini l’intero sistema di mobilità.

L’immediato fatto compiuto, determinante, è però stato il varo dell’Associazione Torino Internazionale, che è riuscita a radunare oltre 100 soci (vedi scheda), e che si è assegnata il compito di attuare, coordinare, monitorare e revisionare il Piano nel presente e nel futuro.

 

1.1) Alcuni aggiornamenti

Per conferire una “patente di scientificità” alle ipotesi contenute nel Piano circa il futuro successo della nuova dimensione metropolitana in Europa, l’Associazione Torino Internazionale commissiona poi ad EU-POLIS (Centro Studi di Università e Politecnico) la ricerca “Torino nella competizione europea” [3] che risulta ultimata nel Maggio 2001. Lo studio contiene diverse comparazioni fra 70 città, realizzate ipotizzando 8 diversi scenari competitivi: un’analisi di grande complessità formale, le cui conclusioni a noi paiono significare sostanzialmente nulla più di un beneaugurante “si, tutto sommato Torino ce la può fare…” .

 

1.2) Spunti di analisi critica

- Quale legittimità democratica ha una pianificazione che, presumendo di delineare l’unico futuro socio-economico possibile, di fatto impone per almeno 10 anni il programma di governo a tutti gli Enti Locali coinvolti?

 

- Quale legittimità democratica ha un’Associazione che di fatto si autoinveste del ruolo di “Costituente” di un nuovo Ente Locale quale l’area metropolitana? Non si può certo pensare ad una sorta di trasposizione di mandato in virtù della quale Torino Internazionale, raggruppando la maggior parte degli enti e delle organizzazioni presenti sul territorio, abbia anche la rappresentatività della maggioranza dei cittadini. (Non risulta, ad esempio, che i lavoratori abbiano dato alle Confederazioni Sindacali una delega a rappresentarli su queste materie istituzionali)

 

- Quale percorso alternativo di reale autodeterminazione, di effettiva  partecipazione dei cittadini alla costruzione del proprio futuro è possibile proporre?


2) Potenziare le infrastrutture di trasporti e comunicazioni.

 

Per dotare la futura città allargata di una fitta rete di collegamenti interni e connessioni al contesto internazionale, il Piano prevede la realizzazione di importanti infrastrutture per i trasporti ferroviari e stradali nonchè l’estensione della posa sotterranea di fibre ottiche ai Comuni della provincia: in vari punti del territorio metropolitano sono stati aperti, da qualche tempo, diversi cantieri legati a queste opere ed in alcuni casi sono già fruibili dei risultati parziali del lavoro.

 

Le  infrastrutture finalizzate a migliorare la mobilità all’interno dell’area metropolitana tentano fra l’altro di risolvere i problemi, molto sentiti, dell’invadenza delle auto e della congestione del traffico.

Le principali opere in questo settore sono:

a)       ferroviarie: la costruzione del Passante con le sue rinnovate stazioni di snodo (Porta Susa e Dora in primo luogo); la realizzazione del Servizio Metropolitano (linee Chivasso-Carmagnola, Rivarolo-Chieri, Ciriè-Pinerolo, Aeroporto di Caselle-Dora) già in gran parte operativo; la parziale costruzione della prima linea di Metropolitana (linea 1: Rivoli-Torino-Nichelino); il prolungamento extraurbano di linee tramviarie “di forza” (linea 3 a Venaria e linea 4 a Stupinigi);

b)       stradali: il completamento di C.so Marche, col collegamento dei due estremi alla tangenziale; la costruzione del sottopasso tra C.so Spezia e C.so Sebastopoli; la realizzazione della Tangenziale Est (dalla A21 alla A4 con connessione a Chieri); la costruzione di Circonvallazioni in vari Comuni della cintura; il completamento dell’Autostrada Torino-Pinerolo;

c)       di raccordo: costruzione di Parcheggi di Interscambio.

 

Altri interventi infrastrutturali, che il Piano considera necessari per rispondere alle ipotizzate future esigenze di spostamento delle persone e delle merci, riguardano le grandi dorsali di collegamento a gittata internazionale e consistono sia nel potenziamento di quelle già esistenti, sia nella costruzione di nuove:

a)       per l’Aeroporto di Caselle, che grazie alla sua posizione geografica consente di raggiungere tutte le principali destinazioni europee entro 2 ore di volo, si prevede l’attivazione di nuove tratte aeree ed il potenziamento delle attuali;

b)       per le ferrovie sono progettate le nuove linee ad alta velocità e capacità (TAV) Torino-Milano (da varare con priorità) e Torino-Lione.

 

2.1) Alcuni aggiornamenti

Le Linee Programmatiche 2001-2006 della Giunta Comunale di Torino [4], a proposito dei parcheggi di interscambio in ambito urbano, individuano i seguenti siti: stazioni Stura e Lingotto, piazza Caio Mario, adiacenze di C.so Francia e C.so Marche.

In tema di collegamenti internazionali si è di recente imposta all’attenzione la questione dei trafori stradali alpini: in seguito agli incendi che hanno provocato numerose vittime è stata avanzata l’ipotesi di raddoppiare le gallerie per limitare la probabilità di incidenti gravi. A proposito di TAV fra Italia e Francia è intanto emersa la proposta di una terza linea, la Torino-Nizza, da traguardare però a tempi che vanno oltre quelli considerati dal Piano.

1.2) Spunti di analisi critica

- Nel sistema di mobilità interna che il Piano progetta per l’area metropolitana sono da considerare positive tutte le opere (quali ad esempio le infrastrutture ferroviarie ed i parcheggi di scambio) che tendono a favorire il mezzo di trasporto collettivo nei confronti dell’auto privata: è infatti interesse oggettivo della totalità della popolazione avere un territorio meno trafficato ed un’aria meno inquinata; inoltre la disponibilità di mezzi di trasporto collettivo efficienti costituirebbe un ulteriore vantaggio per la consistente quota di abitanti costretta a spostarsi ogni giorno per motivi di lavoro o di studio.

 

- Molto diversa appare invece la prospettiva di valutazione per i grandi collegamenti internazionali: nelle soluzioni quali il TAV o l’Aeroporto ad alta intensità di traffico (si pensi, come paragone, al caso Malpensa) appare molto squilibrato il rapporto tra i benefici a vantaggio di pochi (rapidità di spostamento ambita principalmente da imprenditori e manager) ed i danni di un pesante impatto sul territorio, patiti dall’insieme degli abitanti.

 

- Tra le infrastrutture di telecomunicazione non vanno dimenticate, anche se il Piano non le cita, le reti cellulari dei numerosi operatori mobili. Di fronte alla prossima installazione delle molte nuove antenne per gli UMTS (telefoni mobili di terza generazione) si impone l’esigenza di vigilare adeguatamente contro il rischio di un forte aumento dell’inquinamento elettromagnetico.

3) Promuovere lo sviluppo locale dei settori economici più promettenti.

 

Il Piano ha l’ambizione di predeterminare l’assetto socio-economico di Torino per un domani inteso come “l’epoca del dopo-Fiat”: assodato che le trasformazioni indotte dalla globalizzazione nel settore industriale, ed in particolare nelle grandi aziende, implicano QUI e ORA una sostanziale riduzione dei posti di lavoro e degli investimenti remunerativi per il capitale, l’imperativo diventa “pilotare la diversificazione dello sviluppo”. E` questo l’obiettivo che si pongono in primo luogo gli Agnelli, l’Unione Industriale, le banche S. Paolo e CRT, ossia “gli azionisti di maggioranza” di Torino Internazionale, ma anche naturalmente gli Enti Locali e le organizzazioni delle categorie professionali.

 

Già a fine 98 uno studio preliminare, promosso dal Forum per lo sviluppo e riassunto nel dossier Dati Fondamentali [5], ritiene di aver individuato i possibili perni della futura diversificazione economica in base alle potenzialità presenti sul territorio (distretti tecnologici d’avanguardia; presìdi sanitari di eccellenza; enogastronomia; musei e residenze dei Savoia…) ed alle attitudini naturali dei suoi abitanti (spiccata propensione all’innovazione; capacità di direzione, progettazione, design; abilità finanziarie….). I “circoli virtuosi” che si vorrebbero dunque innescare, commisurando ad essi i principali obiettivi del Piano, sono:

-          l’imprenditoria legata all’innovazione, in particolare nei settori ICT (acronimo, dall’Inglese, che sta per Tecnologia dell’Informazione e della Comunicazione), sanitario e biotecnologico ;

-          la valorizzazione turistica del patrimonio culturale adeguatamente rinnovato ed ampliato, delle offerte commerciali di qualità e degli eventi sportivi rilevanti;

La costituzione di Agenzie Promozionali è vista come strumento atto a favorire l’avvio di iniziative su questi filoni.

   Per il settore ICT viene considerata strategica la presenza di alcuni Centri di Ricerca anche se, nei mesi di stesura del Piano, il miraggio della spontaneità di sviluppo della nuova economia può far presagire il proliferare miracolistico di nuove imprese e di facili guadagni. Per accompagnare tale fenomeno si auspica il supporto interessato di Incubatori (strutture offerte a piccoli neo-imprenditori per sviluppare il primo promettente prodotto) e del cosiddetto Venture Capital (letteralmente “capitale di rischio”, offerto da banche ed investitori finanziari in cambio della futura partecipazione agli utili). Strutture promozionali per l’incubazione di nuove imprese sono perciò individuate presso il Politecnico, l’Environment Park ed immobili di proprietà degli Enti Locali.

Analogamente al caso dell’ICT, si vuole favorire l’intreccio tra ricerca ed iniziative imprenditoriali pure nei campi dell’oncologia, delle biotecnologie, delle neuroscienze e della bioingegneria, facendo leva sull’insediamento di centri sanitari di eccellenza internazionale (presso Molinette, Regina Margherita, CTO, Amedeo di Savoia, S. Luigi).

All’espansione di tutti questi comparti innovativi il Piano prevede di associare il mantenimento dei distretti tecnologici consolidati: aerospaziale, auto-automazione-design, robotica, macchine utensili.

   Ben il 31% del totale dei progetti (azioni) del Piano rientrano però in una sola delle 6 Linee Strategiche: Promuovere Torino come città di cultura, turismo, shopping (commercio) e sport.

Si punta dunque molto sulla possibilità futura di attrarre visitatori esterni: le occasioni di richiamo a cui si pensa sono la frequente effettuazione di convegni ed esposizioni, la promozione di eventi culturali e sportivi di rilievo internazionale (L’Olimpiade Invernale del 2006 è vista come l’evento acquisito che esprimerà il massimo potenziale di attrazione immaginabile ed è perciò destinato a rappresentare il banco di prova per la credibilità dell’ipotesi strategica). Nell’alveo di Torino Internazionale vengono raccordate le varie agenzie promozionali esistenti: Turismo Torino, Torino Convention Bureau, Torino Film Festival, Torino Spettacoli, Turin Marathon, Torino 2006.

Si pianificano inoltre gli interventi ritenuti necessari per preparare la città a svolgere questo futuro ruolo.

Tra le infrastrutture spiccano:

-          la costruzione di nuovi alberghi di livello internazionale e la ristrutturazione di alcuni già esistenti; la realizzazione di un Ostello della Gioventù; l’edificazione di una nuova Biblioteca Civica multifunzionale; la predisposizione di 4 Palazzetti dello Sport per discipline invernali (2 per hockey, uno ciascuno per curling e pattinaggio); la costruzione di 2 Villaggi Olimpici (uno per atleti, uno per gli addetti ai media).

In tema di azioni per la riqualificazione del patrimonio culturale vengono progettate:

-          la valorizzazione del Museo Egizio e di tutti i reperti della civiltà relativa; il recupero totale del circuito delle Regge sabaude nell’area metropolitana; la promozione di Torino Città del Cinema (Museo+Film Festival).

3.1) Alcuni aggiornamenti

E`in corso uno studio sulle prospettive locali del settore ICT, promosso da Unione Industriale e Politecnico di Torino, che ha per ora prodotto (21/11/01) un censimento delle imprese presenti nella Provincia [6]: includendo tutti i comparti, dalla ricerca al manifatturiero, dal commercio all’educazione, dall’editoria alla pubblicità, si contano 6507 aziende, con 53.400 addetti (rappresenta un 6% dell’occupazione nella Provincia, molto frazionato: il 90% delle aziende ha meno di 10 dipendenti).

Nel frattempo si ritiene che sia arrivato, anche qui, il momento giusto (Dicembre 2001) per attivare la leva dell’agenzia promozionale specifica: nasce Torino Wireless (significa “senza fili”) promossa da Torino Internazionale, Regione Piemonte e MIUR (Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, che investe subito 50 miliardi di Lire nell’iniziativa). Vi aderiscono, al solito, Enti Locali, Università, grandi aziende e banche; gli intendimenti iniziali, pur generici, sono nuovamente grandiosi: 50 nuove imprese e 2-4 mila nuovi ricercatori in 10 anni. Occorre probabilmente attendere l’annunciata “nomina dei direttori generali e di 2-3 manager-chiave” per valutare gli obiettivi su basi più concrete.

 

      Tra le iniziative per favorire il turismo a carattere culturale citiamo la costituzione presso il Comune della Fondazione Torino Musei, che ha il compito specifico di unificare e coordinare, da inizio 2002, la gestione del patrimonio comprendente la Galleria d’Arte Moderna, il Museo d’Arte Antica, il Pietro Micca ed il Borgo Medioevale.

 

      Le tappe di avvicinamento alle Olimpiadi 2006 si susseguono oramai con scadenze sempre più frequenti, coordinate dal TOROC (il Comitato Organizzatore, fondazione privata senza fini di lucro): le più recenti sono state il convegno “Torino 2006, la grande impresa” di presentazione del marketing olimpico (sponsorizzazioni) ed il concorso per la scelta del Logo ufficiale della manifestazione, culminato con la festa di presentazione “Olympic Vision” in piazza Castello il 30/11/01.

Nel corso del 2002 è previsto l’avvio dei primi cantieri per le infrastrutture e gli impianti sportivi specifici, in città e nelle vallate alpine interessate.

3.2) Spunti di analisi critica

- Una valutazione aggiornata e realistica sulle potenzialità di sviluppo locale del settore ICT deve portare, a nostro avviso, a ridimensionare l’ottimismo che caratterizza le previsioni di Torino Internazionale: in questi ultimi anni, infatti, in alcuni dei principali centri di eccellenza vantati dal Piano (CSELT e RAI) erano in realtà in atto un disimpegno dalla ricerca vera e propria ed una svalutazione delle professionalità tecnico-progettuali. Contemporaneamente, ed in special modo durante il 2001, la nuova economia ha dovuto drasticamente ridurre le proprie mire di espansione rivelatesi non realistiche, producendo drammatici effetti finanziari ed occupazionali nelle multinazionali più forti; in Italia, poi, la sperimentazione del meccanismo di incubazione di nuove imprese col sostegno del Venture Capital non ha dato finora i positivi risultati che alcuni attendevano.

Nonostante tutto, tra gli scopi dichiarati di Torino Wireless c’è, ancora e sempre, quello di dimostrare alla comunità internazionale che QUI sono presenti professionalità eccellenti ed un sistema formativo specialistico tra i migliori, sperando che questa immagine attiri cospicui investimenti stranieri. Le uniche misure cui però a livello mondiale spesso si è alla fine ricorsi per  un’efficace attrazione sono state la detassazione degli investimenti e, purtroppo, la concorrenza al ribasso dei salari e dei diritti del lavoro: una deriva insidiosa, su cui società civile e sindacati devono esercitare una vigilanza attiva.

 

- I dati sul numero di visitatori dei musei torinesi, anche dei più prestigiosi, è in netto calo dopo le punte fatte registrare in occasione dell’ostensione della Sindone: questo fatto non conferma la debolezza della vocazione turistica della città o perlomeno l’insufficiente capacità di fascinazione del patrimonio culturale locale? E` credibile l’ipotesi di organizzare continuamente grandi eventi, adeguatamente supportati, per richiamare visitatori e mantenere per questa via la vitalità di un settore economico che si vorrebbe strategico?

 

- Le Olimpiadi del 2006 e tutto il percorso della loro preparazione sono e saranno sicuramente terreno specifico di molteplici iniziative per i Social Forum di Torino, Pinerolo e delle Valli Susa e Chisone. Un primo elenco di punti di attenzione comprende: per infrastrutture ed impianti l’impatto ambientale, la futura utilità e la trasparenza degli appalti; per i cantieri le modalità di assunzione della manodopera, le condizioni di lavoro (salario, orario, sicurezza) e nel caso di immigrati la regolarizzazione ed i successivi sbocchi occupazionali. Da parte di alcune componenti del TSF si è già avviata, e va ora assunta collettivamente, un’iniziativa verso TOROC e CIO affinchè siano adottati criteri di compatibilità socio-ambientale nella scelta degli sponsor, utili ad escludere aziende che sfruttano la natura ed i lavoratori e che attraverso i grandi eventi propongono modelli e stili di vita insostenibili.


4) La formazione e l’orientamento dei cittadini ai nuovi bisogni dell’economia.

Il Piano si propone di mantenere e sviluppare ulteriormente le potenzialità presenti a Torino nel campo della formazione, in particolare nella fascia delle scuole professionali ed in quella universitaria e post-universitaria. Attraverso questa leva si intendono perseguire sia lo scopo di adeguare la preparazione dei cittadini alla domanda di professionalità propria del nuovo assetto produttivo, sia la finalità di sviluppare un sistema formativo metropolitano che costituisca una risorsa strategica in sè, capace da un lato di attrarre studenti dall’Italia e dall’estero e dall’altro di supportare adeguatamente l’imprenditoria innovativa locale. Lo sviluppo di un simile sistema formativo a valenza internazionale deve essere accompagnato da una adeguata capacità ricettiva per gli studenti: si pensa a nuovi collegi universitari e ad analoghe soluzioni residenziali ottenute anche attraverso il riutilizzo dei villaggi olimpici dopo il 2006.

Ad un primo livello formativo gli obiettivi sono: favorire l’accesso di tutti i residenti giovani ad un sapere minimo garantito nella lingua inglese e nell’informatica; creare percorsi di orientamento scolastico-lavorativo per immigrati, ragazzi che abbandonano la scuola, lavoratori espulsi dalle aziende; creare un’istituzione pilota per la preparazione professionale in campo industriale, aperta anche a cittadini dei Paesi emergenti.

A livello più alto i progetti, assai ambiziosi ed in parte traguardati ad un arco ventennale, sono: rafforzare l’importante presenza del Centro Internazionale di Addestramento dell’ILO (Organizzazione Internazionale del Lavoro, che fa parte dell’ONU); riqualificare l’Università su quattro nuovi insediamenti (scienze umane, politiche e giuridiche, naturali e fisiche, mediche); raddoppiare il Politecnico creando centri di eccellenza (ICT e telecomunicazioni, automotoristica) dotati di incubatori d’impresa; rafforzare l’iniziativa dell’università italo-francese alla Certosa di Collegno; creare una rete di alta formazione post-universitaria su materia/vita ed economia/finanza.

Con l’intento di perseguire l’integrazione tra scuola e mondo del lavoro, il Piano progetta la costituzione di un’apposita struttura che possa rapportarsi direttamente col sistema formativo, sfruttando gli spazi aperti dalla nuova situazione di autonomia delle scuole scaturita dalla “riforma Berlinguer”. Tra i compiti affidati a tale struttura figurerebbero: monitorare il rapporto domanda/offerta formativa (sedi, allievi, insegnanti, percorsi scuola-lavoro, esiti scolastici e lavorativi…); favorire scelte consapevoli di orientamento scolastico/professionale nei momenti chiave (tra medie e superiori; tra superiori e università; tra la prima superiore e la scuola professionale o l’apprendistato); sostenere azioni di formazione integrata;  analizzare i fabbisogni di professionalità del sistema delle imprese e promuovere l’elaborazione di percorsi didattici.

Tra le motivazioni a sostegno del progetto (azione 3.3.1) nel Piano si legge: <<… le nascenti istituzioni scolastiche autonome non possono essere lasciate sole. Affinchè si costruiscano e si diffondano nuove professionalità, nuove mentalità disponibili e aperte al confronto con gli obiettivi di sviluppo del territorio, è necessario il contributo congiunto degli attori interessati.>>.

4.1) Spunti di analisi critica

- E` evidente il valore strategico che si assegna alla gestione della risorsa conoscenza, che si vuole sia mantenuta e rinnovata nel tempo, offerta e possibilmente venduta agli abitanti del luogo e ad esterni disposti ad una temporanea residenza in loco. Si intuisce una voglia di sfruttare il cavallo di troia dell’autonomia scolastica per introdurre tasselli di privatizzazione in ogni grado del sistema formativo (materie integrative opzionali? laboratori scuola-lavoro? Stages?) con la sponsorizzazione di imprese interessate ad orientare le nuove professionalità verso le proprie future esigenze.

Di più: si vorrebbe poter plasmare nuove mentalità, disponibili ed aperte al confronto con gli obiettivi di sviluppo del territorio. L’esempio chiaro, che svela il disegno complessivo, è quello dell’iniziativa “I Ragazzi del 2006”, traguardata alle Olimpiadi e rivolta a migliaia di giovani con 15-20 anni di età nel 2000. Ad essi viene chiesto, per 5 anni, di frequentare corsi extra-scolastici (Inglese, Informatica, storia e cultura di Torino) e di fare pratica lavorando gratuitamente ad organizzare ed animare iniziative locali per il tempo libero, con la prospettiva di essere poi impiegati nel 2006, sempre senza retribuzione, come accompagnatori turistici delle migliaia di persone convenute in Piemonte per i giochi invernali, o nello staff logistico-organizzativo. In cambio di tutto ciò si promette loro che saranno successivamente presi in considerazione con preferenza per un futuro posto di lavoro nella Torino del turismo, del commercio, dello sport. E` evidente  l’essenza culturale della proposta di vita (piena di volontariato forzato, di precarietà, di assenza di diritti, di speranza di favori) che Torino Internazionale offre ai giovani con la benedizione non solo delle aziende, ma anche del Sindacato e della Chiesa che dell’associazione fanno parte. Un modello, per noi, assolutamente inaccettabile.


CONCLUSIONI DELL’ANALISI

Le ricerche preliminari, il Piano, i dossier di approfondimento successivi hanno riempito, ad oggi, diverse centinaia di pagine; molti altri soldi saranno ancora investiti, per commissionare ai vari Centri Studi di Torino Internazionale ulteriori relazioni che rafforzino l’ineluttabilità delle scelte programmatiche effettuate, per costituire ulteriori agenzie promozionali prefigurando un numero sempre maggiore di fatti ormai compiuti nella direzione tracciata.

Tutto ciò sarà realizzato con il probabile orgoglio, da parte degli autori, di confermare ogni giorno di più che il Piano non ha alternative possibili, che rappresenta in sostanza l’unico futuro immaginabile, programmato al meglio e nell’interesse di tutti in quanto stilato in base alle dotazioni naturali del luogo ed alle attitudini degli abitanti e sostenuto poi da un’associazione che rappresenta nominalmente qualcosa come il 90% dei cittadini.

Questa nostra sintetica analisi non vuole suggerire una lettura riduttiva di un’opera tanto imponente, che ha l’ambizione di fungere da guida nel passaggio epocale dalla Torino industriale alla metropoli del terzo millennio. Gli spunti critici non mirano a convergere in un’ipotetica traccia per un contro-piano complessivo; più modestamente la speranza è di aver saputo evidenziare i caratteri salienti delle politiche di programmazione contenute nel Piano, per contribuire così a dotare il Torino Social Forum di strumenti utili a verificare tempestivamente, nel prossimo futuro, a quali interessi reali corrisponda l’effettiva realizzazione dei singoli progetti.

Non riteniamo che si debba aprioristicamente bocciare qualsiasi opera o iniziativa pianificata, ma crediamo che occorra vigilare affinchè Torino non diventi una città a misura esclusiva di uomini d’affari, albergatori e commercianti.

Compiti minimi del TSF, veri e propri paletti di una nuova resistenza per “un’altra Torino possibile”, dovranno poter essere azioni volte a:

-          individuare e rivendicare, nel breve termine, specifici obiettivi che rispondano agli interessi dei cittadini tendenzialmente esclusi;

-          costruire forme di effettiva ampia partecipazione democratica per consentire il raggiungimento di tali obiettivi.

         A questo nostro impegno intorno al futuro socio-economico dell’area metropolitana in alcuni momenti dovremo saper intrecciare, con effetto positivo, l’iniziativa progressiva nei confronti delle Olimpiadi 2006, che avrà peraltro un suo percorso autonomo (vedi la proposta allegata).

In ciascuno di questi ambiti bisognerà ricercare, ovviamente, la cooperazione con tutti i Social Forum presenti sul territorio; su specifici obiettivi si dovrà tuttavia anche lavorare a costruire alleanze ed unità di azione con altri “soggetti di resistenza”, come associazioni della società civile, comunità locali, realtà sindacali dei lavoratori, organizzazioni di studenti ed insegnanti.

 

 


APPENDICE 1:

La storia di "Torino internazionale"

 

La storia di "Torino internazionale" inizia il 29/05/98 con un'assemblea del "Forum per lo sviluppo" svoltasi in Sala Rossa (sede delle riunioni del Consiglio comunale di Torino) in cui il Sindaco Valentino Castellani lancia un appello per lo sviluppo della città nel XXI secolo, con la costruzione di un piano che "dovrà quindi essere uno strumento per individuare, insieme alle forze sociali, economiche e culturali della città, le scelte concrete da compiere per realizzare la promozione internazionale di Torino nei prossimi anni." [7] Lo sviluppo successivo è ben rappresentato da questo schema:


 


Vediamo ora chi è intervenuto maggiormente nella definizione del piano e chi nella sua gestione attuale [8], con questa tabella:

 

Presidenti dei gruppi di lavoro alla firma del Piano strategico

Presidenti dei gruppi di lavoro

dell'Associazione Torino Internazionale

Gruppo di lavoro 1

Mario Carrara, Enrico Salza

Mario Carrara Presidente della SAGAT S.P.A.

Gruppo di lavoro 2

Luigi Bobbio

Giuseppina De Santis Assessore Provincia di Torino

Gruppo di lavoro 3

Piero Gastaldo

Arnaldo Bagnasco Università di Torino

Gruppo di lavoro 4

Andrea Pininfarina

Valter Zanetta Presidente Finpiemonte

Gruppo di lavoro 5

Cesare Annibaldi

Elda Tessore Presidente di Turismo Torino

Gruppo di lavoro 6

Maria Berrini, Alfredo Mela

Aldo Romagnolli Presidente Confcooperative Provinciale

 

E veniamo ora ai "precedenti storici".

 

N.B: Le righe seguenti sono tratte da documenti ufficiali della Fondazione Agnelli, indicati nella bibliografia

 

<<La Fondazione Giovanni Agnelli si è sempre sentita obbligata a interessarsi di Torino, la città che all'interno dell'istituto è sempre stata sentita come “una piccola patria”. La Fondazione si è sentita italiana, europea, ma anche torinese. È stato quindi naturale avere con Torino un rapporto particolare, che ha preso forme diverse, e che ha sempre avuto la caratteristica di coinvolgere, anche emotivamente, tutto lo staff della Fondazione. [9]

Nel marzo-aprile 1982, la Fondazione fece la sua prima impegnativa proposta culturale a Torino, con un evento complesso chiamato “Integrato Metropolitano. New York, Chicago, Torino, tre volti dell'emigrazione italiana”. Con Integrato Metropolitano abbiamo iniziato un tentativo che non sarà mai più abbandonato di promuovere, stimolare, proporre una cultura della progettualità, una cultura cioè che fosse diffusa nella città e che la rendesse capace di progettare un suo futuro. Il tentativo è proseguito per lunghi anni, almeno fino alla metà degli anni novanta, in solitudine: non vi sono state particolari manifestazioni di solidarietà rispetto alle nostre idee, se non generiche affermazioni di condivisione dei progetti, né sono emersi, in quegli anni, tentativi progettuali alternativi e diversi con i quali fosse possibile confrontarsi. Il nostro tentativo si è concretizzato in eventi anche molto differenti: sempre però si è avuto questo orientamento volto a stimolare una cultura progettuale, aperta al futuro e alle sue novità. [10]

Nel 1991 la Fondazione pubblicò una ricerca sul futuro di Torino e del Piemonte che teneva conto delle prime conclusioni del nostro programma sulle città. Si analizzavano così le prospettive demografiche, della scuola e dell'università, del mercato del lavoro, della condizione dell'anziano, indicando alcune linee di politiche d'intervento e il rischio di un Piemonte che nel 2008 avrà una popolazione giovanile dimezzata. La pubblicazione del rapporto era l'occasione per riproporre alcune considerazioni più generali su Torino, due in particolare. In primo luogo veniva l'invito a dare spazio alla cultura. Una città “deve avere una propria rappresentazione del futuro: non può semplicemente recepirla dall'esterno. Gli aggregati urbani che comprano tutto non sono metropoli o città, ma sobborghi, magari immensi e lontani dalle vere metropoli”. La seconda considerazione che merita di ricordare si riferisce all'invito ad avere ben presente la molteplicità dei livelli in cui si colloca la città. Torino è capitale regionale, è un polo dei sistemi metropolitani italiano ed europeo e, infine, ha una collocazione internazionale. Da queste diverse collocazioni derivano ruoli da ricoprire, responsabilità da adempiere, opportunità da cogliere.

Nel 1993, alla vigilia delle elezioni amministrative che mutavano il sistema elettorale e davano, finalmente, stabilità al governo comunale, la Fondazione organizzò un ulteriore, e ultimo, convegno di natura progettuale, in cui vennero presentate alcune nuove ricerche relative all'area metropolitana. L'intendimento del convegno era anche di suggerire la creazione, formale e istituzionale, della “città metropolitana”. [11] Successivamente, proprio a partire dallo stesso anno, la Fondazione ha iniziato un nuovo rapporto con la città che si articola a due livelli: da una parte non più un progetto complessivo, su un “futuro possibile”, bensì un programma, basato su ricerche analitiche e progettuali, che si proponeva di analizzare il ruolo delle attività culturali nello sviluppo della città; a partire dal 1995 tale attività è diventata il programma sull'organizzazione del sistema museale cittadino. Dall'altra parte sono state avviate iniziative di ricerca realizzate a Torino e inquadrate nel contesto dei nostri programmi generali, in particolare i programmi relativi alla capitale reticolare e al pluralismo culturale in Italia e Europa.

La ragione principale che aveva determinato il cambiamento di tono era data dall'auspicata nuova autorevolezza del potere cittadino conseguente alla nuova modalità di elezione del sindaco e di nomina degli assessori. Avevamo letto le novità istituzionali molto positivamente perché nel passato avevamo lamentato l'assenza di interlocutori e soprattutto di capacità progettuali all'interno delle istituzioni politiche. Negli anni immediatamente successivi alla riforma delle istituzioni comunali e regionali è effettivamente diminuito il nostro spazio perché abbiamo sentito e visto una presenza nuova delle istituzioni.>> [12]

 

Nel 1995 la Fondazione Agnelli pubblicava il “Catalogo dei progetti per Torino” [13] e il 18/07/1997 si costituiva a Torino il "Forum per lo sviluppo". [14]


APPENDICE 2:

 

Spunti di approfondimento sullo sviluppo delle risorse

cultura, turismo, sport e commercio.

 

            Lo “spazio” occupato dalla linea strategica n. 5 (Promuovere Torino come città di cultura, turismo, commercio e sport) nel piano “Torino Internazionale” è molto grande: 7 obiettivi (su 20 complessivi), 26 azioni (su 84 complessive).

Questa linea strategica, infatti, gioca un ruolo fondamentale nella trasformazione della città, perché disegna e caratterizza, con i sui obiettivi, molte delle specificità della Torino che esisterà tra dieci anni.

 

Nel piano è stato recuperato e riorganizzato il patrimonio artistico, monumentale, museale della città, con interventi che in parte erano già in corso, ed in parte sono stati pianificati e potenziati: ad esempio la riqualificazione del sistema museale cittadino, con il recupero dell’area della Cavallerizza; la valorizzazione del patrimonio sulla civiltà egizia presente in città; la promozione di Torino come “Città del Cinema” con il completamento della realizzazione del nuovo Museo del Cinema, rafforzando il coordinamento con il Torino Film Festival ed istituendo la “Film Commission” regionale; il recupero architettonico della Reggia di Venaria Reale, e la sua promozione come sede espositiva internazionale; il progetto di recupero delle Residenze Sabaude, con il rilancio della Palazzina di Caccia di Stupinigi; la valorizzazione del sistema dell’arte contemporanea rafforzando la rete già esistente che collega GAM (Galleria d’Arte Moderna), Castello di Rivoli ed altre istituzioni pubbliche nel campo dell’arte contemporanea; il potenziamento del “Sistema Musica” con appuntamenti di fama internazionale, ecc.

 

Contemporaneamente sono stati pianificati alcuni grandi “poli culturali” : la nuova Biblioteca Civica centrale, nell’area ex-Nebiolo, comprendente uno spazio teatrale ed altri servizi culturali; un Parco della Scienza e della Tecnica (Science Centre) a Palazzo Nervi; un Centro espositivo, formativo, produttivo, di servizi e commerciale dell’auto e del design.

 

Alla cultura viene affiancata la promozione dello sport, come mezzo per innalzare la qualità della vita e la coesione sociale, aumentando e migliorando la fruibilità degli spazi per la pratica sportiva, e favorendo l’internazionalizzazione dello sport torinese. In questo contesto l’evento delle Olimpiadi del 2006 gioca un ruolo importantissimo, perché costituisce l’occasione per la costruzione di nuovi impianti sportivi o per il riadeguamento di quelli esistenti per le Olimpiadi Invernali, da usare in futuro come centri di aggregazione sportiva e culturale.

 

Il tentativo di trasformare la città utilizzando e valorizzando le risorse presenti sul territorio è interessante, ed infatti si prosegue nella linea strategica introducendo e collegando alla cultura ed allo sport il turismo. Il piano si propone infatti di sviluppare l’industria turistica, con la ricchezza artistica e culturale del territorio; con lo sport (sport-evento, sport-spettacolo, sport-praticato), ed anche con il potenziamento del polo fieristico/espositivo. Torino vanta una ricca tradizione di manifestazioni culturali (salone del libro, della musica, Eurochocolate, ecc.), sportive (Turin Marathon), dedicate all’automotive, e  può diventare un importantissimo polo eno-gastronomico (Salone del gusto, ecc.). Anche in quest’ottica si sta creando il Convention Bureau per la promozione di attività congressuali.

Le Olimpiadi del 2006 inoltre si stanno dimostrando un enorme catalizzatore per ampliare e sviluppare l’offerta di ricettività, favorendo l’insediamento di alberghi di livello internazionale.

 

In sintesi, la città si sta trasformando in città “turistica”, con un turismo dalle caratteristiche ben delineate: un turismo culturale, legato alle ricchezze artistiche della città, o legato ai grandi eventi (culturali, musicali, sportivi, ecc.); un turismo sportivo (e le Olimpiadi del 2006 giocano in questo campo un ruolo fondamentale); un turismo fieristico, o congressuale, legato alla ricettività della città (alberghi di alto livello), alle strutture esistenti (Lingotto, Torino Esposizioni, ecc), alla capacità di offrire servizi (“alfabetizzazione turistica”, formazione turistica, ecc.).

 

In questa visione è fondamentale l’innovazione ed il potenziamento della rete commerciale, favorendo l’inserimento di giovani aspiranti imprenditori; incentivando nuove imprese commerciali (tramite la formazione, l’erogazione del credito ed il tutoraggio di nuovi operatori); creando il prodotto “Shopping Torino”, promovendo cioè l’immagine di Torino come di una città dove è interessante fare acquisti (visione impensabile fini a pochi anni fa).

 

 

Spunti di analisi critica

 

Si comprende quasi immediatamente che la visione della cultura e dello sport che emerge dalla linea strategica parte da un preciso punto di vista, che è quello che permette di collegare cultura, sport, turismo e commercio. La linea strategica sarebbe forse più coerente se il titolo della linea stessa fosse: Turismo, Commercio, Cultura, Sport.

 

-          Risulta infatti abbastanza evidente che la cultura e lo sport sono intesi e progettati prevalentemente per attrarre consistenti flussi turistici nazionali ed internazionali, e di un certo livello (culturale e di portafoglio); nel progettare gli eventi culturali e sportivi si punta infatti all’”eccellenza”, termine che ricorre frequentemente nel piano della città, ed anche in questa linea, intendendo per “eccellenza” l’evento di fama internazionale, di grande prestigio, non necessariamente quello più accessibile o più popolare.

 

-          Nonostante si sottolinei in più punti la necessità “di una città solidale, sicura, capace di educare, di sostenere le persone in difficoltà e di evitare la loro emarginazione”, di coesione sociale, di partecipazione, la maggior parte degli interventi non sembrano destinati ai cittadini residenti, ma a dar luce e rilievo alla città in ambito internazionale. La promozione internazionale della città gioca un ruolo fondamentale, e gli eventi in campo culturale seguono lo stesso orientamento. Facciamo alcuni esempi. BIG (Biennale Internazionale di Arte Giovane) ha rilievo in Italia come appuntamento di prestigio per i giovani artisti, ma quanti torinesi la visitano? Il Lingotto ospita appuntamenti musicali di livello internazionale (come nessun’altra città in Italia), ricevendo cospicui finanziamenti dal Comune per un ristrettissimo pubblico,  che paga comunque un biglietto non popolare; sempre in riferimento alla cultura musicale, solo si interpreta la cultura come fruizione o spettacolo a cui assistere, tralasciando completamente la formazione (ad esempio i corsi di formazione musicale del Comune di Torino non sono mai partiti perché non si trovano dei locali adatti dove poter svolgere le lezioni). Non diciamo che non ci debbano essere appuntamenti di rilievo internazionale, ma che dovrebbero essere accessibili a tutti; o che la cultura dovrebbe essere progettata per tutti, discutendo bene cosa si intende per cultura: non un semplice spettacolo a cui assistere, ma anche formazione, partecipazione, protagonismo, spazi disponibili.

 

-          Anche per lo sport sembra valere lo stesso discorso. Si parla dello sport come mezzo di coesione sociale, e di una maggior disponibilità degli impianti per la pratica sportiva di base; ma questa azione poi si perde in mezzo agli eventi sportivi che sviluppano il movimento turistico, che favoriscono l’internazionalizzazione della città e l’”effetto vetrina” (Sportinsieme, sul sito del Comune d Torino, occupa una striminzita paginetta): Turin Marathon, l’arrivo o la partenza del Giro d’Italia, le partite dei campionati nazionali degli sport di squadra, ecc).

 

 

-          Le Olimpiadi del 2006 in questo contesto diventano il “volano”, il catalizzatore, per il lancio della città, l’evento di richiamo internazionale, e per questo  polarizzano il piano strategico per lo sviluppo della città, con un ruolo che è del tutto discutibile.

 

-          In generale si può mettere in dubbio il punto di vista con cui si intende la cultura, lo sport, e la loro relazione con il commercio e con il turismo. Non si comprende inoltre come la popolazione (tutta la popolazione) godrà dei benefici prodotti dall’internazionalizzazione della città e da questa nuova visione di città che si sta delineando: lavorando nell’indotto di questa città turistica? Usufruendo dei servizi, della cultura, degli eventi che sono stati pensati per un pubblico di turisti (e turisti di alto livello)?

 

 

-          Questa visione di Torino come città con un certo tipo di turismo e cultura ha prodotto e sta producendo modifiche anche nella riqualificazione urbana della città. Non a caso all’assessore alla cultura sono state assegnate le deleghe all’arredo urbano e alla riqualificazione dello spazio pubblico. E’ verissimo che la qualità dell’ambiente urbano debba essere considerata a tutti gli effetti un bene culturale di primario interesse; ma l’unica preoccupazione dell’Istituzione Comunale non può essere solamente la riqualificazione della zona centrale. Gli interventi nella zona storica e centrale della città, negli ultimi quattro anni, sono stati numerosissimi: da risistemazioni dell’illuminazione (via Po, Gran Madre), a ristrutturazioni di intere piazze (Piazza Castello, Piazza Vittorio, Piazzale Valdo Fusi), a rifacimenti della pavimentazione di tratti di strade (Via Milano, Via Battisti, ecc.), a interventi semi-permanenti come Luci D’Artista, a riqualificazioni di interi quartieri (Via Boselli, il quadrilatero Romano, la zona intorno a via Barbaroux, ecc), ecc. Gli investimenti del Comune di Torino sono stati imponenti. Viceversa, nelle periferie si è investito ben poco: il Progetto Periferie della città di Torino ha come budget (su un piano pluriennale) circa 950 miliardi di Lire (per le Olimpiadi, per dare un ordine di grandezza, si parla di 25 – 27 mila miliardi di Lire), e si parla della riqualificazione di poche zone: Via Ivrea, Corso Grosseto, Via Artom, Via Arquata, Mirafiori Nord.

-          Questo modo di vedere lo sviluppo futuro della città ovviamente condiziona gli investimenti in un modo che è del tutto discutibile. Siamo ben lontani dal bilancio partecipato e dalle reali necessità della gente, che perlopiù abita nelle periferie della città.

 


BIBLIOGRAFIA

[1] http://www.torino-internazionale.org ( -> L’Associazione; i Soci; lo Statuto)

  http://www.torino-internazionale.org/Piano/index.html ( -> il Piano –Dicembre 2000- pag.125)

[2] http://www.provincia.torino.it/ambiente/agenda21/index.htm (l’Agenda 21 nella Provincia)

[3] http://www.torino-internazionale.org/Documenti/index.html  ( -> Documenti -> Studi-Eupolis)

[4] http://www.comune.torino.it/giunta/linee.htm (anche vers.pdf)

Linee programmatiche 2001-2006 della città di Torino

(approvate in Consiglio Comunale in data 09/07/01, allegato 1 – Delibera 2001 05648/02)      

[5] http://www.torino-internazionale.org/Documenti/index.html  ( -> Pubblicazioni-Dati Fond.)

[6] http://www.ui.torino.it/servizi/studieconomici/studiericerche (Settore ICT-TO Nov 01-allegato)

 

 

 [7]  Vedi: http://www.torino-internazionale.org/Piano/top.html?sezione=2&sottosezione=1,

http://www.comune.firenze.it/progettarefirenze/torino.htm,

http://tamtam.torino-internazionale.org/Editoriale?year=2001&number=2,

http://www.comune.torino.it/ucstampa/pianostrat.htm

[8]   Vedi: http://www.torino-internazionale.org/Piano/top.html?sezione=2&sottosezione=3

[9]    Da: http://www.fga.it/libro/storia6-1.doc, pag. 1 (per l'indice vedi http://www.fga.it/800-1/KG244.htm)

[10]  Da: http://www.fga.it/libro/storia6-1.doc, pag. 4 (per l'indice vedi http://www.fga.it/800-1/KG244.htm)

[11]  Da: http://www.fga.it/libro/storia6-1.doc, pag. 11-12 (per l'indice vedi http://www.fga.it/800-1/KG244.htm)

[12]  Da: http://www.fga.it/libro/storia6-1.doc, pag. 12 (per l'indice vedi http://www.fga.it/800-1/KG244.htm)

[13]  Vedi:  http://www.fga.it/800-1/KG67.htm

[14]  Vedi: http://www.comune.torino.it/ucstampa/indice2.htm