NOTA A CURA DEL COMITATO NO-TAV TORINO

 

Aspettando il primo piatto forte, quello dell’imminente confronto sul cantiere della Maddalena, eccovi servito:

 

Spezzatino alla Virano con contorno di Ferrentino.

 

Dopo tante anticipazioni sulla ricetta, dunque, oggi la suddivisione della Torino-Lione in lotti è un piatto quasi pronto. Fatto con un magico mix di ingredienti che pare accontentare molti VIP: Tremonti, che dice “tutti quei soldi per il TAV non ci sono” e la Francia, con cui un accordo di divisione degli oneri proprio non si trova se si ragiona sull’opera completa.

 

Con un neologismo viranico da brivido la chiamano “fasizzazione” (che starebbe per “suddivisione in fasi”); alcuni giornalisti pubblicano la velina sotto il titolo “progetto low-cost”, ma è nient’altro che la riscoperta del metodo della Salerno-Reggio Calabria trasferito ad una linea TAV del nord-ovest.

 

I progetti delle tratte internazionale e nazionale sono ancora lì, in pieno iter burocratico di approvazione, e il gran commissario governativo in pratica dice già che saranno completamente stravolti. Prima si costruirebbero solo i due estremi: il tunnel di base, ma a galleria singola anziché doppia (bel risparmio, ma la sicurezza?), e, all’estremo opposto, la sola porzione Settimo-Avigliana Le restanti due tratte intermedie (Susa-Chiusa e Chiusa-Avigliana) sarebbero rimandate ad un futuro indefinito, usando intanto come raccordo, per questa zona, la linea storica.

Et voilà: costruirla metà, per ora, costerebbe meno che costruirla tutta. Lapalissiano.

 

La trovata sarebbe senza dubbio un modo per diluire i costi (pur se si sa, alla fine di tutto, aumentandoli), ma anche per dilatare i tempi dei cantieri all’infinito; in più, probabilmente oggi viene anche venduta come l’auspicata chiave di volta per evitare lo scontro frontale con i NO-TAV, posto che le tratte rinviate sine die  sarebbero proprio quelle nel territorio della Valle di Susa: ma si tolgano dalla testa che gli smaliziati oppositori ventennali ci caschino.

 

Chi invece ha prestato immediatamente il fianco alla trovata dello spezzatino avvelenato è l’ormai isolato Antonio Ferrentino, sindaco di S. Antonino nonché consigliere provinciale e coordinatore di SEL. “Proposta interessante” ha detto, e la sua uscita è stata colta al balzo dal Pd, che fiuta l’opportunità di far leva per tentare di rompere l’unità NO-TAV di Comunità montana e sindaci della valle.

Ora, poiché chi conosce il soggetto sa che non è uno sprovveduto ma anche che ha ambizioni politiche, molti considerano la mossa un classico esempio di dubbia buona fede...

Sembra una riscoperta della legittimazione reciproca Virano-Ferrentino, che tenne banco a lungo negli anni dell’Osservatorio tecnico e fu utile ad entrambi per fare un buon tratto di “carriera”.

28 Aprile 2011