Valpreda e Castagneri: “SOS diossine”

Palestra stracolma a Bruzolo per la serata sull’inquinamento

Le acciaierie Beltrame nel mirino dei due responsabili sanitari

 

Di Paola Meinardi da Luna Nuova del 8/7/2005 – pag. 5

 

Il CASO DELLE ACCIAIERIE BELTRAME. Così è stato intitolato l’ultimo rapporto dell’ARPA di Grugliasco sull’inquinamento di aria e suoli presentato, ancora una volta, su slide proiettate a velocità supersonica, lunedì sera nel centro polivalente di Bruzolo. Ciononostante la domanda precisa “Sono le acciaierie ad inquinare?” è rimasta senza risposta diretta.

Più di 500 persone hanno partecipato all’assemblea con il fiato sospeso alla presenza di una marea di autorità.

Tuttavia, se si escludono gli interventi dell’assessore regionale Mario Valpreda e del dirigente dell’Asl 5, Remo Castagneri, in pentola è stata servita solo aria fritta.

 

Sembrano non avere dubbi Valpreda e Castagneri: le acciaierie inquinano, e tanto. Per questo bisognerebbe chiudere lo stabilimento finchè gli impianti non siano adeguati alle migliori tecnologie e non si sia portata avanti una nuova serie di indagini su latte, animali e persone. E non si esclude, anche a valle dll’incontro di martedì tra i sindaci di Bruzolo e San Didero e la Procura , che l’ordinanza di fermo delle acciaierie possa essere emessa a breve. I primi cittadini,infatti, hanno il dovere di tutelare prima di ogni altra cosa la salute pubblica. Resta il fatto che, per fine Luglio, le acciaierie hanno già disposto la chiusura estiva al fine di cominciare alcuni lavori di adeguamento per la captazione dei fumi secondari. Questo e la prevista conferenza dei servizi in Provincia del 15 Luglio (al fine di capire se potrà essere concessa l’Autorizzazione Ambientale Integrata) potrebbero allontanare lo “spettro” dell’ordinanza almeno fino a Settembre.

 

Se siano le acciaierie le maggiori responsabili del massiccio inquinamento valsusino, dunque, non è stato chiarito. Certo è che la percentuale di diossine e PCB è in costante aumento e che nel raggio di due chilometri e mezzo dallo stabilimento tale inquinamento è decisamente superiore. Altra certezza è che esiste una mortalità maggiore, dovuta a malattie correlabili all’assunzione dei suddetti microinquinanti, proprio in un raggio di dieci chilometri attorno allo stabilimento. Un perimetro drammtaico in cui ricadono Bruzolo, Borgone, San Didero, San Giorio e Villarfocchiardo.

 

E’ difficile quando un problema mette a rischio la situazione occupazionale (le acciaierie Beltrame hanno 500 dipendenti, ndr) – ha esordito Valpreda – ma credo sia necessario avvalersi del principio di precauzione. Qui esistono tre profili di rischio: per i lavoratori, per i cittadini che vivono attorno alla fonte di emissione e per i consumatori delle derrate contaminate, non solo da diossina. E’ una situazione complessa. Sotto il profilo sanitario, però, la risposta è molto semplice: applicare le leggi. Purtroppo le indagini sono andate avanti con una certa lentezza ma per tutelare la salute dei cittadini e quella ambientale  è necessario bloccare la fonte di emissione. Sotto il profilo delle produzioni tipiche è un colpo mortale, ma non esiste una soluzione più semplice. La soluzione, soprattutto, non è nascondere o minimizzare il problema, ma cominciare a lavorare per risolvere la questione.”

 

Per i prodotti tipici è una bella botta, ma la legnata peggiore tocca ad allevatori e coltivatori. Spettatori impotenti come tutti gli altri valsusini rischiano di perdere bestiame, clienti e la possibilità di guadagnarsi la pagnotta. A cascata rischia parecchio anche chi commercializza carne e formaggi perché il consumatore spaventato potrebbe non accontentarsi della tracciabiltà del prodotto.La Regione ha assicurato che sono previsti indennizzi ma finora nessuno ha visto un soldo, neppure chi da più di tre mesi non può vendere la carne delle proprie mucche. Si teme l’abbattimento e una replica del caso BSE. Ad oggi, tre capi hanno subito l’estrema sorte.

 

Esistono gli elementi per un provvedimento drastico – ha rincarato Castagneri – ovvero il progetto di approfondimento va avanti, ma ‘a treno fermo’. Mi assumo tutta la responsabilità della mia affermazione anche se la mia assicurazione sarà in grado di coprire solo qualche colata. Per questo abbiamo inviato una bozza di ordinanza ai sindaci, che prevede anche un monitoraqggio continuo della situazione. Nella carne abbiamo trovato valori molto alti e per questo le bestie non sono destinabili al consumo umano. E’ vero che i dati penalizzano gli allevatori ma senza questi dati la nostra azione sarebbe del tutto inefficace”.

 

 L’allarme diossina è dunque scattato. La Regione, che ha già stanziato in prima battuta 250 mila Euro per gli studi di approfondimento, stanzierà altri 100 mila Euro (la cifra non è ancora certa) per una nuova batteria di analisi. La proposta dell’assessore provinciale all’ambiente, Dorino Piras, di dar vita agli stati generali ambientali per la valle di Susa per considerare il problema inquinamento in maniera complessiva, è piaciuta sia agli amministratori che ai cittadini presenti. Ora si attendono gli sviluppi e un nuovo momento pubblico di informazione che è stato promesso entro Settembre.