La procedura adottata per i sondaggi è in evidente illegalità

 

Lettera di Mario Cavargna* (Bussoleno) alla rubrica “Opinioni” di  Luna Nuova del 19/1/10 (stralcio)

 

In questi giorni sono arrivate a Susa ed ad alcuni altri comuni delle lettere di Ltf (la società che gestisce la tratta che comprende il tunnel di base) che sono un capolavoro di equivoci. Nelle sue lettere, Ltf si dichiara una società di diritto francese e dice di aver delegato ad un ufficio di Rfi (le ferrovie italiane) le pratiche di accesso ai terreni su cui essa intende compiere le indagini da fare con le note trivelle.

 

Ma la legge e l'articolo di legge a cui si richiama, e che viene riportato in fondo alla lettera, dice chiaramente che le attività consentite da questa procedura sono solo i rilievi planimetrici e superficiali, cioè sostanzialmente le misurazioni di di­stanze e quote, ad eccezione di tre attività - il recupero di beni archeologici, quello di bombe e quello di inquinanti - che sono invasive, ma hanno bisogno di procedure semplificate perché derivano da necessità di ordine superiore. Dal momento che vale la norma di legge, non quanto scrive l'interessato, è chiaro che, nei terreni citati, non possono esser fatte delle tri­vellazioni, che comportano invece una installazione che dura alcune settimane, il transito di mezzi pesanti ed operazioni di cantiere che creano dei danni e pertanto necessitano della redazione dello stato di consistenza, a prescindere da qualsiasi circostanza. Come Ltf ha fatto in passato, anche perché queste operazioni non hanno la dichiarazione di pubblica utilità.

 

Perché è stata adottata una procedura di evidente illegalità? Probabilmente per due motivi: il primo è per quello di non es­sere obbligati a dare un data di ingresso, il secondo quello di dividere le responsabili­tà che possono derivare dalle trivellazioni quando si dovesse constatare che, a segui­to di esse, si è verificato un inquinamento per la messa in comunicazione delle falde non potabili con quelle protette. Una cir­costanza che è particolarmente probabile nei piazzali ferroviari, dove per 150 anni si sono accumulati oli, residui di freni ed ogni sorta di altri pericolosi inquinanti, e che, in questo caso, necessitano di una bonifica preventiva.

Si dovrebbe concludere che, a dispetto della sbandierata trasparenza, si comincia proprio male, ed i comuni dovrebbero fare attenzione a non trovarsi responsa­bili per l'esecuzione delle opere che, allo stato delle norme citate, nessuno ha loro richiesto.

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* presidente di Pro Natura - Valsusa