CARI SINDACI ANTI-TAV, APRITE QUELLA PORTA

 

Editoriale del direttore Tiziano Picco da Luna nuova del 12/2/08 – prima pagina

 

Stasera i sindaci si ritroveranno per discutere dell'importante riunione di domani a Roma e, nelle intenzioni di alcuni, tentare di concordare una linea co­mune da tenere di fronte al governo e al cospetto di Pro­vincia, Regione e comune di Torino. A Villa Ferro sono invitati i sindaci della valle di Susa (alta e bassa), della val Sangone, della gronda nord e della cintura sud-ovest, cioè tutti i comuni potenzialmente interessati dal passaggio della nuova linea ferroviaria Torino-Lione. Vale a dire 50-60 persone che si confrontano su un tema che coinvolge un vasto territorio e circa 300mila persone.

 

Trovo assurdo e assolutamente al di fuori di ogni logica di trasparenza che una simile assemblea sia preclusa alla presenza dei giornalisti. La gente ha il diritto di sapere come si è svolta la discussione.

Posso capire che le porte rimangano chiuse al pubblico, perché altrimenti la sede di Bussoleno rischierebbe di di­ventare una sorta di Madison Square Garden, cioè una bolgia con al centro un ring dove qualche amministratore potrebbe perdere la calma. Ma il ca­rattere pubblico della discussione e le figure ancor più pubbliche dei sindaci richiedono il massimo della professionalità nella diffusione dei contenuti, non il passaparola bisbigliato che, terminata la riunione, corre di bocca in bocca e sovente stravolge le frasi o i concetti. La presenza dei giornalisti non è per la semplice stesura di atto notarile, ma per poter raccontare lo svolgimento della seduta riassumen­done i tratti più significativi, e sempre con "l'obbligo del rispetto della verità sostanziale dei fatti", come recita la legge che regola la nostra attività.

 

Dunque, questa sera, noi saremo nuovamente al nostro posto, davanti ai battenti di Villa Ferro, pronti a descrivere l'andamento della discus­sione e le posizioni più rilevanti che emergeranno. Vogliamo sperare che quella porta si apra, e non solo per permetterci di scattare un paio di fotografie. E ' ormai superato il tempo dell'unanimismo ad ogni costo, cioè il periodo durante il quale (soprat­tutto in valle) i sindaci si sentivano accerchiati e dovevano dimostrare di muoversi e pensare come un unico or­ganismo. Le divergenze e i distinguo ormai non si contano più, ma ciò non significa per forza un indebolimento, anzi, la discussione, anche accesa, porta con sé un arricchimento. E se l'assemblea dovesse concludersi con un documento, questo rappresen­terà il compromesso politico delle singole posizioni che senza la stampa rimarrebbero perlopiù oscure alla maggior parte dei cittadini. Infor­mazione e trasparenza fanno parte della democrazia: il nostro ruolo è fare informazione, quello dei sindaci è amministrare con trasparenza. Aprire quella porta non è un favore a noi giornalisti: è un atto dovuto ai cittadini, dimostrando di essere in grado di discutere e sostenere le pro­prie tesi apertamente, senza il timore delle critiche.

 

Un paio d'ore a guardare una porta chiusa, duro mestiere del cronista

 

di Andrea Spessa da Luna Nuova del 15/2/08 – pag 4

 

Assemblea dei sindaci: martedì sera l'appello alla trasparenza lanciato dal nostro giornale si è spiaccicato contro la (brutta) porta rivestita in legno della sala riunioni di Villa Ferro come un moscerino sul parabrezza di un Tir. E' la storia di una serata in cui si aspetta tanto, tantissimo. Perché da dentro è arrivata una promessa. E, si sa, se le cose te le dice un sindaco, ti puoi fidare. Ma andiamo con ordine: convocazione alle 20,45. I sindaci arrivano alla spicciolata, con calma. Porta aperta. Dentro saluti, battute e chiacchiere, giornalisti sul pianerottolo in attesa. Passa Mauro Russo (Chianocco): «Stasera vi fanno entrare?». «Bah? Speriamo». E entra Beppe Joannas (Bussoleno), idem. Segue a ruota, sulla stessa lunghezza d'onda, Rino Marceca (Avigliana). Arriva Susanna Preacco (S.Antonino). «Per me state fuori. Cos 'è, un giornale scrive una cosa e i sindaci devono ubbidire?». Dettaglio: l'"una cosa" non è una cosa a caso, un capriccio, un dettaglio buttato lì. Non si è chiesto ai sindaci di partecipare alle loro feste in famiglia, ma di aprire le porte alla trasparenza. Di offrire ai cittadini (elettori), grazie alla presenza in sala dei giornalisti, la possibilità di conoscere tutte le posizioni, le sfumature, sul sempre bollente argomento Tav.

 

21,15: Ferrentino apre te serata ponendo sul piatto la questione: giornalisti dentro o fuori? Gli interventi si susseguono a porta aperta: Preacco ribadisce la posizione, altri invece propongono di far entrare la stampa. Poi la porta si chiude. Si affaccia Ferrentino alle 21,28. «Facciamo un giro di consultazioni tra noi (sull 'Osservatorio, non sul dentro-fuori; ndr), poi tra mezz'ora entrate». Poco male, il tempo di un caffè in una Bussoleno fantasma. Alle 21,58 si torna a osservare da vicino la cara porta di legno: un siparietto che assomiglia molto da vicino al "Deserto dei Tartari" di Buzzati. Dieci e un quarto. Dieci emmezza, undici meno un quarto. Undici, undici e un quarto. Oh, è incredibile come vola il tempo, quando guardi una porta chiusa...

 

Che poi basterebbe estrarre il taccuino e prendere appunti, perché da fuori si sente tutto, ma proprio tutto: bisogna solo fare il gioco di abbinare le facce alle voci, e pure questo è facile. Ma non va bene, non è serio, quindi si opta per esilaranti passatempi del tipo grattarsi le ginocchia o fare strage di alieni sul telefonino.

 

Quando un sindaco varca la fatidica soglia per fare la pipì sono emo­zioni da cardiopalma. Non è proprio come assistere ai bombardamenti su Kabul dalla terrazza dell'hotel, ma per stasera è il massimo che offre la ditta. E poi c'è la promessa: «Vi facciamo entrare». Quindi, mentre dentro si discute del futuro prossimo della valle, gli intrepidi inviati in "zona di noia" scendono nel dettaglio delle loro osservazioni: forma della maniglia, venature del legno, accostamento dei pannelli. E guarda che ti guarda, in un secondo ti piomba addosso lo scoop: Carlo Gottero (assessore in Comunità montana) esce prima, e con gesto estremamente magnanimo allunga una copia del documento in discussione. Uau! Brividi, pelled'oca, attimi che resteranno impressi  nella memoria.

 

Alle 11 emmezza tutti fuori: apre il corteo Loredana "dissidente" Bellone (San Didero), seguita per le scale da tutti gli altri. Emanuela Sarti (Condove), pacca sulla spalla: «Mi spiace, io vi avrei fatti en­trare». Seguono altri quattro «fosse stato per me, potevate entrare» e un «se era per me...» ma lì è una questione di verbi. E non c'entra. A ogni manifestazione di solidarietà segue una pacca, e sul finale la spalla destra tende ad essere un po' più bassa della sinistra, e pure un po' indolenzita. Nilo Durbiano (Venaus) si lancia in un pirotecnico «se­condo me è giusto così. Per me voi giornalisti siete come il movimento, come la gente. E se lasciamo entrare voi, poi facciamo un torto a loro». Tesi originale e interessante. Ma bisognerebbe almeno chiedere alla gente cosa ne pensa. E arriva l'inevitabile, fatidica domanda: « Ma non dovevate chiamarci dentro? L'avete detto voi...». Sospiro sorridente di Durbiano: «Eeeeehhh...». Altri sospiri sorridenti. L'«Eeeeehhh...» diventa un coretto. Qualcuno ha mangiato aglio.

 

Tutti via, le luci di Villa Ferro si spengono su una promessa di sin­daco non mantenuta, e la trasparenza se ne va a nanna con le ossa rotte. «'A mala nuttata e 'afigghiafemmena», dicono a Napoli per indicare una perdita di tempo. Ma ci saranno altre assemblee dei sindaci, e gli intrepidi inviati in "zona di noia" non vedono l'ora di tornare in loco, a carpire quei piccoli segreti che la porta di legno è restìa a rivelare: eventuali difetti di verniciatura, piccole crepe, e cose simili.

Il sale del dibattito democratico, insomma.