Domenica 10 Gennaio 2010

 

La democrazia in Val di Susa rispunta da sotto la neve

 

Anche ieri c’era la neve, come quell’otto Dicembre di quattro anni fa. Anche ieri è nato un nuovo presidio in un prato, come allora. Da allora molte cose sono cambiate ma al tempo stesso... niente è cambiato: nessun cantiere è stato aperto, il progetto TAV Torino-Lione è ancora uno schizzo sulla carta nonostante 4 anni di logorio praticato dai governi succedutisi nel frattempo e tutti indistintamente impegnati a spostare equilibri, a incrinare il fronte degli amministratori e a dividerli dal movimento notav.

 

Una valle riappacificata? Convinta? Rassegnata? Non si direbbe proprio. Certo che TG e grandi quotidiani si guardano bene dal mostrare la realtà: le 32000 firme presentate all’Unione Europea nel 2007, le migliaia di acquirenti di “un posto in prima fila” nel 2008, le decine di migliaia di persone alla manifestazione di Susa un anno fa, le migliaia scese nuovamente in strada con le fiaccole lo scorso 31 Ottobre, e ora il migliaio che sotto un misto di pioggia e neve ha portato un nuovo presidio nel punto esatto in cui nei prossimi giorni dovrebbe essere effettuato uno dei sondaggi che dovrebbero dimostrare all’Europa che la strada è in discesa e il TAV “si può fare” con il consenso della popolazione. Una semplice baracca di lamiera su cui spiccano due cartelli bianchi e blu, tipo segnaletica stradale: uno indica la direzione “NO TAV”, l’altro la direzione “NO SONDAGGI”. Entrambi puntati nella stessa direzione: quella che chiede la valle.

 

Una baracca in lamiera per bloccare i sondaggi e tanta gente disposta a bivaccare e arrivare al primo allarme. Straccioni e ingrati, questi valsusini, con tutto quello che governo, regione, provincia sarebbero disposti a fare per garantire alla valle un futuro radioso di sviluppo e benessere. In questi anni ce l’hanno messa proprio tutta: osservatorio tecnico, tavolo politico, promesse, lusinghe, minacce, nuove regole “democratiche”: sì perché i nostri politici, che hanno bisogno di partire con i sondaggi per avere i finanziamenti europei con i quali finanziare le loro campagne elettorali in un rapporto di sperimentata collaborazione con imprese e cooperative di ogni colore, ne inventano ogni giorno una.

 

L’ultima è quella di “esportare la democrazia” nella valle. Storia vecchia e tragica quella dell’esportazione della democrazia: ma a differenza di Bush 1&2 in Irak per scovare le armi di distruzione di massa e di Clinton (e D’Alema) per liberare la Yugoslavia dal dittatore, stavolta non servono le bombe e basta il gioco delle tre carte. Visto che la nuova Comunità Montana non da sufficienti garanzie a causa della sciagurata alleanza tra liste civiche a ispirazione notav e dissidenti PD, ecco il giochetto inventato all’indomani della prima (e ultima?) riunione 2010 dell’osservatorio tecnico cosiddetto “Virano”: del nuovo Osservatorio che nascerà faranno parte solo i comuni che “dichiarino esplicitamente la volontà di partecipare alla migliore realizzazione dell’opera”. Testuale, roba da non crederci (trovate il comunicato stampa del governo su www.notavtorino.org). Come dire: gioca solo chi è d’accordo che vinciamo noi, gli altri restino a casa. In altre parole: chi è così poco democratico da non voler garantire ai cittadini che lo hanno eletto uno sviluppo che decidiamo noi, prego, si faccia da parte e impari come si governa democraticamente. Sembra paradossale ma è tragicamente vero.

 

In risposta la valle ingrata ha messo un nuovo presidio sul punto esatto in cui dovrebbe partire uno dei sondaggi geognostici di copertura formale di obiettivi inconfessabili. Il condizionale è d’obbligo: perché una valle che resiste da oltre 15 anni non sarà disposta a farsi bucare tanto facilmente, anche se si tratta di buchetti da ridere e non di un traforo sotto le montagne. Una valle che ha mostrato come le sue ragioni andassero al di là dei rischi per l’ambiente e per la salute, una valle che ha denunciato la truffa di enormi risorse finanziarie sottratte alla collettività, gli intrecci tra politica e mafia, il furto  della democrazia e del diritto dei cittadini a decidere del proprio futuro, una valle così non cambia idea né con le lusinghe né con le minacce. Una valle che non si è chiusa ed arroccata sui suoi problemi ma ha riscoperto il senso di “essere comunità”, una comunità determinata a difendere i beni comuni, una valle così non rinuncia facilmente.

Dopo il pomeriggio sotto la pioggia il polivalente di Bussoleno non è riuscito a contenere in serata tutti coloro che erano accorsi per l’assemblea che ha chiuso la giornata. Vogliono esportare ed imporre la “loro” democrazia? Dovranno fare i conti con una democrazia a chilometro zero. Sarà dura.

 

Ezio Bertok

(Comitato NOTAV Torino)