Pestando nel mortaio delle grandi opere

 

di Anna Pacilli su Carta del 6/11/09 -  http://www.carta.org/campagne/ambiente/18777

 

Oggi, di nuovo, grandi titoli sui soldi stanziati dal Cipe per le infrastrutture strategiche e altre minori. Gli stessi di qualche mese fa, solo pubblici. Intanto, si dilapidano risorse preziose per il Ponte sullo stretto, che deve essere ancora progettato.

 

La (non) notizia di questa mattina è che il Cipe, Comitato interministeriale per la programmazione economica, ha dato il via libera a 8,8 miliardi di euro per le opere infrastrutturali strategiche e per qualche altra opera “minore”, come gli interventi per il ripristino degli edifici pubblici de L’Aquila (200 milioni). Fra le opere “grandi” ci sono sempre la Pedemontana lombarda (4,16 miliardi), le metropolitane M4 e M5 di Milano (910 e 781 milioni), il primo lotto del cosiddetto Terzo valico dei Giovi, cioè l’alta velocità ferroviaria fra Genova e Milano (500 milioni), nonché la progettazione del Ponte sullo Stretto di Messina (1,3 miliardi). Tutte opere e risorse già annunciate e “spacciate” più volte, come ben dimostra la vicenda del Ponte. Per la progettazione dell’opera, oggi il Cipe ha stanziato gli stessi fondi già deliberati nella seduta del 6 marzo scorso, e che saranno forse annunciati di nuovo a breve, visto che, è stato già detto, è necessaria un’altra riunione del Comitato entro il 1 dicembre. In quell’occasione si dovrebbero sbloccare i fondi Fas, che per “motivi tecnici” non sono stati liberati nella seduta di oggi, con grande contrarietà delle amministrazioni del sud, alle quali sarebbero prioritariamente destinati.


L’accelerazione, se così si può dire, del Cipe sulle opere prioritarie fa il paio con l’annuncio fatto meno di un mese fa dal presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, che prometteva l’apertura dei cantieri del Ponte il prossimo 23 dicembre. Ma, come dicono le stesse carte del Cipe, il finanziamento è per la progettazione, perché l’assurdo è che questa opera faraonica e insensata non ha né il progetto esecutivo né tanto meno il progetto definitivo. E il governo non ha le risorse per realizzarlo: il suo costo, infatti, è almeno cinque volte superiore ai fondi deliberati, superando i 6 miliardi di euro (senza contare i consueti adeguamenti dei costi in corso d’opera). «Non vorremmo che, pur di aprire un qualche cantiere, si spacciasse la realizzazione della bretellina ferroviaria di Cannitello (1-2 chilometri di linea) in Calabria, opera connessa al ponte, come l’inizio dei lavori. Sarebbe una beffa che, in qualche modo, tende a nascondere il danno già fatto a Calabria e Sicilia dirottando 1,3 miliardi di euro di fondi Fas destinati al sud a un’opera irrealizzabile per vincoli tecnici, economico-finanziari e ambientali, invece che destinarli al risanamento del territorio», era stato il commento del Wwf all’annuncio del premier riguardante il Ponte.


Con i fondi stanziati oggi, commentano dal governo, la cifra destinata alle infrastrutture arriva a 23 miliardi dall’inizio della legislatura. Ma di quali soldi parlano, se è vero che neppure il miliardo e trecento milioni per il Ponte è immediatamente disponibile, ma sarà centellinato di anno in anno dal Cipe, come stabilito dal decreto anti crisi? E dove sono i privati interessati a entrare nel business delle grandi opere? Sono di nuovo le carte ufficiali del Cipe (cioè dei ministri del governo) a parlare chiaro. La delibera approvata nella seduta del 6 marzo scorso riporta i conti fatti: il valore complessivo delle opere infrastrutturali sottoposte al Cipe, che ammontava a circa 91 miliardi di euro nella ricognizione del novembre 2006, è salito a 116,8 miliardi di euro. La copertura finanziaria c’è per circa il 57 per cento, cioè 66,9 miliardi di euro, di cui 41,1 a carico di risorse pubbliche e 25,8 a carico di privati. Di investitori privati non c’è nemmeno l’ombra, mentre i pochi soldi promessi sono solo pubblici. La riflessione che apre la realizzazione delle grandi opere non è, ovviamente, solo di natura economica: ben altro è stato detto e dimostrato sulla loro inutilità e dannosità, a scapito di interventi più economici, utili e avanzati. Ma tant’è, bisogna contare sul fatto che le casse pubbliche sono al verde, nonostante le favole di Berlusconi e dei suoi ministri.