Lettere alla rubrica “Opinioni” di Luna Nuova – edizione dell’8/4/08

 

Bresso & c. potevano parlare. “Il nostro era un civile e legittimo dissenso”

 

1) - da Giorgio Perino, di Bussoleno, valle di Susa.

 

Come Riccardo Cuor di Leone, Ga­ribaldi, Giovanna d'Arco. Altro che "re magi"! Con uno spirito d'altri tempi, Chiamparino, Saitta e Bresso hanno preso la testa dell'esercito del Pd (e non solo, data la quantità di forze dell'ordine presenti in loro attesa) e giovedì scorso hanno deciso di marciare sulla valle, con il coraggio di guardare in viso anche gli oppositori.

Peccato però che l'intenzione sia rima­sta incompiuta; chi sa se per una debolezza d'udito che gli impietosi fischi valsusini avrebbero potuto irreparabilmente aggra­vare, o già per calcolo preventivo. Attra­versato il comitato di accoglienza e supe­rato il mal d'orecchie, se avessero voluto, i nostri avrebbero infatti tranquillamente potuto pregiare Almese del loro convegno, senza alcun incidente: ma conveniva molto di più, per la loro causa, indossare i panni delle vittime e dare il via al j'accuse.

 

Sergio Cuor di Leone era partito per la missione con uno spirito che egli stesso aveva definito "gandhiano"; ne è uscito con parole e gesti che però, più che Gandhi, ricordano Machiavelli, e dopo aver parlato di "fascismo No Tav" ha creato l'occasione per riproporre il referendum. Dubitiamo che Gandhi lo avrebbe fatto. Più probabil­mente, avrebbe però avuto già da tempo il coraggio reale di un confronto.

 

La pulzella di Sanremo (questo è il suo luogo natìo) è amareggiata, avrebbe molte cose da dire. E si propone di dirle comunque, non solo ai duecento pidisti che sarebbero convenuti ad Almese: scriverà una lettera a tutte le famiglie valsusine. La spesa sarà presumibilmente di parecchie migliaia di euro. Suoi? Noi temiamo siano pubblici, così come quelli che sono stati stanziati per mobilitare il mezzo esercito che avrebbe dovuto proteggere l'incolu­mità del Trio ad Almese, e l’impressione è che siano stati acutamente investiti in una sceneggiata degna del miglior Merola.

 

L'Italia non ha più una compagnia aerea, il settore pubblico è sempre più impresen­tabile e assumerà sempre meno, si dice che da ogni parte che bisogna tagliare le spese inutili. Ma tutto ciò non scalfisce minimamente i Tre, né tutto il resto della combriccola che rappresentano: il Tav, anche se lo stato fallisse, loro lo vogliono, a qualunque costo. Indipendentemente dai dati ottenuti da quella colossale e costosa presa in giro denominata "Osservatorio": dati che nei fatti non interessano minimamente a chi (senza alcuna competenza tecnica) ha già deciso da sempre che "l'operasi fa". Anche il lettore più ingenuo ormai dovrebbe sapere che l'Osservatorio è servito solo a ottenere i fondi europei, e che questa è stataselo la più macroscopica fra tutte le prese in giro, le provocazioni e gli insulti che da anni, con la connivenza di giornali e televisioni, costoro continuano a indirizzare a chi non si stanca di opporsi a quest'opera assurda (la memoria può essere breve, ma gli archivi dei loro cari giornali parlano).

 

Ahi serva Italia, direbbe il Sommo Poe­ta: se son questi i tuoi nocchieri, e questi i tuoi partiti, quanto dura continuerà a essere la tempesta!

GIORGIO PERINO, Bussoleno

 

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2) - da Marco Rinaldi, del Comitato No Tav di Orbassano, val Sangone

 

Egregio direttore, dopo la manifestazione di Almese della settimana scorsa e la versione mediatica dei fatti che è circolata (monopolizzata in buona misura dalla let­tura data da Bresso-Saitta-Chiamparino) sento la necessità di esprimere ciò che penso e le chiedo di volermi cortesemente concedere uno spazio su Luna Nuova. Immagino siano in molti ad averlo fatto, accomunati dallo stesso sentire.

 

1) E' stato affermato che il movimento No Tav ha impedito l'accesso degli am­ministratori ai luogo del convegno. Ero presente. Posso quindi testimoniare che i cittadini liberamente convenuti davanti all'auditorium per dimostrare il proprio dissenso nei confronti di chi aveva da poco affermato che "la linea del Pd è chiarissi­ma: fare la Tav" (Bresso su La Stampa, 1 aprile 2008) erano accomunati da uno spirito pacifico ed erano riusciti a trasfor­mare il comprensibile risentimento per la tracotanza di certi politici in fine ironia.

La valutazione della situazione è stata squisitamente interna alle forze dell'or­dine. Per un comprensibile eccesso di prudenza è stato con ogni probabilità consigliato agli amministratori di evitare di raggiungere l'auditorium e questi hanno autonomamente deciso di lasciar perdere. Eccessi di questo tipo sono stati registrati anche in passato allorché, nell'agosto del 2006, una coppia di valsusini si trovava in vacanza a Castiglione della Pescaia. Essendosi recati sulla spiaggia avevano esposto la bandiera No Tav. Il caso volle che a poca distanza si trovasse in soggior­no balneare anche il presidente Prodi. Il servizio d'ordine gli comunicò che sulla spiaggia era in corso una "manifestazione No Tav" ed occorreva quindi la massima prudenza (sic!).

 

2) E' stato affermato che il movimento No Tav ha impedito loro di parlare. E' curioso come sia facile al risentimento chi è abituato a vedere la sua parola sui giornali e nei ligi senza contraddittorio, in particolare sull'argomento Tav. I media nazionali riportano infatti sistematicamen­te l'opinione di chi sostiene che "la Tav è strategica", "fondamentale", ecc., ma omettono altrettanto sistematicamente di riportare le argomentazioni di contrarietà all'opera di carattere generale enfatizzan­done solo l'aspetto"localistico". Se Bresso & C. tengono veramente alla libertà di espressione devono farsene concretamente garanti anche per coloro che la pensano diversamente.

 

3) E' stato utilizzato il termine "fasci­sta" per etichettare la cittadinanza che esprimeva in modo civile un legittimo dissenso. E' un termine sempre un po' inflazionato in periodo pre-elettorale e ha sempre un forte sentore di propaganda. Ancora Bresso in un'intervista rilasciata aTropeano e pubblicata su La Stampa del 1 aprile, affermava: "Ed è per questo che dopo tutte le rassicurazioni del caso non si potrà più permettere che nel partito ci siano posizioni locali diverse da quelle nazionali" riferendosi a quelle ammi­nistrazioni comunali "elette in base ad accordi di maggioranza del vecchio tipo" che insistono a voler anteporre il mandato ricevuto dai cittadini elettori del proprio territorio alle direttive del partito.

Non so se affermazioni di questo tipo possano essere definite "fasciste" ma, senza alcun dubbio, non rappresentano lo spirito più autentico della democrazia né quello costituzionale. Gli enti locali, nel rispetto della volontà dei propri elettori, garantiscono all'impianto istituzionale quella molteplicità di istanze e quella ricchezza di punti di vista che sono la vera forza di una nazione. In questo modo rap­presentano il legame più forte e prezioso fra la politica e i cittadini: quel legame di cui molti lamentano il cedimento ma pochi si fanno effettivamente difensori. Appiat­tire tutto sulla linea centrale del partito renderebbe molto più facile la vita degli amministratori dei livelli superiori, ma ci porterebbe sulla strada del totalitarismo... se non dello "zarismo".

 

4) E' stato affermato: "Qui siamo in presenza di gruppi di persone che solo in minima parte sono della valle e che non avendo argomenti per opporsi impe­discono a chi non la pensa come loro di parlare" (Chiamparino su Luna Nuova, 4 aprile 2008). E' un vero peccato che gli amministratori che intendevano esporre il proprio pensiero al "convegno" di Almese abbiano snobbato un altro convegno che si tenne presso il Centro Incontri della Regione Piemonte il 1° dicembre 2007 e che avrebbe dato loro modo di "venire a conoscenza" dei solidi argomenti a soste­gno della contrarietà all’opera. Argomenti che fa evidentemente più comodo far finta che non esistano.

Al convegno, organizzato dalla Co­munità montana bassa valle di Susa, erano stati invitati, con largo preavviso, gli amministratori di ogni livello che de­siderassero confrontarsi apertamente tra loro e con i contrari all'opera. Solo Bresso intervenne nella parte iniziale dell'evento, salvo lasciare il convegno subito dopo aver terminato la propria relazione senza alcun rispetto o interesse per quanti avrebbero parlato dopo di lei, magari rispondendole. Semplice buona educazione. Mancante!

MARCO RINALDI Comitato No Tav Orbassano